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  • Armenia – Infiltrazioni di forze militari azere

    Armenpress-Assadakah Yerevan - L'Armenia denuncia l'infiltrazione nel proprio territorio di militari delle Forze armate dell'Azerbaigian nella zona di confine della regione di Syunik (nell'area del lago Sev, delle montagne Mets Ishkhanasar e Tsghuk). Lo denuncia l'ambasciata armena a Roma, secondo cui ieri,( il 13 maggio) in violazione del diritto internazionale, le truppe azere sono avanzate per circa 3-4 chilometri in territorio armeno, concentrandole nella zona del Lago Sev sulle colline adiacenti. Sono stati, inoltre, identificati altri gruppi che si sono posizionati nelle aree circostanti. Secondo alcune informazioni, nell'area del lago Sev, si troverebbero circa 150 militari azeri e altri 250 nell'area del villaggio Ishkhanasar. Queste operazioni si stanno svolgendo nel contesto delle esercitazioni militari che si terranno in Azerbaigian dal 16 al 20 maggio che, secondo le informazioni ufficiali, coinvolgeranno circa 15.000 militari. L'annuncio sulle esercitazioni militari è stato diffuso solo il 12 maggio, circostanza costituisce un'ennesima violazione delle pertinenti disposizioni del Documento di Vienna, si legge in una nota dell'ambasciata. L'Armenia auspica, da parte dei Paesi partner e amici, una reazione immediata, nonché un intervento attivo, compreso un'influenza diretta sull'Azerbaijan, affinché cessi le palesi azioni provocatorie e le incursioni nel territorio della Repubblica d'Armenia, afferma la rappresentanza di Erevan. La Repubblica d'Armenia, in conformità con la Carta delle Nazioni Unite, si riserva il diritto di proteggere la propria sovranità e l'integrità territoriale con tutti i mezzi disponibili. Qualora le truppe di Baku non si ritirassero dal territorio della Repubblica d'Armenia entro un breve e ragionevole lasso di tempo, la parte azera si assumerà la piena responsabilità per la successiva escalation, si legge nella nota dell'ambasciata.

  • San Marino, Campi Flegrei e Matera: “turismo vaccinale” e archeologia

    Talal Khrais - San Marino è pronto a partire con quello che il governo definisce "turismo vaccinale": 50 euro per la doppia dose, a partire dal 17 maggio con prenotazione alberghiera 7 giorni prima del soggiorno sul Titano che dovrà essere di almeno tre notti per due volte in 21 giorni. Turismo vaccinale aperto a tutti, tranne che agli italiani perché con Roma ancora non vi è un accordo specifico. Le vaccinazioni saranno fatte con il russo Sputnik, non riconosciuto dall'Ema. Nel frattempo, il Parco archeologico dei Campi Flegrei rilancia la sua strategia partecipativa per la valorizzazione del territorio flegreo. Un nuovo avviso pubblico apre uno scenario, innovativo nel panorama italiano, per la progettazione condivisa dell'offerta educativa che il Parco vuole indirizzare verso due target specifici di pubblico: le scuole e le famiglie. Il progetto prevede la costruzione di un ampio programma di iniziative educative e didattiche, sviluppate mediante molteplici forme e linguaggi, orientate a promuovere la conoscenza, la consapevolezza e la condivisione del patrimonio flegreo. A Matera, nel corso di lavori di riqualificazione dei Sassi, gli antichi rioni di case in tufo, è stato rinvenuto un edificio sacro sotterraneo. Nell'area di Porta Pistola, in quello che rappresenta il punto d'incontro tra gli antichi rioni Barisano e Caveoso, sono affiorati dei ritrovamenti di grande valore storico e culturale. Si tratta di un edificio sacro sotterrato che presenta un affresco, risalente presumibilmente al sedicesimo secolo, e un muro di recinzione, più arretrato rispetto al muraglione a strapiombo sulla Gravina. Le scoperte sono state mostrate questa mattina al sindaco Domenico Bennardi e al soprintendente Archeologia Belle Arti e Paesaggio della Basilicata, Francesco Canestrini, che hanno effettuato un sopralluogo congiunto. Le tracce emerse sin dalle prime fasi di pavimentazione dell'area di Porta Pistola hanno portato a svolgere indagini di archeologia preventiva che hanno permesso di rinvenire antiche fosse circolari destinate alla conservazione di derrate alimentari e acqua; lo svuotamento dal terreno di colmatura ha permesso la raccolta di interessanti frammenti ceramici. Quanto all'edificio sacro centrale, dallo scavo fino ad ora eseguito, profondo circa un metro, esso appare sotterrato per tutta la sua altezza. ''In queste prime fasi di scavo - dichiara il soprintendente Canestrini - è difficile descriverne con certezza le caratteristiche ma il dipinto murario emerso palesa la presenza di un edificio sacro di non sicura attribuzione. Il dipinto rappresenta una crocifissione molto ben conservata, dai colori brillanti e una mano molto raffinata, databile, per quanto attualmente visibile, alla seconda metà del 1500''. Secondo il sindaco Bennardi, questo ritrovamento ''permette una nuova discussione sui dati relativi alla storia stratificata della nostra città'' ed è frutto di ''un episodio felice di archeologia preventiva che racconta quanto la ricerca storica sia materia dinamica, mai ferma, da esplorare con cura. La sfida che, nuovamente abbiamo davanti, è quella di coniugare la tutela e la conservazione con la possibilità di valorizzazione e fruizione''.

