L’Italia nel mondo Arabo e il mondo Arabo in Italia
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- Pallottole e Petrolio: un libro per aiutare il Nagorno Karabakh
ANN - Letizia Leonardi - Il 27 settembre 2020 l’Azerbaijan, con il supporto della Turchia e l’impiego di mercenari jihadisti provenienti dalla Siria, ha attaccato la piccola repubblica armena de facto dell’Artsakh (Nagorno Karabakh). Dopo la fine della recente sanguinosa guerra, tanti sono gli interrogativi sul futuro degli armeni della Repubblica d'Artsakh e le conseguenze di questa situazione precaria nel Caucaso. "Pallottole e Petrolio", il libro appena pubblicato di Emanuele Aliprandi, racconta i quarantaquattro giorni di violenti combattimenti, gli Intrecci geopolitici, l’ombra inquietante della Turchia di Erdogan, le questioni energetiche che toccano da vicino anche l’Italia, exit strategy mancate e future vie d’uscita alla ricerca di una pace ancora lontana. Gli utili derivanti dalla vendita di questo interessantissimo libro, che si acquista direttamente su Amazon al prezzo di 15 euro, saranno devoluti per attività a sostegno della causa degli armeni dell'Artsakh. Per saperne di più abbiamo intervistato l'autore di "Petrolio e Pallottole", Emanuele Aliprandi. - Dopo la fine della guerra in Artsakh come è la situazione sul territorio e come sono i rapporti tra azeri e armeni che sono tornati nelle zone ora sotto il controllo dell'Azerbaijan? L’attacco azero del 27 settembre alla repubblica armena de facto del Nagorno Karabakh (Artsakh) ha azzerato decenni di trattative negoziali condotte con difficoltà dal Gruppo di Minsk dell’Osce e ha riproposto l’opzione bellica come la carta vincente nei conflitti territoriali. Rispetto al tavolo negoziale, in particolare i cosiddetti “Princìpi di Madrid”, la parte armena non solo ha perso tutti i distretti al di fuori dell’ex oblast sovietica (Regione Autonoma del Nagorno Karabakh, NKAO) ma anche significative porzioni di territorio all’interno della stessa. Su circa 11.000 km2 anteguerra, il territorio attualmente controllato dagli armeni non dovrebbe superare i 3.000 km2; le truppe russe di pace sono un esile baluardo difensivo tra le parti. Nei territori ora sotto controllo azero non ci sono più armeni perché costretti alla fuga. La popolazione della repubblica, prima dell’attacco dell’Azerbaijan, era di circa 150.000 abitanti, oggi nel territorio armeno dovrebbero esserne rimasti al massimo circa 120.000. - Si sta facendo qualcosa per proteggere il patrimonio artistico e archeologico armeno presente nelle zone conquistate dagli azeri? Questo è uno dei tasti dolenti del dopoguerra. Gli azeri nei territori ora sotto loro controllo stanno eliminando ogni traccia di armenità. Alcune chiese sono state distrutte, lo stesso Aliyev ha dato esplicito ordine di rimuovere tutte le iscrizioni armene dagli edifici civili e religiosi. Ci sono centinaia di siti (dal semplice katchkhar al monastero) in quelle regioni ma la loro sorte sembra segnata. L’Unesco ha proposto sin dalla fine della guerra di inviare una commissione di esperti per censire tale patrimonio architettonico ma fino ad oggi l’Azerbaijan non ha dato l'autorizzazione. - Cosa si sta facendo per prevenire ulteriori scontri nell'immediato futuro? Al momento la tenuta della tregua è affidata al contingente russo. Ciò non ha impedito che si verificassero violenti scontri a dicembre in una vallata della regione di Hadrut che, completamente isolata, era rimasta sotto controllo armeno ma che gli azeri hanno occupato in violazione dell’accordo. Altri scontri si sono avuti nello stesso periodo in un paio di villaggi nella regione di Shushi. I russi in virtù dell’accordo del 9 novembre dovrebbero rimanere per cinque anni prorogabili di altri cinque, salvo disdetta di una delle parti (che sarà presumibilmente quella azera). La situazione al momento rimane molto tesa. - L'azione diplomatica con quali Paesi sta andando avanti e quali sarebbero le alleanze nel prossimo futuro per tenere testa alle pretese dell'Azerbaijan sul territorio del Nagorno Karabakh? Dietro l’attacco azero c’è indubbiamente la Turchia che è intervenuta pesantemente nel Caucaso non solo con il supporto logistico (aerei, droni Bayraktar, ingaggio dei mercenari jihadisti) ma con la precisa volontà di risolvere rapidamente la questione armena. Erdogan si era espresso duramente nello scorso giugno con frasi particolarmente forti nei confronti degli armeni, seguito a ruota da Aliyev. La teoria panturanica di un’unica nazione turca dalla Cina al Mediterraneo è ritornata di moda ad Ankara e Baku: come nel 1915, gli armeni costituiscono (con l’Armenia e l’Artsakh) un ostacolo a tale