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  • Egitto - Barakat, di Elisabetta Petrolati e Yossef Mohamed

    Il poeta Hossam Barakat Assadakah - Vogliamo parlare oggi del cammino culturale di un giovane poeta egiziano,  Hossam Barakat . Malgrado il poeta non viva in Italia, nella sua poetica si esprime con l’anima di un giovane italiano; sta iniziando in questi ultimi anni i suoi passi nel campo della Poesia e lo aspetta un interessante futuro. Nonostante sia laureato in lingua e letteratura italiana all’Università del Cairo, lavora attualmente all’ Egyptair duty free e come guida turistica in lingua italiana. Come la maggior parte dei giovani poeti, il tema preferito da Barakat è l’ amore : la passione e al sentimento amoroso nelle varie sfaccettature domina la sua ispirazione, così come appare dai primi versi della sua poesia " Vorrei un amore ". Vorrei un amore senza bugie Che mi faccia toccare con un dito il cielo Delle follie Vorrei un amore sincero Che mi consumi facendomi sciogliere Come se fossi un cero. Lo abbiamo intervistato per cogliere meglio la sua personalità: “ Sono un italianista, nato e cresciuto in Egitto, mi sono laureato in lingua e letteratura italiana alla facoltà di lingue del Cairo. Non posso definirmi un vero poeta vero, sono semplicemente uno scrittore libero che ama scrivere le sue idee, le sue emozioni ed i suoi sentimenti in rime o in versi liberi. Riassumo la mia biografia in queste poche righe: Forse vi domandate tutti quanti chi sono? Sono Hossam con la H aspirata, un nome che significa in arabo “la lama della spada”. Sono un ragazzo musulmano del Cairo, Egitto che come sapete è un paese del terzo mondo, una cosa di cui non mi vergognerò mai qualunque cosa accada. Sono una persona decisa e tagliente come una lama, ma non sono un essere pericoloso. A volte sono troppo buono e tollerante ed a volte troppo permaloso. Non sono né troppo giovane né troppo vecchio, sono un essere umano delicato che invecchia accumulando esperienze, me ne rendo conto quando mi guardo allo specchio. Sono una persona di mezza età, i miei 36 anni li ho vissuti, come tutti, tra felicità e tristezza, tra gioia ed avversità, tra istanti sublimi ed attimi affannosi. Ho trascorso i miei trentasei vincite e perdite, e visto che sono un venditore, non mi meraviglio affatto se un giorno perdo un cliente e un giorno ne guadagno un altro. Sono anche una guida turistica, parlo l’arabo, l’inglese, l’italiano e lo spagnolo, sono lingue che comprendo al volo. Ho lavorato anche in una banca, per tre anni, ma quel lavoro non mi apparteneva, non appagava la mia anima stanca, mi piacerebbe sempre afferrare sempre le stelle, un sogno che ogni giorno attraversa la mia pelle. Le mie passioni preferite sono scrivere poesie in lingua italiana e ascoltare la musica rock internazionale. E poi mi piace anche giocare a calcio e a pallacanestro, sono due sport che pratico fin da bambino. Nel mio atto di scrivere cerco sempre di raggiungere le più elevate cime. Mi propongo di essere diretto ed intenso, scrivendo poesie che sono una miscela di dolcezza e profondità, tra tenerezza e sensualità, tra maestria e semplicità per far coinvolgere volentieri il lettore al di là di ogni artificiosità. Mi considero un uomo che abita i panni di un bambino, mi sento leggero, forte e soddisfatto giocando col mio destino. Sono anche un angelo che veste l’abito da demone, un cuore coraggioso, ma pieno di paura. A volte mi arride la fortuna altre volte sono sfortunato, qualche volta ho amato e sono stato amato, altre volte ho odiato e sono stato odiato, ho sofferto e ho fatto soffrire, mi è capitato di scivolare in abissi infiniti aprendo voragini profonde. Sono un’anima che vive tra luci e ombre, sul filo della febbre alta, tra equilibrio e follia, realtà e palcoscenico, cosa che mi fa abbattere il muro della malinconia. Sono un grande sognatore che aspira a un mondo ben diverso, in cui il mio sogno di essere felice e differente non è mai perso. Amo la libertà e odio la sottomissione a cui volentieri giro sempre le spalle. A volte sono una persona divertente e a volte  purtroppo sono un rompiscatole. Come tutti ho dei pregi fra cui l’onestà, la sincerità e l’altruismo. Ho anche dei difetti, fra cui la pigrizia, l’eccesiva sensibilità e un pò di egoismo. Sono un idealista che indossa i panni di un uomo imperfetto. A volte l’ illusione mi afferra e mi sento stupido e incoerente e a volte sono una persona flessibile dotata di un brillante intelletto. A volte mi sento il centro del mondo e a volte mi sento un nulla assoluto. A