  • Il Presidente dell' Accademia Leonina Cristian Raponi, esprime vicinanza alla Palestina.

    Un appello al Parlamento ed al Governo italiano affinché la Repubblica Italiana riconosca formalmente lo Stato di Palestina per la pace con Israele, questo il messaggio dell'Accademia e del suo Consiglio Accademico. Con il riconoscimento dello Stato di Palestina, come già fatto da 138 su 193 Stati membri delle Nazioni Unite, oltre al Vaticano, entro i confini antecedenti la guerra del 1967 e con Gerusalemme capitale condivisa, si porrà fine all’occupazione, all’isolamento, alle demolizioni ed all’annessione dei territori palestinesi. Riconoscendo lo Stato di Palestina e non più la sua annessione unilaterale allo Stato d’Israele, si compie quell’atto che completa il quadro politico indispensabile per la costruzione della pace giusta, ponendo fine al conflitto territoriale e delegando alle istituzioni dei due stati la responsabilità di garantire la pace, la convivenza e la sicurezza, con il concreto sostegno e con la cooperazione della comunità internazionale. Solo così, con lo stesso status, con il reciproco rispetto, autonomia ed indipendenza, i due Stati potranno sedersi al tavolo del negoziato per il bene reciproco, aprendo la strada della riconciliazione e della convivenza. Messaggio che per noi si traduce nell’impegno di dialogo e di confronto con le nostre istanze istituzionali affinché l’Italia ritorni ad essere protagonista della pace giusta, della convivenza, della cooperazione e della sicurezza nella regione del Mediterraneo e del Medio Oriente. Chiristian Raponi, Presidente Accademia Leonina.

  • L'Azerbaijan continua le provocazioni avanzando in territorio armeno

    ANN - Letizia Leonardi - Prosegue l'avanzata dell'Azerbaijan in territorio armeno nella totale indifferenza del mondo e dei media. A quanto pare ormai il modus operandi del governo di Baku è quello di approfittare dei momenti critici in cui l'attenzione è puntata altrove per portare avanti aggressioni e provocazioni contro la popolazione armena. Il 27 settembre gli azeri hanno iniziato gli attacchi in Nagorno Karabakh mentre i Paesi europei erano alle prese con la pandemia e l'America, oltre che con l'emergenza sanitaria, era impegnata con le elezioni presidenziali. Adesso che Palestina e Israele stanno combattendo quella che può essere definita una guerra senza fine, ecco che gli azeri stanno continuando a portare avanti la loro strategia per appropriarsi di ulteriori territori. In queste ore le forze militari azere sono penetrate anche nel villaggio di Kut, nella regione di Gegharkunik, vicino Vardenis in Armenia. I pastori che si trovavano nella zona con il proprio bestiame sono stati fatti allontanare e a chi chiedeva conto di ciò che stava accadendo veniva detto che quelle sono zone che appartenevano all'Azerbaijan. Questo dopo che, nei giorni scorsi, si sono registrate altre incursioni azere in territorio armeno, anche in questa stessa regione in particolare, che avevano già allertato la popolazione armena. Si aspetta ancora la reazione di Mosca che ha una cooperazione militare con la Repubblica d'Armenia. Un accordo nato in base all'appartenenza dei due Stati all'Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva (CSTO) e al sistema congiunto di difesa aerea della Comunità degli Stati Indipendenti, creato dopo lo scioglimento dell’URSS. In base a tale accordo la Russia ha una base militare a Gyumri e nell’aeroporto militare di Erebuni nella capitale Yerevan. Il trattato sull’affitto della base è stato prorogato fino al 2044. In occasione del rinnovo Mosca si è anche impegnata a fornire all’Armenia più armi e materiale militare. Proseguono intanto, senza alcun risultato, i tentativi dei mediatori internazionali, delle forze di pace russe e dei funzionari del CSTO per far recedere i soldati dell’Azerbaijan. Sarebbe necessario che anche la Comunità internazionale intervenga in modo autorevole per contrastare questa politica aggressiva ed espansionistica dell'Azerbaijan che continua ad avere l'appoggio della Turchia che, sempre più lacerata da una crisi economica interna, tenta di ottenere consensi attraverso questi atti contro la popolazione armena. Tra l'altro è tanto più necessario che si punti l'attenzione sulla questione del Caucaso dal momento che il governo di Baku ha preannunciato l’occupazione di Stepanakert, capitale del Nagorno Karabakh che è sotto il controllo armeno. E se si considera che il regime di Aliyev tiene ancora prigionieri circa 200 soldati e civili armeni catturati dopo l’entrata in vigore della tregua, che ha creato il “parco della vittoria” a Baku che non tiene in alcun conto della dignità umana, che sta cancellando tracce armene di grande valore storico nei territori conquistati del Nagorno Karabakh e che continua a violare gli accordi occupando territori e minacciandone altri, sarebbe il caso che l'Europa e la Comunità internazionale tutta, Italia compresa (da sempre legata all'Armenia), tralascino l'aspetto degli interessi economici e si accorgano di questa realtà e di questo popolo che ha bisogno d'aiuto immediato.