progetto. La partita nel Caucaso meridionale è molto più complicata di quel che sembri e non è certo limitata a una mera contesa territoriale. Più attori politici insistono su quel fronte, le alleanze non sono nette e non va dimenticata la questione energetica. Su questa, e sulle ricadute per l’Italia, ho dedicato un capitolo del mio libro. - Il ruolo della Russia quale sarà? Partner storico dell’Armenia ma con buoni rapporti anche con l’Azerbaijan, la Russia ha lasciato che il conflitto procedesse fino al punto voluto per poi imporre uno stop alle ostilità (in questo facilitata anche dall’abbattimento da parte degli azeri di un suo elicottero sui cieli dell’Armenia). Non è questa la sede per dilungarci sui rapporti politici tra Mosca e l’attuale amministrazione a Yerevan ma è innegabile che la minor sensibilità armena negli ultimi due anni verso l’alleato strategico alla fine è costata un duro prezzo. Detto questo la Russia non può certo abbandonare l’Armenia e la sua azione, in questi ultimi mesi, dimostra che i legami sono ancora molto forti. Per il momento le forze russe svolgono ruolo di interposizione ma aiutano anche la popolazione dell’Artsakh in questa fase di ricostruzione (edilizia, sminamento, assistenza sanitaria…). - Quali sono le necessità della popolazione e ci sono organizzazioni che si stanno occupando di creare dei sistemi per inviare con facilità aiuti umanitari? Una buona parte della popolazione che era fuggita negli ultimi giorni del conflitto è rientrata nei territori ancora sotto controllo armeno. Coloro che risiedevano nelle zone ora occupate dagli azeri stanno cercando sistemazioni alternative, alcuni sono rimasti sfollati in Armenia o in altri Paesi. La vita apparentemente è ritornata alla normalità ma le ferite della guerra sono ancora evidenti e si faranno sentire nei prossimi anni soprattutto da un punto di vista economico. L’Artsakh stava puntando al turismo, era quasi autosufficiente dal punto di vista energetico grazie alle risorse idroelettriche e dal punto di vista agricolo. Ora sarà necessario ricostruire lo Stato con gli azeri a una manciata di chilometri da Stepanakert e dagli altri insediamenti. Alcune organizzazioni (anche della Diaspora armena) stanno già operando per aiutare la popolazione anche con raccolte fondi su progetti mirati di rinascita. Credo che il primo obiettivo da raggiungere nell’arco di un paio di anni sia quello di dare una nuova casa a chi l’ha persa. - Cosa si può fare per sensibilizzare la Comunità Internazionale ad aiutare l'Artsakh per ottenere il riconoscimento dell'indipendenza? Ho dedicato l’ultima parte del mio lavoro allo studio di possibili soluzioni pacifiche al conflitto. Ritengo che sia elemento imprescindibile il riconoscimento della statualità armena dell’Artsakh non essendo realistico che la popolazione possa essere assoggettata al regime azero. L’armenofobia che abbiamo visto anche in questi ultimi mesi (cito tra gli altri il macabro “parco della vittoria” allestito a Baku) dimostrano che una convivenza è al momento impossibile. Altre soluzioni possono essere adottate per mettere in sicurezza questo piccolo territorio e farlo crescere in pace con il vicino. L’Unione europea dovrebbe spingere in tal senso perché non ha nulla da guadagnare dalla totale sconfitta armena e dalla rinascita di un nuovo impero “ottomano”. Riconoscere l’Artsakh, anche solo nel piccolo territorio rimasto libero, potrebbe impedire nuovi attacchi militari da parte di Turchia e Azerbaigian.
- A Mascate il manoscritto più antico del navigatore Ahmad bin Majid Al-Saadi
ANN – Letizia Leonardi - Nel Museo Nazionale della capitale dell'Oman, nella parte riservata al navigatore Ahmad bin Majid Al-Saadi, si può ammirare, in via eccezionale e per un tempo determinato, un suo manoscritto originale: "Benefici nella conoscenza della scienza del mare e delle regole", preso in prestito dalla Biblioteca Nazionale Al-Assad della Repubblica Araba Siriana. Trasferito a Mascate a marzo di quest'anno, vi resterà per due anni grazie alla collaborazione tra il Museo Nazionale e la Direzione Generale delle Antichità e dei Musei nella Repubblica Araba Siriana. La preziosità di questo manoscritto di uno dei più grandi navigatori del XV secolo del mondo arabo, sta nel fatto che, in tutto il mondo, ci sono solo quattro copie di questo documento di Ahmad bin Majid al-Saadi. Uno di questi si trova in Russia nell'Istituto dei manoscritti orientali di San Pietroburgo, due manoscritti sono conservati nella Biblioteca nazionale di Parigi e un altro è attualmente esposto nel Museo Nazionale e conservato nella Biblioteca Al-Assad di Damasco. Si tratta di un documento scritto con inchiostro