volte mi sento un Dio il quale possiede l’intero universo per ogni cosa che nella vita ho avuto. A volte mi sento una persona che vive al margine per cui in sintesi sono tutto ed il contrario di tutto. A volte provo una sconfinata gioia e altre volte vivo in un infinito lutto. Non sono eccessivamente pessimista né un cieco ottimista, ma mi trovo sempre nel mezzo e mi definisco come un realista perché vedo ogni cosa con l’occhio del critico che si distacca dalla società ipocrita vivendo in modo eremitico. A volte sono orgoglioso e fiero ed a volte mi vergogno forse per cercare quell’equilibrio interiore di cui ho bisogno. A volte sono stato preso in giro e a volte ho un’ironia pungente per cui mi trovo sempre da solo anche in mezzo alla gente. A volte mi trovo morto dentro anche se sono ancora vivo perché mi sento come uno stupido il quale si è tolto la voglia di vivere in modo eccessivo; a volte si dipinge sulla mia faccia un bel sorriso e mi sento come un beato che si diverte nel paradiso. Descrivendo me stesso ho cercato di lasciare il segno e di farlo in una maniera ben diversa ed inconsueta, per cui siete benvenuti a fare un tuffo nel mare mio. Per me La poesia è come la vita con cui si resiste alla morte e all’oblio per soddisfare il nostro anelito dell’immortalità. La poesia è come il mare che con la furia delle sue onde porta alla follia e al  delirio così com’è il susseguirsi delle parole poetiche che porta a formare una nenia d’una sconfinata dolcezza o d’uno smisurato struggimento. La poesia è come la brezza di mare che accarezza le corde dell’animo del lettore facendolo provare un senso di benessere o portandolo ad una profonda riflessione di genere umano. La poesia è la primavera che abbraccia chi la scrive e chi la legge facendogli aprire le ali per spiccare il volo. La maggior parte delle mie poesie sono poesie d’amore: l’amore è un topos della letteratura internazionale; per me l’amore è  il sentimento a cui tutto ciò che è buono si riconduce e per cui tutto accade, il perno  attorno a cui tutto gira... Forse l’amore è quasi un atto di ribellione, ferma opposizione contro il buio dell’indifferenza e contro un inesorabile vuoto che ci avvolge. L’amore è qualcosa che sfugge alla razionalità, follia della ragione, una dimensione esterna al mondo, dove il tempo si incanta e alla quale si giunge, quando si abbassa la guardia per lasciare entrare qualcuno, che ci rende, quindi, vulnerabili... L’amore significa perdere i confini di sé stessi per fonderci nell’altro, è uno specchio per due Anime. È una brama ardente in lontananza ed una passione travolgente con cui si attende il rientro della persona amata ”. Sono evidenti, dalla sua personale esternazione, i tratti passionali, contraddittori, interrogativi, che contraddistinguono l'interiorità e l'ispirazione poetica dell’autore. Barakat collabora con l’associazione culturale “Egitto Ora” ed è un convinto promotore delle relazioni amicali e culturali tra Italia ed Egitto. Di lui si è occupato il professor Domenico Pisana , poeta, scrittore, teologo, critico letterario, dedicandogli un’intera puntata della sua rubrica “Poesia e Letteratura”, visionabile sui canali youtube dell’associazione stessa. Del poeta Pisana ha affermato che usa un linguaggio semplice, utilizza spesso l’anafora e sostiene che nei suoi versi “dispiega passione, delicatezza e tenerezza”. Il professore inoltre ha osservato che Barakat “non ha nessuna remora a denudare il suo cuore, a portare sulla pagina il suo io capace di emozionare e coinvolgere il lettore, si muove con ritmo incalzante e coinvolgente  conquistando l’anima con stupore e calore”.   Vi proponiamo a tal proposito e in conclusione una delle sue intense poesie, ricordando che la sua corposa produzione è visionabile sul blog Ali di Carta.it o   leggendo la   sua raccolta poetica intitolata  “Atomi in divenire”.   Sogno d’amore Venere, sei una gabbia di sorprese Stupore mio, prometti serenità  Con te potrei iniziare mille imprese Grazie alla tua anima di sensualità  Amore mio, mi sento prediletto Con la tua fronte colma di magia Son catturato nel tuo dolce petto  Col tuo naso portante alla follia  Diamante d'onde si trova negli occhi Delirio mi assale quando ti guardo Brividi mi vengono se mi tocchi  Dei tuoi bacioni mi manca un miliardo Fai giochi d'azzardo con la mia brama Così divento cotto e catturato Per le tue belle ciglia di una dama Di cui mi sono cosi innamorato  Con te mi sento un re dell'universo  Grazie alle tue rosse labbra sottili Col tuo sorriso d'incanto diverso Dove sfioro le tue guance gentili