  • Beirut – WY4Children per annullare le distanze

    La musica può fare molto per colmare il vuoto educativo e sociale che ha coinvolto ragazzi e adulti, senza distinzioni, a causa del coronavirus. Per questo la Fondazione World Youth Orchestra - con la sua ensemble che coinvolge ogni anno circa 100 giovani musicisti di talento, provenienti da tutto il mondo, per diffondere un messaggio di pace - ha deciso di tornare in Libano con il progetto WYO4CHILDREN. L’iniziativa è stata realizzata grazie al sostegno della Fondazione Cultura e Arte, ente strumentale della Fondazione Terzo Pilastro - Internazionale, presieduta dal Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele. A beneficiarne, a partire da marzo 2021, sono sei giovani studenti di violino dai sette ai quattordici anni con alle spalle storie difficili, che di recente sono stati costretti a interrompere la formazione musicale per le difficoltà economiche e le restrizioni legate al coronavirus. Abbiamo chiesto al Maestro Damiano Giuranna, fondatore e direttore musicale della WYO, di parlarci del progetto, delle precedenti esperienze in Libano e dei programmi futuri. Perché avete scelto di tornare in Libano in un anno così difficile? "Il Libano è un paese che amiamo molto. Proprio perché adesso vive un periodo così difficile, abbiamo pensato di tornare per portare il nostro piccolo contributo con il progetto WYO4CHILDREN, sostenuto dalla Fondazione Cultura e Arte". Per la World Youth Orchestra non è la prima volta nel Paese. Cosa vi hanno lasciato le esperienze precedenti? "Siamo stati due anni fa in Libano, ma avevamo avuto già alcuni giovani musicisti libanesi all'interno dell'Orchestra. Uno di loro, Mario Rahi, è stato uno dei miei migliori concertmaster. Il nostro rapporto con il Libano è stato sempre intenso. Si tratta di un Paese che rappresenta un punto importante di interscambio culturale nel Mediterraneo". Avete intenzione di continuare ad essere presenti anche in futuro in Medio Oriente con nuove iniziative e concerti dal vivo? "Il Medio Oriente è il cuore del mondo e noi vogliamo avere cura del cuore del mondo. Per questo siamo molto interessati, visti i tanti contatti e i molti progetti già svolti, a continuare le nostre iniziative in collaborazione con i partner di tutti quei territori. La musica e l'educazione musicale possono dare linfa vitale a sentimenti e nuove idee ispirate alla fratellanza". In che modo la musica può contribuire a diffondere un messaggio di pace e fratellanza tra i popoli? "La musica, come scriveva Platone, parla la stessa lingua dell'anima e ha le stesse caratteristiche etiche dell'anima. Per questo, attraverso il linguaggio effimero della musica, che tanto tocca l'interiorità umana, credo si possa operare affinché i sentimenti diventino ideali. E, attraverso gli ideali, possono maturare in ogni uomo idee concrete sull'etica della pace e della fratellanza".

  • Palermo, moneta romana con effigie di Athena. Venezia, esposizione di 850 artisti

    Talal Khrais - La pandemia ci ha privato di molte belle cose, tra cui la serenità con cui guardiamo al domani, ma ci ha dato anche la possibilità di approfondire tante cose, arricchendo i nostri sogni, perché la ricerca archeologica e scientifica non si è fermata. Oggi che la situazione si è migliorata ci sono tante belle iniziative che ci fanno dimenticare i tristi momenti. "Il futuro è nostro: le opere saranno esibite in spazi espositivi di assoluto rilievo, uno tra tutti il Padiglione Venezia, dove saranno esposte le opere vincitrici". Così il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, si rivolge ai giovani artisti vincitori del concorso “Artefici del nostro tempo”, premiati la settimana scorsa con una cerimonia in videoconferenza dalla smart control room del Tronchetto. "Voglio ricordare anche l'esposizione che sarà allestita dalla Fondazione Bevilacqua la Masa, in piazza San Marco, e quella ospitata a Forte Marghera, oggi luogo d'incontro per molti giovani", prosegue Brugnaro, sottolineando che a questa edizione del concorso, organizzato dal Comune di Venezia, si sono iscritti ben 858 artisti, "un dato che testimonia l'interesse crescente per l'iniziativa, ma che dimostra anche quanti ragazzi abbiano voglia di mettersi in gioco con le proprie idee e con la propria sensibilità". Tra questi, anche artisti da altri Paesi come Francia, I nghilterra, Belgio, Armenia, Cina, Colombia e Messico. "Le vostre opere rappresentano la Cultura (con la “C” maiuscola), avete dato vita a una bella esperienza multiculturale che fa onore a voi e alla città", conclude il sindaco. I vincitori, selezionati da apposite giurie e premiati da il commissario al Padiglione Venezia della Biennale Maurizio Carlin, Elisabetta Barisoni responsabile della Galleria di Ca' Pesaro e Giovanna Zabotti, curatrice del Padiglione Venezia, sono in tutto nove, per otto diverse categorie di gara. Alessandro Ragazzo ha vinto la categoria artistica Videoclip con l'opera 'Domani'; Wang Jingyun, cinese residente a Mestre, si è aggiudicato il primo posto per la Poesia Visiva, con l'opera 'Faculà ; Anne Me'rienne, francese di Saint Malo, ha vinto la sezione Vetro con il bozzetto 'Uno alla volta', e la sua opera sarà ora realizzata dal maestro vetraio Eros Raffael, professore alla scuola del vetro Abate Zanetti; Lorenza Iacobini di Roma ha vinto il primo premio per la sezione Pittura con 'Cieli Sereni'; Greta Pettinari di Pontedera si e' aggiudicata quello per la Fotografia con l'opera 'Il catalogo delle identità; Francesca Melina di Biella ha vinto per la Street Art con 'L'identità degli indiscernibili - un autoritratto'; Fabiola Sangineto, originaria di Lamezia Terme, si è aggiudicata il primo premio per la sezione Fumetto e Illustrazione con l'opera 'Le stanze del tempo ritrovato'; la milanese Sofia Romano, componente del collettivo Z5 insieme ad Andrea Zanin, é prima nella sezione Vetro Realizzato con l'opera '(5)4(1)23(8)2'. Le opere dei vincitori saranno esposte al Padiglione Venezia alla Biennale; l'Istituzione Bevilacqua la Masa ospiterà, a partire dal 18 giugno, la collettiva degli artisti che si sono classificati tra il secondo e il decimo posto per tutte le categorie; la Fondazione Forte Marghera, nel padiglione 29, accoglierà la Street art dal 18 giugno e riproporrà poi la collettiva a settembre; la Galleria d'Arte Moderna Ca' Pesaro ospiterà alcune opere nelle proprie collezioni. A Palermo una moneta romana in bronzo con la testa di Athena o Ares rivolta a destra sul diritto e una Triscele con la gorgone e spighe di grano tra ogni gamba, al rovescio, è stata ritrovata nel corso degli scavi per il raddoppio ferroviario Palermo-Catania, nella tratta Caltanissetta -Xirbi-Lercara. La moneta, rivenuta in uno degli ambienti della residenza romana del I secolo d.C. recentemente portata in luce negli scavi che stanno interessando il territorio di Vallelunga Pratameno, è stata coniata dalla zecca di Panormos, di cui riporta sul diritto la legenda, e si può datare ad un momento successivo alla I guerra punica, quando la Sicilia diventò provincia romana (post 241 a.C.). "Gli scavi in corso a Vallelunga Pratameno - sottolinea l'assessore dei Beni culturali e dell'Identità siciliana, Alberto Samona' - continuano a riservarci interessantissime sorprese che confermano l'alto valore storico e archeologico della villa appena scoperta. La rara moneta ritrovata che per gli archeologi ha un alto valore di testimonianza storica, ci da' solo l'idea di quello che questo sito potrà regalarci.