nero, con i titoli in rosso. Il tipo di scrittura araba usata è quella naskh. Nato a Julfar, negli attuali Emirati Arabi, nel 1421, Ahmad bin Majid al-Saadi era figlio di un capitano della marina. Studioso dell'arte della navigazione, esperto astronomo, ha lasciato preziose descrizioni degli strumenti marittimi di navigazione, tra questi la bussola magnetica, e ha descritto con precisione il fenomeno dei monsoni e il profilo delle coste africane e asiatiche da lui percorse più volte. L'importante manoscritto è stato oggetto di un grande lavoro di restauro prima di questo trasferimento nel museo della capitale dell'Oman. Alcune pagine erano danneggiate, avevano l'inchiostro in parte scolorito e la rilegatura era imperfetta, soprattutto per il fatto che la copertina è più recente rispetto all'epoca del testo. Le pagine sono state pulite. Le macchie del tempo sono state eliminate con delle tecniche speciali eseguite da personale altamente specializzato Anche la copertina è stata sottoposta a un particolare restauro per preservare e valorizzare la decorazione originale dell'Oman e conservare il suo aspetto originale. L'importanza storica di questo manoscritto è data in particolare da due ragioni. La prima è che si tratta del più antico manoscritto di Ahmed bin Majid Al-Saadi, risalente al XVI secolo d.C., conservato nella Biblioteca nazionale di Al-Assad di Damasco e copiato in diverse epoche, a riprova dell'importanza del contenuto. In secondo luogo si considera l'importanza dell'autore Shihab al-Din Ahmed bin Majid al-Saadi, uno scienziato della navigazione, il più importante navigatore del mondo arabo dell'Oman e autore della più nota letteratura scientifica marina, che ha dato anche lustro all'Oman in tutto il mondo. Nei suoi libri infatti, Shihab al-Din Ahmed bin Majid al-Saadi ha menzionato anche alcune città dell'Oman presenti sulle sue rotte di navigazione marittima e ha misurato le distanze tra il Mar Arabico e il Mare dell'India.
- A Yerevan meraviglie dal passato nella Casa Museo di Lusik Aguletsi
ANN – Letizia Leonardi - Le antiche tradizioni del popolo armeno sono tutte concentrate nella Casa Museo di Lusik Aguletsi, a circa 15 minuti di taxi dal centro di Yerevan, con annesso un art-cafè. In una tipica casa in stile armeno con il cortile interno, abitazione della nota pittrice, etnologa e collezionista d’arte Lusik Aguletsi, è stato realizzato un interessantissimo museo. La Aguletsi è stata l’unica donna armena che, fino alla fine della sua vita (avvenuta all’età di 72 anni), ha vestito sempre abiti tradizionali. Indossava il tradizionale “taraz” con tanto di ornamenti etnici rigorosamente provenienti dalla Terra di Nairi. Monili in argento originali e unici nel suo genere. Sì accede nella Casa Museo di Lusik Aguletsi e inizia un viaggio nelle meraviglie dell’antico oriente con la gentile accoglienza dei patroni di casa: gli eredi della nota etnologa che vi accompagneranno in questa spettacolare visita. Antichi pezzi d’arte nelle stanze dove Lusik ha passato tutti i giorni della sua straordinaria esistenza. Oggetti personali, abiti, gioielli, cinture, borse, cappelli e moltissime altre cose. Armi, costumi, decorazioni, tappeti e antichi vasi. E poi ci sono anche preziosi libri, uno proveniente dall’Isola di San Lazzaro, a Venezia. Un patrimonio, tra queste mura, che racconta la storia di un antico popolo. Ma Lusik Aguletsi era anche una nota pittrice e quindi non poteva mancare la parte riservata ai suoi dipinti, agli scatti fotografici dedicati a lei e alla sua famiglia, agli oggetti da lei stessa realizzati, che venivano esposti nelle feste popolari. Bambole realizzate a mano che raccontano antiche tradizioni. Lusik è stata un’artista a tutto tondo. Ha scritto anche un libro, corredato di numerose e raffinate illustrazioni, intitolato "Vestiges of the Past". Le sue collezioni tramandano egregiamente il folclore armeno. Una preziosa eredità che i suoi eredi hanno messo a disposizione dei cittadini del mondo che, durante il loro viaggio in Armenia, possono concedersi qualche ora di full immersion nelle meraviglie del passato. E dopo aver ammirato tante opere di straordinaria bellezza e originalità ci si può sedere nel cortile esterno che è stato trasformato in un art-cafè e che si aggiunge alle sale interne dove si può gustare un tipico caffè armeno, con i suoi fondi che molti sanno leggere per conoscere il futuro, o per deliziarsi con cibi e dolci tipici. Nel negozio di souvenir infine, si possono acquistare gioielli in argento realizzati nelle stesse forme di quelli antichi e molte altre cose che rappresenteranno ricordi tangibili di quella che può definirsi una indimenticabile esperienza.
- الخازن منح وساما بابويا: الربط بين زيارة البابا لبنان وتأليف حكومة ليس دقيقا
وطنية - الفاتيكان - منح البابا فرنسيس سفير لبنان لدى الكرسي الرسولي فريد الياس الخازن وسام "مؤسسة بيوس الرابع". وأوضح الخازن في حديث إلى "الوكالة الوطنية للإعلام" أن "هذا الوسام (Ordine di Papa Pio IX) الذي أنشئ بداية في زمن البابا بيوس الرابع في 1560 وأعاد احياءه البابا بيوس التاسع في 1847، مصدر فخر واعتزاز". وقال: "انا ممتن لقداسة البابا فرنسيس على هذه الالتفاتة الكريمة. انه لشرف عظيم أن أنال هذا التكريم الذي يرتب علي مسؤولية أدبية تلازم مهامي. وهي بمثابة المحفز لانطلاقة جديدة لمتابعة عملي بصدق وجدية وتفان، خدمة للعلاقات التاريخية وروابط الصداقة والتعاون المثمر بين لبنان والكرسي الرسولي، خصوصا في الظروف الصعبة التي يمر بها لبنان والمعاناة التي دخلت بيوت الناس وأصابتهم في الصميم. تجدر الإشارة الى أن هذا الوسام يمنح لسفراء لدى الكرسي الرسولي وسواهم، بينما الوسام الأعلى رتبة من الفئة (ordre) نفسها يمنح لرؤساء الدول". وبالنسبة إلى زيارة الرئيس المكلف سعد الحريري روما، قال: "تعاطى الكرسي الرسولي مع زيارة الرئيس سعد الحريري الأخيرة بحسب الأصول البروتوكولية المتبعة، كرئيس حكومة مكلف. ولم يتم الإعلان عن الزيارة في وسائل إعلام الفاتيكان. كما أن الإعداد للزيارة تم بالتنسيق مع السفارة البابوية في لبنان، بناء على موعد كان طلبه الرئيس الحريري، ولم يصدر بيان رسمي بعد اختتامها. هذا لا يقلل من أهمية الزيارة، بل يعكس التزام التقاليد المعتمدة في الفاتيكان. لقاء الرئيس الحريري مع قداسة البابا تناول المسائل المبدئية المطروحة وحرص البابا الدائم للمساعدة على انتشال لبنان من أزماته. ومواقف الحبر الأعظم بهذا الخصوص معروفة، وسبق الإعلان عنها في مناسبات عدة. أما اجتماع العمل بين الرئيس الحريري والوفد المرافق من جهة، والكردينال بارولين، أمين سر الدولة، والمونسنيور كالاغر، (وزير الخارجية)، من جهة أخرى، فتناول مسائل مرتبطة بالعلاقات الثنائية بين لبنان والكرسي الرسولي في أبعادها الداخلية والخارجية". أضاف الخازن: "لكن، بعيدا عن مضامين المواقف المرتبطة بتجاذبات الواقع السياسي في لبنان، يدعو الفاتيكان، كما هو معروف، الى تأليف حكومة وإقرار الإصلاحات، ويدعم أي مبادرة في هذا الاتجاه كمدخل للتصدي للأزمات المتفاقمة. فلا يدخل في الاصطفافات الداخلية ولا في اعتبارات المسؤولين اللبنانيين لأي جهة انتموا. والمسؤولون في الفاتيكان ملمون بما يجري في لبنان والمحيط الإقليمي، وهم يتابعون التحولات في السياسات الدولية والاقليمية وحاضرون عبر دبلوماسية فاعلة، بعيدا عن الأضواء. ومن هنا يأتي حرص الفاتيكان وقلقه على لبنان، دولة وشعبا". وتابع: "في المقابل، جاء حديث الرئيس الحريري الى الوفد الإعلامي اللبناني المرافق ليشكل إحراجا في أوساط الكرسي الرسولي، نظرا الى المواقف الحادة التي أطلقت من منبر فاتيكاني، وهي لا تعنيهم. وجاء اعلان كتاب الحبر الأعظم الموجه الى رئيس الجمهورية العماد ميشال عون، بعد أيام قليلة من زيارة الرئيس الحريري، ليضع الأمور في نصابها، ولا سيما أن ما ورد من كلام عن ربط زيارة البابا الى لبنان بتأليف حكومة لم يكن دقيقا. ولقد أكد ذلك المتحدث الرسمي في الفاتيكان Matteo Bruni في تصريح لوكالة Vatican News الرسمية". وهل لزيارة عدد من وزراء الخارجية العرب الفاتيكان بينهم وزير الخارجية العراقي فؤاد حسن ووزير الخارجية الفلسطيني رياض المالكي، علاقة بالتحولات الدولية؟ أجاب: "المنطقة تشهد حركة اتصالات مكثفة بدفع من سياسة الرئيس الأميركي بايدن وفي أكثر من اتجاه، بدءا بالملف النووي الإيراني، مرورا بالمحادثات بين السعودية وإيران في العراق والانفتاح التركي على مصر ودول أخرى، وصولا الى إعادة وصل ما انقطع بين سوريا والدول العربية. السياسة الأميركية الجديدة، وهي أكثر مرونة واتزانا وحذرا من سياسة ترامب، وصلت تداعياتها الى النزاع العربي-الإسرائيلي. فالمقاربة الأميركية مختلفة اليوم، وهي لا تتبنى سياسة ترامب تجاه الأراضي الفلسطينية المحتلة ولا سياسة التطرف التي اعتمدها نتنياهو، وإن ظلت واشنطن على دعمها المعهود لإسرائيل. الملف النووي يأتي في الصدارة، إلا أن إنجاز الممكن في هذا الملف يتطلب تبريدا للمحاور المأزومة بين دول المنطقة. لذلك، فإن الحركة الديبلوماسية التي قامت بها العراق وفلسطين في الآونة الأخيرة، عبر وزيري خارجية كلا البلدين، تأتي في سياق التحولات التي تشهدها المنطقة. لقد التقى الوزيران عددا من كبار المسؤولين في الفاتيكان وإيطاليا. هذا مع العلم ان الفاتيكان يدعم أي مسعى توافقي لتخفيف الاحتقان في المنطقة والحد من النزاعات والعنف الذي يدفع أثمانه الناس. اما في ما يخص السلاح النووي فالفاتيكان من أول الداعين إلى وضع حد للسلاح النووي في زمن الحرب الباردة. وهو موقف مبدئي لا يتأثر بالحدث الآني، وكان أطلقه البابا بيوس الحادي عشر في خمسينات القرن الماضي". ==============إ.غ.