  • Armenia – Truppe azere, ancora aggressione oltre confine

    (A cura dell'Ambasciata della Repubblica di Armenia in Italia) - In grave violazione del diritto internazionale, la mattina del 12 maggio 2021, diversi gruppi delle forze armate dell'Azerbaijan, si sono infiltrati nella zona di confine della regione di Syunik in Armenia (nell'area del lago Sev, delle montagne Mets Ishkhanasar e Tsghuk). Le truppe azerbajane sono avanzate per circa 3-4 chilometri nel territorio della Repubblica d’Armenia e hanno cercato di stabilirsi nelle nuove posizioni all’interno del territorio sovrano della Repubblica d’Armenia. Allo stesso tempo, la parte azera ha avanzato delle colonne militari dalle retrovie, concentrandole nella zona del Lago Sev e sulle colline adiacenti. Sono stati, inoltre, identificati dei gruppi più numerosi che si sono posizionati nelle aree circostanti. Secondo alcuni dati, nell’area del lago Sev, il numero dei militari delle truppe azere è stato di circa 150 unità, e di circa 250 unità nell’area del villaggio Ishkhanasar. Si ritiene opportuno notare che queste operazioni si stanno svolgendo nel contesto delle esercitazioni militari su larga scala in Azerbaijan dal 16 al 20 maggio che, secondo le informazioni ufficiali, coinvolgeranno circa 15.000 militari. L'annuncio sulle esercitazioni militari è stato diffuso solo il 12 maggio, che costituisce un’ennesima violazione delle pertinenti disposizioni del Documento di Vienna. Tali azioni sono state precedute dalle minacce del presidente dell'Azerbaijan di usare la forza contro l'integrità territoriale dell'Armenia pronunciate il 20 aprile 2021. Il presidente dell’Azerbaijan, infatti, ha minacciato l’Armenia presentando delle pretese illegali di fornire un cosiddetto "corridoio" tra l’Azerbaijan e il Nakhijevan attraverso il territorio della Regione di Syunik della Repubblica d’Armenia. I predetti passi e le minacce contro l'integrità territoriale dell'Armenia sono la diretta conseguenza della mancata risposta adeguata da parte della comunità internazionale alle azioni estremamente distruttive dell'Azerbaijan verificatesi durante la guerra scatenata contro il popolo dell'Artsakh il 27 settembre 2020 e nel periodo successivo con l’attivo aiuto militare della Turchia. In questo contesto non si può sottovalutare le dichiarazioni del portavoce e consigliere del presidente turco Erdogan, Ibrahim Kalin, all’indomani del riconoscimento del Genocidio armeno da parte del Presidente USA Joseph Biden. Il portavoce del presidente turco aveva dichiarato: “Ci sarà una reazione di diverse forme, tipi e gradi nei prossimi giorni e mesi.(...) In un momento e in un luogo che riterremo appropriati, continueremo a rispondere a questa dichiarazione molto infelice e ingiusta”. Le gravi violazioni del diritto internazionale da parte dell'Azerbaijan, sostenuto dalla Turchia, rappresentano una seria minaccia per la pace e per la sicurezza nella regione. L’Armenia auspica - da parte dei Paesi partner e amici – una reazione immediata e adeguatamente indirizzata, nonché un intervento attivo, compreso un'influenza diretta sull'Azerbaijan, affinché cessi le palesi azioni provocatorie e le incursioni nel territorio della Repubblica d’Armenia. La Repubblica d’Armenia, in conformità con la Carta delle Nazioni Unite, si riserva il diritto di proteggere la propria sovranità e l’integrità territoriale con tutti i mezzi disponibili. Qualora le truppe azere non si ritirassero dal territorio della Repubblica d’Armenia entro un breve e ragionevole lasso di tempo, la parte azerasi assumerà la piena responsabilità per la successiva escalation.