- Colloqui bilaterali tra Arabia e Turchia
Paola Sireci – Una visita prevedibile quella del ministro degli esteri turco Mevlut Cavusoglu che, lo scorso lunedì, è atterrato in Arabia Saudita per tenere colloqui finalizzati a superare la spaccatura sull’omicidio del giornalista turco Jamal Khashoggi, che ha portato a recriminazioni e boicottaggio saudita di armamenti turchi. Il primo obiettivo del viaggio a Riyadh era sciogliere i dissidi derivanti dall’omicidio di Khashoggi nel 2018 a Istanbul, critico e dissidente del principe saudita Mohammed Bin Salman, da parte di una squadra di sicari sauditi, azione inizialmente negata dagli stessi ma che, grazie a un’indagine svolta dall’intelligence statunitense con rapporto dello scorso febbraio, ha confermato il mandato per l’uccisione da parte del sovrano de facto Bin Salman. Dal 2018 a oggi, infatti, le tensioni turco-saudite si sono acuite a tal punto da sospendere gli accordi commerciali istituiti come la vendita di droni turchi all’Arabia, ambìti da molti Paesi in quanto utilizzati nei conflitti in Siria, Libia e Nagorno-Karabakh, e il boicottaggio commerciale non ufficiale che vede un taglio del 98% sul valore delle importazioni turche, in aggiunta alla chiusura, risalente al mese scorso, di otto scuole turche in territorio saudita. Le due potenze regionali sono in disaccordo anche sul sostegno turco al Qatar, in disputa con i suoi vicini de Golfo, e ai Fratelli Musulmani, il gruppo politico di natura islamista e considerato un’organizzazione terroristica dall’Arabia Saudita e da altri Paesi mediorientali. I colloqui tenuti da Cavusoglu si suppone, però, possano essere messi in ombra dai recenti scontri tra Israele e palestinesi a Gerusalemme. A tal proposito il Ministro afferma che “In Arabia Saudita per discutere di relazioni bilaterali e importanti questioni regionali, in particolare gli attacchi alla moschea di Al Aqsa e l'oppressione contro il popolo palestinese”. Tra un colloquio e l’altro, nel bel mezzo di uno scontro al sapore di intifada, rimangono accesi i contrasti tra due potenze tanto influenti quanto dipendenti l’una dall’altra.
- EID EL FITR 2021
di Roberta Adesso La Corte Suprema dell’Arabia Saudita ha confermato che il primo giorno di celebrazione dell’Eid Al Fitr sarà giovedì 13 maggio. Ciò vale soprattutto per i Paesi del Golfo mentre in altre aree geografiche avanza o slitta di qualche ora. La Commissione per la visione della Luna Nuova ha infatti escluso che potesse essere martedì 11 poiché la falce di luna nuova non sarebbe stata visibile …quindi domani mercoledì 12 sarà il trentesimo ed ultimo giorno di Ramadan e giovedì il primo giorno della festa dell’Eid el Fitr ossia della festa di fine digiuno che inizia con una preghiera speciale. Le celebrazioni anche quest’anno si svolgeranno con in atto misure restrittive ma i mega centri commerciali, le strade e le vie delle città sono state tutte addobbate con decorazioni e luminarie: inizia così, tutti insieme in occasione della prima preghiera del mattino una festa gioiosa che riunisce famiglie ed amici nello scambio di regali. Un Augurio dalla redazione di un Eid el Fitr di pace e serenità.