  • Roma – Prima donna al vertice dei servizi segreti

    (Redazione Assadakah Roma) - Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha nominato l'ambasciatrice Elisabetta Belloni nuovo direttore generale del Dipartimento Informazioni e Sicurezza, in sostituzione dell'attuale direttore generale, prefetto Gennaro Vecchione. Il premier Mario Draghi ha preventivamente informato della propria intenzione il presidente del Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica (COPASIR), Raffaele Volpi, e ha ringraziato il prefetto Vecchione per il lavoro svolto a garanzia della sicurezza dello Stato e delle istituzioni. La nomina dovrà essere ratificata dal Comitato Interministeriale per la Sicurezza della Repubblica. Elisabetta Belloni, nata a Roma nel settembre 1958, ha già ricoperto diversi incarichi di alta responsabilità, fra cui la direzione della segreteria Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, ed è comunque la prima donna ad assumere la direzione dei servizi segreti italiani. Dottore in Scienze Politiche (Università Luiss, Roma) con tesi sul Negoziato Internazionale, è stata incaricata ufficiale presso diverse sedi diplomatiche italiane all'estero, e rappresentante permanente a Vienna e Bratislava. Ha diretto la Unità di Crisi della Farnesina ed è stata direttrice generale della Cooperazione e Sviluppo, quindi delle Risorse e Innovazione. Nel febbraio 2014 è stata promossa ambasciatrice di grado, e ha ricoperto la carica di Capo Gabinetto del Ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. A seguito delle dimissioni dalla carriera diplomatica dell'ambasciatore Michele Valensise, allora segretario generale della Farnesina, nell'aprile 2016 Elisabetta Belloni viene nominata Segretario Generale del Ministero degli Affari Esteri per poi assumere la direzione del Dipartimento Informazioni per la Sicurezza. Il suo nome è stato fatto anche per la candidatura alla presidenza del Consiglio per la 18a Legislatura. Cavaliere della Legion d'Onore per decreto della Repubblica francese, per i servizi resi in occasione delle emergenze in Libano, dello tsunami in Asia e degli scontri in Costa d'Avorio, è stata sposata con l'ambasciatore Giorgio Giacomelli, scomparso nel febbraio 2017.

  • Gaza – Truppe israeliane al confine. Situazione allarmante

    Redazione Assadakah - Visto che una certa parte della politica, italiana specialmente, si ostina a presentare Israele come vittima, Tel Aviv non delude ed è pronta ancora una volta a trasformarsi in carnefice, e a confermarne il ruolo che ormai esercita da 70 anni circa. Il comando dell'esercito israeliano ha pensato bene di schierare truppe in quantità al confine con la Striscia di Gaza, al momento con la disposizione di “Stanb-by”, ma evidentemente già pronte per mettere in atto piani predisposti per una possibile invasione. Se dovesse accadere, che cosa succederà? Interverranno altri Paesi arabi? Quali? Lo scontro si allargherà a macchia d'olio? L'ONU deluderà ancora una volta? Sullo stesso quotidiano israeliano “Haaretz” è stata pubblicata la notizia delle disposizioni prese dal comando militare: "Lo Stato maggiore sta visionando i preparativi e fornendo indicazioni, abbiamo un quartier generale di divisione e tre brigate di manovra, pronte a intervenire per diverse esigenze o emergenze". Le forze armate stanno preparando i piani per una possibile operazione di terra, e saranno i vertici mlitari a valutare se sottoporli al governo. Secondo fonti locali, al m omento non ci sarebbe comunque "intenzione di intervenire con un'offensiva di terra”. Autore del piano, il comando operativo della cosiddetta Divisione Gaza e il Comando Sud della Israel Defence Force. I piani verranno poi presentati al governo, al quale spetta la decisione finale. In stato di allerta, i primi a partire sarebbero la Brigata Paracadutisti, la Brigata di Fanteria Golani e parte della 7a Brigata Corazzata. Nella notte il gabinetto di sicurezza presieduto dal premier Benjamin Netanyahu ha approvato l'estensione delle operazioni militari nella Striscia. In particolare l'esercito intendebbe colpire i "simboli del potere di Hamas", in particolare le strutture finanziarie. Secondo quanto riferito, Netanyahu ha escluso al momento un cessate-il-fuoco, e intanto, al lancio di razzi da gAza, che già sono una rappresaglia, è seguito l'attacco israeliano a oltre 600 obiettivi militari nella Striscia, fra cui infrastrutture e centri di comando, ma anche le case di tanta gente innocente. Intensi lanci di razzi da Gaza sono ripresi stamane in direzione della vicina città israeliana di Sderot e dei villaggi agricoli della zona. La popolazione è stata costretta più volte a correre nei rifugi. Il comando dell'esercito israeliano ha diffuso una dichiarazione nella quale si legge: “Chiunque a Gaza impugni un'arma è passibile di morte”. Lo ha annunciato il generale Hedai Zilberman, portavoce del comando israeliano. “Intanto teniamo il piede pronto sull'acceleratore”. Hamas e comunque la Resistenza palestinese, però ha dimostrato di non essere più quella di una volta, e di disporre di una struttura e di armamenti all'avanguardia. Né Israele dimostra di avere imparato la lezione ricevuta in Libano e in altre occasioni. A Gaza, intanto, sale il bilancio delle vittime. L'ultimo bollettino del ministero della Sanità parla di almeno 85 morti dall'inizio delle ostilità, lunedì scorso. Fra le vittime, secondo le autorità della Striscia controllata da Hamas, ci sono 17 giovani ragazzi e sette donne. I feriti sono circa 500, e fra questi oltre cento sono bambini. Contemporaneamente, il ministro della Difesa israeliano, Benny Gantz, ha ordinato il richiamo di 10 compagnie della polizia di confine come rinforzo per le forze delle ordine impegnate a contrastare i tumulti tra arabi ed ebrei scoppiati in diverse città del Paese. Gantz ha sottolineato che non permetterà l'uso delle forze armate per mantenere l'ordine, ma permetterà loro di assistere gli agenti nelle operazioni logistiche. "Siamo in un momento di emergenza, c'è bisogno di un massiccio rinforzo delle forze sul terreno, che saranno mandate immediatamente per imporre l'ordine". Anche in Cisgiordania, la situazione non è leggera. Decine di palestinesi sono rimasti feriti negli scontri avvenuti nella notte con l'esercito israeliano. A Gerusalemme sono state ricoverate in ospedale 51 persone, 20 a Hebron, sette a Nablus e cinque a Tul Karm. Hamas a sapere di avere impiegato "solo una piccola parte delle capacità" militari contro Israele, e se lo Stato ebraico "intensificherà i suoi attacchi, faremo altrettanto e abbiamo in serbo molte altre sorprese": lo ha dichiarato il portavoce dell'ala militare, Abu Ubaida. Tunisia, Norvegia e Cina hanno chiesto una nuova riunione pubblica del Consiglio di sicurezza dell'Onu per domani, con all'ordine del giorno la situazione in Medio Oriente tra israeliani e palestinesi. La sessione,alla quale dovrebbero partecipare Israele e i palestinesi, sarà la terza del Consiglio di sicurezza da lunedì. Durante le prime due video conferenze, a porte chiuse, gli USA si sono opposti all'adozione di una dichiarazione congiunta del Consiglio, ritenendola controproducente. "Secondo le notizie che ci arrivano, almeno 14 bambini nello Stato di Palestina e 1 bambino in Israele sarebbero stati uccisi da lunedì. Altri 95 bambini a Gaza e in Cisgiordania - compresa Gerusalemme Est - e 3 bambini in Israele sarebbero stati feriti negli ultimi cinque giorni". Così l'Unicef in una nota. "La situazione è a un pericoloso punto critico. Il livello di violenza e il suo impatto sui bambini è devastante. Siamo sull'orlo di una guerra su larga scala. In ogni guerra, i bambini - tutti i bambini - soffrono per primi e soffrono di più"."Chiedo a tutte le parti di porre fine a tutte le violenze e di allentare le tensioni. Esorto - afferma il direttore generale dell'Unicef, Henrietta Fore - tutte le parti a proteggere tutti i civili, specialmente i bambini, a risparmiare le infrastrutture civili essenziali dagli attacchi, e a porre fine alle violazioni contro i bambini. Ricordo a tutte le parti i loro obblighi secondo il diritto internazionale umanitario e la legge sui diritti umani".