- Palestina – Il diritto fondamentale del popolo palestinese
Talal khrais (Gerusalemme) - Sono stato tutta la notte in contatto con la collega Nahla che ci ha trasmesso tristi immagini di violenti scontri in Terra Santa. Immagini di una potente macchina militare di occupazione israeliana contro la popolazione palestinese che difende la Sacra Moschea di Aqsa contro le irruzioni dei coloni, sostenuti e protetti dai reparti della sicurezza israeliana. Da tempo Nahla ha potuto constatare la gravissima situazione esistente dal punto di vista della violazione dei diritti fondamentali della popolazione palestinese. Violazioni che si succedono a ritmo costante, con le demolizioni di abitazioni che si accompagnano all’imposizione, alla forzata evacuazione di interi nuclei familiari in determinate località, di condizioni di vita disumane con l’obiettivo di determinarne la partenza. Lo scopo di tale strategia appare chiarissimo: il governo israeliano sta procedendo alla progressiva espulsione dei palestinesi dalle loro abituali residenze per fare spazio ai coloni, in evidente violazione dell’art. 49 comma 6 della IV Convenzione di Ginevra sulla tutela delle persone civili in tempo di guerra, secondo il quale “la potenza occupante non potrà procedere alla deportazione o al trasferimento di una parte della sua propria popolazione civile nel territorio da essa occupato”. Esiste un vero e proprio tentativo di trasferimento forzato della popolazione civile palestinese. La Corte Internazionale di giustizia, circa 15 anni fa chiarì che Israele, in quanto potenza occupante, fosse tenuto non solo al rispetto del diritto internazionale umanitario e in particolare della IV Convenzione di Ginevra citata, ma anche a garantire il rispetto dei diritti umani fondamentali, sia di natura civile e politica, che di natura economica, sociale e culturale della popolazione palestinese. La collega Nahla da anni ci avverte che i coloni sono spesso protagonisti di aggressioni e soprusi. Questi ultimi non risparmiano neppure i bambini in tenera età, che intimidiscono e minacciano di violenza per impedire loro di attraversare determinati luoghi, da percorrere per recarsi a scuola. Lo stato di tensione che perdura nel Medio Oriente conferma che tra le condizioni essenziali per una pace durevole in quell'area c'è il riconoscimento dei diritti legittimi del popolo palestinese. Questa affermazione è ripetuta in tutte le prese di posizioni delle Nazioni Unite in argomento. Anche la Comunità Economica Europea ha fatto proprio questo principio. Nella dichiarazione di Venezia del giugno 1980, è detto esplicitamente che il "popolo Palestinese, che ha coscienza di esistere in quanto tale, deve essere messo in grado, mediante un processo adeguato definito nel quadro della soluzione globale di pace, di esercitare appieno il suo diritto alla autodeterminazione". Non vi è dubbio che il diritto di un popolo alla autodeterminazione si configura come diritto a costituire una autorità nazionale, pienamente sovrana, espressiva di uno Stato indipendente.
- Arabia Saudita - Pellegrinaggio alla Mecca con misure anti-Covid
Redazione Assadakah - Il ministero dello Hajj e della Umra dell'Arabia Saudita ha annunciato l'intenzione di consentire quest'anno lo svolgimento del pellegrinaggio (hajj) alla Mecca, in conformità con i requisiti sanitari e i protocolli di prevenzione del coronavirus. Lo ha riferito l'agenzia di stampa saudita Spa. "Le autorità sanitarie del Regno stanno adottando tutte le misure precauzionali necessarie per mantenere un ambiente sicuro", ha aggiunto il ministero. Tuttavia, il ministero non ha ancora annunciato alcuna indicazione ufficiale sullo svolgimento del pellegrinaggio annuale che dovrebbe svolgersi dal 17 al 22 luglio. Lo scorso anno il numero dei pellegrini era stato limitato a circa mille per proteggere la salute pubblica, nel pieno della pandemia di coronavirus.
- Egitto – Sicurezza idrica ed economia dei combustibili
Assadakah Cairo - L'Egitto non accetterà che venga messa in discussione la propria sicurezza idrica. Lo ha detto il presidente egiziano, Abdel Fatah al Sisi, durante l'incontro con l'omologo della Repubblica democratica del Congo, Felix Tshisekedi. Lo riferisce il portavoce della presidenza egiziana, Bassam Radi, su Facebook. Tshisekedi, presidente di turno dell'Unione africana ha avviato una visita regionale che comprende anche tappe in Sudan ed Etiopia con l'obiettivo di riavviare i colloqui trilaterali sulla grande diga della rinascita etiope (Gerd). "L'Egitto non accetterà che venga toccata la propria sicurezza idrica. Pertanto, deve essere raggiunto un accordo legalmente vincolante per preservare i diritti sull'acqua dell'Egitto e risparmiare alla regione ulteriori tensioni e instabilità", ha detto Al Sisi. La visita arriva mentre l'Etiopia è determinata ad andare avanti con il secondo riempimento della Gerd sul Nilo Azzurro, nonostante gli avvertimenti da par te dell'Egitto e del Sudan, ovvero i Paesi a valle, di non farlo prima di aver raggiunto un accordo globale. L'Egitto afferma che il secondo riempimento ridurrebbe il normale flusso d'acqua a 2 miliardi di metri cubi dai 22 miliardi di metri cubi attuali per tutto luglio e agosto. Il presidente Al Sisi ha confermato la fiducia dell'Egitto verso gli sforzi di Tshisekedi e la sua capacità di affrontare la questione legata alla Gerd. Al Sisi ha anche affermato il sostegno del suo Paese a tutti questi sforzi nel quadro del percorso negoziale sotto gli auspici della Repubblica Democratica del Congo, presidente in carica dell'Unione Africana, e la partecipazione di attori internazionali con l'obiettivo di raggiungere un