  • Lettera aperta alla politica italiana

    Redazione Assadakah – Il Medio Oriente è di nuovo e ancora a ferro e fuoco, di conseguenza, gran parte del mondo è in subbuglio. Posto che quella israelo-palestinese non è l'unica crisi in corso, rimane il fatto che avviene in una zona estremamente critica del pianeta, dalla quale dipendono le economie di molti Paesi dell'emisfero occidentale e non solo. Nella regione, agiscono attori di prima grandezza, con alleati e amici di prima grandezza. Fra Ucraina, Myanmar, Africa, Kurdistan, Nagorno-Karabakh, Afghanistan, Libia, Kashmir, Centro America, e molti altri territori, e in una situazione di pandemia ormai dichiarata, la situazione non è incoraggiante. Appunto per questo, la storia ha ormai chiaramente dimostrato che con la violenza si ottiene solo altra violenza, ma purtroppo è altrettanto vero che non c'è peggior sordo di chi non vuole sentire. Quando la vittima si trasforma in carnefice, o viceversa, la situazione rischia di scappare di mano. Sta succedendo questo, e addirittura grottesco, volta dopo volta, continuare ad autodistruggersi. A un attacco israeliano nella Striscia di Gaza o in Cisgiordania, è ormai assodato che corrisponde una determinata risposta. Più l'attacco è massiccio e mirato, più violenta è la risposta. Peggiori sono le conseguenze. Una certa parte della politica italiana, e i cosiddetti media mainstream, di fronte all'evidenza dei fatti, continuano a non voler vedere e reagire a tutto questo. Nessuno può condividere il lancio di oltre mille razzi contro abitazioni di gente che nulla può fare se non subire, come nessuno può condividere il vedere un palazzo di 13 piani crollare su sé stesso dopo essere stato deliberatamente colpito alla sue fondamenta, e con diverse famiglie rifugiate al suo interno. Né è comprensibile come si possa propagandare “il diritto di Israele a esistere”, quando lo stesso Stato ebraico di fatto impedisce l'esistenza di uno Stato Palestinese, e da decine di anni, imponendo una occupazione militare che vede tiratori scelti sparare a bambini perché giocano a palla troppo vicino a un reticolato di confine, incarcerando arbitrariamente, costringendo donne e bambini a lasciare le proprie case, quando non demolendole direttamente con i bulldozer. Una certa parte della politica italiana, e naturalmente non solo quella, dovrebbe avere la forza di imporre ai contendenti, di vedere che violenza chiama violenza, questo è d'altra parte un fatto assodato. E che se in circa 70 anni tutto questo non ha portato a niente, forse conviene sedersi a un tavolo, una volta per tutte, e vedere se, posando fucili e lanciarazzi, e creando due Stati, ufficialmente riconosciuti dalla comunità mondiale, si possa comunque esistere, se non coesistere. Il problema è che proprio una parte della politica italiana e internazionale, deve convincere sé stessa prima di tutto, e non cercare di vendere una versione edulcorata di una situazione, cercando di invertire fattori di fatto incontrovertibili. Esistono oggi sempre più israeliani, soprattutto giovani, che si sono stancati di vedere e vivere tutto questo. Esistono persone che non hanno mai vissuto una condizione di pace. Cresciuti con la pistola in tasca e il mitra in spalla. Tutto questo è decisamente disumanizzante. Ancor più considerando che è la gente della strada a subire questo inferno, perché (detto fuori dai denti) se proprio si vuole usare un'arma, tanto varrebbe vedersela all'antico modo: Orazi e Curiazi, e chi esce dall'arena ha il diritto di comandare. Non è una soluzione, certamente, perché priverebbe comunque una parte dei propri diritti fondamentali. D'altra parte, continuare così si è dimostrato, si sta dimostrando, autodistruttivo. Proviamo con la pace, visto mai che possa funzionare? Per fare questo, però, è necessario riconoscere reciproche responsabilità e mettersi sullo stesso piano. Si chiama anche autocritica, o presa di coscienza, o riconoscimento, e chi più ne ha più ne metta. Con il propagandare un paradossale “diritto di esistere” da parte di Israele, una certa parte della politica, italiana in particolare, dimostra di non volere riconoscere una incontrovertibile realtà storica, ed è questo il paradosso, che di certo non contribuisce alla distensione, anzi, evidentemente getta benzina sul fuoco.

  • Egitto, Italia, Inghilterra: grandi scoperte archeologiche

    Talal Khrais - Circa 250 tombe rupestri risalenti a 4200 anni fa sono state rinvenute nell'Egitto centrale da una missione del Consiglio Supremo delle antichità egiziane nel governatorato di Sohag. Lo annuncia la pagina Facebook del ministero delle Antichità egiziano. Mustafa Waziri, segretario generale del Consiglio delle Antichità, precisa che sono state scoperte tombe a "pozzo" e "altre con una rampa che termina con una camera funeraria, e sono databili fra la fine dell'Antico Regno e la fine del periodo tolemaico. Una tomba risalente alla fine dell'Antico Regno presenta una porta immaginaria con i resti di iscrizioni geroglifiche”. Sono state trovate anche scene raffiguranti "il proprietario della tomba" mentre celebra sacrifici e "persone che fanno offerte ai defunti". Gli scavi hanno portato alla scoperta anche "di molti vasi di ceramica, alcuni dei quali furono stati utilizzati nella vita quotidiana e altri all'interno di mobili funerari quali capolavori simbolici in miniatura, noti come 'vot', piccoli vasi sferici con residui di rivestimento giallastro all'esterno". Sono stati rinvenuti anche vasi di alabastro di piccole dimensioni, resti di uno specchio rotondo di metallo, di ossa umane e animali e molti frammenti di ceramiche oltre a pezzi di calcare con iscrizioni che potrebbero rappresentare dipinti funerari dei proprietari di tombe, risalenti alla fine della VI Dinastia. Ricostruzione grafica di una tomba a posso in Egitto I resti di un'enorme e misteriosa villa romana - con una torre circolare al centro che dominava su molte stanze ed anche un bagno pubblico - sono stati rinvenuti vicino a Scarborough, nello Yorkshire, nel nord-est dell'Inghilterra. Questa scoperta, secondo gli archeologi, aiuterà a documentare meglio l'età della dominazione romana della Gran Bretagna (43-410) e al tempo stesso sembra destinata a cambiare molte conoscenze di quel periodo storico. La superficie di tutti gli edifici scoperti finora equivale a due campi da tennis. Secondo i primi studi, la villa sarebbe appartenuta a un ricco e potente notabile romano che poi avrebbe successivamente convertito la sontuosa dimora in un luogo di culto. In ogni caso, non ci sono dubbi sul carattere ibrido dell'edificio, che potrebbe anche essere stato una sorta di "club per gentiluomini" di epoca romana, ha evidenziato l'archeologo Keith Emerick, direttore dello scavo. Historic England, l'ente responsabile dei monumenti e dei siti archeologici britannici, ha annunciato che presenterà domanda per classificare il sito come "monumento di importanza nazionale". Un sito del genere è "unico del suo genere nel Regno Unito e probabilmente in Europa", secondo Keith Emerick. Mentre questa scoperta permetterà senza dubbio di saperne di più sull'occupazione dello Yorkshire e della Gran Bretagna da parte dei romani, rimane una domanda: perché la villa fu costruita proprio lì? Perché un simile complesso è stato costruito vicino al mare e non, ad esempio, a Eberacum, l'attuale York, che finora si crede fosse l'antica capitale della provincia romana della Bretagna? "Ulteriori scavi saranno effettuati nel sito e altre analisi sui campioni ambientali nel tentativo di stabilire esattamente cosa fosse questa villa enigmatica e perché sia stata costruita così lontana dagli altri centri romani", afferma Karl Battersby, uno dei consiglieri della contea del North Yorkshire. I resti della villa romana a Scarborough I lavori di scavo per la realizzazione di un edificio di civile abitazione hanno portato in luce a Messina un settore della più ampia necropoli ellenistico-romana degli Orti della Maddalena del II sec a.C.. La necropoli, che fa parte di una più vasta e stratificata area documentata da ricerche sistematiche condotte nell'ultimo ventennio dalla Soprintendenza di Messina in tutta l'area, contribuisce ad arricchire il quadro delle conoscenze sull'estensione e sulle tipologie funerarie della necropoli meridionale dell'antica città di Messina. Gli archeologi al lavoro nella necropoli di Messina Lo scavo, avviato nel mese di gennaio 2020, ha permesso di riportare in luce sette sepolture che si trovavano a 90 centimetri di profondità . Si tratta di sepolture a 'fossa terragna', cioè fosse lunghe e strette scavate nel terreno all'interno delle quali sono stati ritrovati gli scheletri, ancora intatti, di individui deposti in posizione supina con il capo rivolto a nord-est e le braccia distese lungo i fianchi, di incinerazioni e di una sepoltura dentro una cassa di mattoni. Le tombe hanno restituito anche oggetti di corredo funerario costituiti principalmente da unguentari fittili fusiformi oltre a una coppa megarese e una lucernetta con becco a incudine che consentono di individuare il periodo di utilizzo della necropoli nel II sec a.C.. "Questo ritrovamento” dice Mirella Vinci, soprintendente di Messina, “è di straordinaria importanza per le condizioni in cui le tombe si trovano e perché ci consente di ampliare la conoscenza sulle tipologie funerarie della necropoli meridionale dell'antica città di Messina.