accordo legalmente vincolante sul riempimento e il funzionamento della Gerd. Tshisekedi, da parte sua, ha confermato la volontà di intensificare il coordinamento con l'Egitto su questa "questione delicata" per aiutare tutte le parti a realizzare gli ambiti progressi nei colloqui trilaterali. Tshisekedi ha elogiato gli sforzi dell'Egitto per raggiungere un accordo equo ed equilibrato che tenga conto degli interessi dei tre Paesi. Nel frattempo, il ministro Petrolio, Tarek el Molla, ha confermato un calo del 35% nelle importazioni di combustibili nell'anno fiscale 2019/2020, durante la cerimonia per il lancio di una piattaforma digitale sulle prospettive di investimento nel settore del petrolio e del gas. Il governo egiziano mira a essere autosufficiente nel settore dei prodotti combustibili entro il 2023, attraverso una serie di progetti in corso per espandere, sviluppare e migliorare le raffinerie a livello nazionale. Il settore del gas naturale egiziano è cresciuto del 25 per cento nell'anno fiscale 2019-2020, rispetto al -11% nel 2014-2015. Lo ha annunciato il ministro del Petrolio egiziano, Tarek el Molla, durante il lancio di una piattaforma digitale denominata "Egypt a Regional Hub for Energy; Reforms and Prospects in Oil and Gas Sector". La piattaforma e' stata lanciata dal ministero della Cooperazione internazionale, alla presenza di El Molla e di numerose compagnie petrolifere e del gas mondiali. "Il settore del gas naturale ha fatto una storia di successo, passando da una crescita negativa fino all'11 per cento nel 2015 a una crescita positiva fino al 25 per cento nel 2020, grazie al raggiungimento dell'autosufficienza del gas naturale e al surplus destinato all'esportazione, in particolare dagli impianti Gnl di Damietta e Idku", ha sottolineato El Molla. Nell'anno fiscale 2019/2020, il settore petrolifero e del gas hanno contribuito a generare il 24 per cento del Pil, ha sottolineato El Molla. Inoltre, ha proseguito il ministro, l'Egitto ha ricevuto investimenti per un valore fino a 74 miliardi di dollari nel periodo dal 2014/2015 al 2019/2020 nel settore del petrolio e del gas. Intervenendo alla cerimonia di lancio della piattaforma, la ministra della Cooperazione internazionale, Rania al Mashat, ha affermato che la piattaforma coordinativa congiunta mira a evidenziare i settori economici che hanno visto riforme drastiche negli ultimi anni e ad aprire alla partecipazione del settore privato. "Attraverso la piattaforma, il ministero della Cooperazione internazionale promuoverà riforme e mega progetti che vengono portati avanti in collaborazione con le istituzioni statali competenti", ha concluso Al Mashat.
- Turismo - Di Maio: "Lavoriamo per accogliere in Italia più gente possibile"
Roma - "Stiamo lavorando per fare in modo che più turisti possibile possano arrivare in Italia e che gli italiani possano viaggiare come turisti dove vorranno andare". Lo ha dichiarato ieri sera da Londra, dove si trova per il G7, il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. "L'Italia è pronta ad accogliere tutti i turisti ed è pronta ad accogliere tutti coloro che vogliono vedere le nostre bellezze", ha aggiunto Di Maio, sottolineando che "stiamo lavorando a delle misure che ci consentiranno di far ripartire il settore turistico" e ciò "ovviamente è un segnale di ripartenza". "Siamo tutti d'accordo che il coprifuoco debba essere superato e stiamo lavorando per superarlo il prima possibile", ha dichiarato. "Un accordo commerciale è ovvio che debba essere coordinato dalla Commissione e dalle istituzioni centrali europee quindi lavoriamo in sinergia (con Bruxelles, ndr) perché quell'accordo è un accordo tra Unione Europea e Cina", ha dichiarato. Al G7 "la Cina è stata un tema centrale con particolare attenzione al tema dei diritti umani come un'attenzione a tenere un canale di dialogo aperto su temi come il clima, la sostenibilità ambientale, che necessariamente vedono la Cina come attore fondamentale", ha aggiunto Di Maio. Ai Paesi del G7 "abbiamo chiesto collaborazione e sostegno sulla stabilità della Libia in generale ma in particolare sul creare nuove opportunità di investimento economico che aiutino il popolo libico ma anche le imprese italiane", ha dichiarato. "Le imprese italiane nei prossimi mesi ricominceranno a costruire l'autostrada che va dal confine tunisino a quello egiziano. Cominceranno a costruire l'aeroporto internazionale di Tripoli e abbiamo avviato anche un percorso per la ricostruzione dell'aeroporto di Bengasi", ha spiegato il titolare della Farnesina. "Nelle conclusioni del G7 c'è il tema dell'immigrazione. Andiamo incontro all'estate, il tema della sicurezza è fondamentale e l'Italia incassa una collaborazione sul tema libico dei flussi migratori che ci permetterà di gestire un fenomeno epocale con i nostri principali alleati", ha dichiarato. "Ci sono tante sfide da vincere e serve un impulso globale. Penso alla Libia, dossier importante per la sicurezza dell'Italia e di tutta l'Europa", ha poi scritto in un post su Facebook. "C'è anche il tema degli stravolgimenti climatici. Ne ho discusso durante il bilaterale con il collega Dominic Raab ed ho confermato l'impegno del nostro Paese in questo percorso verso una transizione ecologica che oltre a migliorare la qualità della vita delle persone, ci permetterà di andare verso una forma di economia meno inquinante e nuovi posti di lavoro", ha aggiunto Di Maio. "Abbiamo affrontato anche il tema dei diritti umani. La democrazia e il rispetto della persona sono valori che non si possono barattare con nulla. E la comunità internazionale deve essere unita e compatta su questo fronte", ha detto.
- Gerusalemme - Un fatto che conta...e che nessuno racconta
Redazione Assadakah – Da diverse settimane, e praticamente senza pause, il fanatismo dei coloni israeliani impera a Gerusalemme Est, con la protezione delle forze di occupazione, nel quasi totale silenzio dei media occidentali, che fanno finta di occuparsi di altro, focalizzando l'attenzione sulla pandemia che, pur essendo certo importante, non è il solo fenomeno che caratterizza questi giorni. Intanto i palestinesi della Città Santa continuano ad essere aggrediti, selvaggiamente picchiati, arrestati e trattenuti senza accuse. Nella rete della Israel Defence Forze cadono anche esponenti del pacifismo israeliano, come Ofir Cassif, deputato di Hadash. Qualche giorno fa, nel quartiere palestinese di Sheik Jarrah, si è tenuta una manifestazione di protesta, che ha visto insieme palestinesi e pacifisti israeliani protestare contro la forzata evacuazione di numerose famiglie, costrette ad abbandonare le proprie case, facendo carta straccia dei documenti di proprietà concessi dalle autorità giordane, custodi del luogo. La polizia israeliana ha attaccato i manifestanti, i feriti sono state centinaia. Stesso discorso per le cariche della polizia israeliana contro i cittadini riuniti per la preghiera del venerdi presso la Sacra Moschea di Al-Aqsa, dov'è stata organizzata anche una protesta contro la sentenza della Corte d'Appello che ha autorizzato le forze di occupazione a cacciare i palestinesi dalle proprie case. Risultato, più di 200 feriti, quasi cento dei quali portati in ospedale. Poche speranze sono quindi riposte nel ricorso alla Corte Suprema. I media occidentali hanno vergognosamente glissato su questi fatti, pur denunciati dall'Unione Europea, dalla Commissione ONU per i Diritti Umani, dal governo della Giordania e da diverse organizzazioni umanitarie. Perché tutto questo? Forse si temono ripercussioni o rappresaglie che avrebbero il sapore dell'antisemitismo? Strano, perché fra i palestinesi che manifestavano, si trovavano anche molti israeliani, stanchi delle prepotenze del proprio governo. Il motivo, sostanzialmente, sta nella deprecabile “Ragion di Stato”, che determina l'applicazione di due pesi e due misure...ma solo quando fa comodo. La domanda rimane la stessa: cui prodest?
- التطريز الإيطالي الفخم على الملابس من صنع شركة روبرت نيكولي
تعتبر مؤسسة روبرت نيكولي Robert Nicccoli من المؤسسات الرائدة في إيطاليا حيث تعمل لشركات عالمية مثل Bulgari وGucci وDior إضافة إلى Alexander Mc Queen أنها مؤسسة أنشأت عام 1950 وتكتسب خبرة يوم بعد يوم. لدى مؤسسة نيقولي روبرت مدرستها الخاصة للتطريز اليدوي، وهي تشارك من وقت لآخر في المعارض وتجارب دائمة مع المواد والأساليب والتقنيات الخاصة بالتطريزات الشعبية والحديثة على الملابس والحقائب وغير ذلك. إلى جانب غرزة الساتان الكلاسيكية، هناك تطريز بالشرائط الحريرية، وتطريز وتجارب مع الخرز الزجاجي والترتر، والتطريز على اللباد. في مقابلة مع موقع الصداقة يقول صحاب الشركة والمبدع بالتطرير روبيرت نيقولي في مقابلة معه مع موقع الصداقة:|"ما يزال الطرز الايطالي تقليدا شعبيا يستعمل أيضا في الابتكارات الجديدة من خلال الإبداعات المستلهمة من التراث والمندرجة في إعادة التجديد والموضة. ان الطرز كحرفة وخبرة طويلة منحتنا حرية التصميم والإبداع المزواج بين الأصالة والمعاصرة وهو ما يتجلى في تصميماتنا الأنيقة التي نعرضها وتحمل لمسات الطرز الإبداعية بشكل جذاب للغاية. فالألبسة التي نصممها كلها عصرية وتحمل إشكالا متناغمة على طوق الرقبة، أو على جوانب الفساتين والتنورات او حتى على القبعات الكلاسيكية لتضفي مزيدا من الأناقة."