  • Lega Araba: "Israele compie raid indiscriminati su Gaza"

    Najia El Hossari (Il Cairo) - I raid israeliani contro la Striscia di Gaza sono "indiscriminati e irresponsabili": é la dura condanna espressa dal segretario generale della Lega araba, Ahmed Aboul Gheit, alla luce degli attacchi costati la vita ad almeno 24 palestinesi, tra cui tre bambini. Lo Stato ebraico è responsabile per una "pericolosa escalation" a Gerusalemme, ha aggiunto, esortando la comunità internazionale a intervenire per fermare la violenza. Israele ha lanciato diversi raid contro l'enclave palestinese, in risposta al lancio di oltre 250 missili contro il suo territorio; un razzo ha colpito un edificio di Ashkelon, ferendo sei persone. Questi missili, a loro volta, sono però una ritorsione di Hamas per gli scontri avvenuti ieri con la polizia israeliana sulla Spianata delle Moschee a Gerusalemme nei quale sono rimasti feriti oltre 350 palestinesi. Il segretario generale dell'organizzazione dei Paesi Arabi ha sostenuto che l'attuale situazione si è creata "a causa delle violazioni israeliane a Gerusalemme e della tolleranza del governo per gli estremisti ebrei ostili a palestinesi e arabi" e ha "invitato la comunità internazionale a porre immediatamente per fermare questa aggressione israeliana contro Gerusalemme, Gaza e tutti i territori palestinesi occupati". Abul-Gheit inoltre ha dichiarato che "le provocazioni israeliane continuano a Gerusalemme in una sfida ai sentimenti dei musulmani di tutto il mondo" e che "la violenza che si esercita nella spianata di al-Aqsa riguarda tutti i musulmani". Il comunicato della Lega araba ricorda che oggi si tiene in video-conferenza una riunione dei ministri degli Esteri dei Paesi della Lega araba per esaminare gli ultimi sviluppi della situazione a Gerusalemme. Nei giorni scorsi l'Egitto ha avuto contatti con Israele per cercare di allentare le tensioni a Gerusalemme, ma dall'altra parte non ha riscontrato interesse. E' quanto ha detto il ministro degli Esteri egiziano, Sameh Shoukry, nel corso del vertice straordinario tenuto oggi online dai ministri degli Esteri della Lega araba. "Negli ultimi giorni, l'Egitto ha avuto contatti con Israele e altri paesi coinvolti, invitandoli a compiere tutti gli sforzi possibili per scongiurare un peggioramento della situazione a Gerusalemme - ha detto Shoukry, citato dai media egiziani - ma non abbiamo ricevuto la risposta necessaria". Il ministro ha quindi condannato "le violazioni israeliane" al complesso di Al Aqsa e nel quartiere di Sheikh Jarrah, a Gerusalemme Est, affermando che i palestinesi "stanno combattendo una battaglia esistenziale in difesa dei loro luoghi sacri e delle loro case contro i nuovi attacchi israeliani che prendono di mira i loro diritti nella terra che è il loro luogo di nascita".

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