  • Editoriale - La Siria vuole l'estradizione di Assad

    Roberto Roggero* - La leadership di Damasco, con Ahmed Al-Sharaa presidente per la transizione politica, rivolge ufficialmente a Mosca la richiesta di estradizione per il deposto presidente Assad. Un fatto che non ha precedenti nella politica mediorientale, perché si tratta del delicato equilibrio Siria-Russia, fra un attento gioco di concessioni e richieste, vista soprattutto la presenza delle basi a Latakia e Tartous. Da considerare che Mosca ha investito notevoli risorse nella fase precedente, dal momento che sono ben noti gli interessi del Cremlino per il Mediterraneo orientale. La nuova leadership siriana, però, è disposta alla trattativa previo riconoscimento degli sbagli da parte russa, suggellato dalla estradizione del deposto presidente. Al momento, Mosca non commenta, ma è evidente l’importanza della posta in gioco, e da parte di Damasco l’obiettivo è altrettanto chiaro: acquistare consenso e credibilità internazionali, per sistemare il paese nel nuovo schema politico regionale, e affrontare con sufficiente sicurezza e attenzione, la altrettanto delicata ricostruzione nazionale, per la quale sono necessarie enormi risorse. La revoca del contratto alla russa STG-Stroytransgaz per la gestione del porto di Tartous è un segnale che senza concessioni reali, la Siria potrebbe rivedere la storica cooperazione bilaterale, soprattutto sul lungo termine. Nel contesto non bisogna poi dimenticare Cina e Repubblica Islamica dell’Iran, che stanno monitorando con estrema attenzione la situazione, perché hanno a loro volta notevoli interessi, tanto da poter valutare seriamente un maggiore coinvolgimento, a almeno a livello economico. Di certo, Mosca deve ben valutare, visto che deve necessariamente fare fronte alla nuova situazione in Siria e in Medio Oriente, ma una estradizione di Assad appare al momento molto improbabile. (*Direttore responsabile Assadakah)

  • Armenia - Speciali di Rai Scuola, "Sussurri", Genocidio e Diaspora

    Scena tratta dal film La masseria delle allodole , Regia di Paolo e Vittorio Taviani (2007) Patrizia Boi (Assadakah News) - Domenica 26 Gennaio 2025 è andato in onda in prima visione lo Speciale di Rai Scuola Sussurri , un documentario scritto da Pietro De Gennaro e Alessandro Greco, diretto dalla Regista Alessandra Peralta , Produttore Esecutivo Luigi Bertolo . Lo Speciale, incentrato sul genocidio e sulla successiva diaspora del popolo armeno, ne ripercorre le tappe storiche, a partire da quel lontano 1915 fino ad arrivare all'epoca attuale nella quale, per fortuna, si è ormai realizzata l'integrazione completa del popolo armeno nei paesi dove la diaspora l'ha condotto. Dal film sul trovatore armeno Sayat Nova Dalla telecamera attenta e appassionata della nostra Regista, attraverso le analisi di storici, sociologi e scrittori, ma anche e soprattutto mediante le testimonianze di uomini e donne di origine armena - di seconda, terza e quarta generazione - discendenti da coloro che hanno subito quei massacri, Sussurri si pone l'obiettivo di mostrare e far conoscere la tragedia di questo popolo agli studenti, ai giovani, ai cittadini disinformati, agli stessi armeni che ne hanno sentito i "racconti sussurrati" dai genitori ai figli, dai nonni ai nipoti, dagli anziani ai bambini, affinché ne serbassero una debole memoria, crescendo consapevoli ma felici nonostante la tragedia. Questi "sussurri" nel documentario sono interpretati in modo suggestivo dall'attrice Irene Muscarà. Sussurri Gli artefici di questo lavoro hanno analizzato le diverse sfaccettature della cultura armena, dagli aspetti politici, sociali e familiari fino a quelli religiosi e culturali. Il documentario è un atto di coraggio che mira a svelare al grande pubblico un crimine - il primo genocidio della Storia - celato all'Umanità, per molti anni, dal "fragoroso silenzio" che ne ha attutito il grido, l'urlo, il fastidioso rumore. Sussurri si propone di dare voce e spazio a chi non desidera più far cadere la memoria in quell'assordante silenzio. Scena tratta dal film La masseria delle allodole , Regia di Paolo e Vittorio Taviani (2007) Lo Speciale si apre con un'immagine del processo per i crimini contro il popolo armeno dopo la fine della guerra, descritto nel film (2007) di Paolo e Vittorio Taviani, tratto dal libro di Antonia Arslam,   La Masseria delle allodole . Ricorda un processo relativo a un altro grande "Genocidio", a tutti noi italiani ormai noto. Il militare al banco degli imputati afferma: « Negano la verità, ma io ho visto, con i miei occhi, l'eccidio [...] , i sopravvissuti alla fame, alla sete e alla fatica furono massacrati tutti [...]». Gli Armeni sopravvissuti... Furono massacrati tutti!! La prima testimonianza che viene portata nel documentario è quella di Sonya Orfalian , scrittrice, apolide, rifugiata, figlia della diaspora armena, nata cinquant’anni fa in Libia, che ha dedicato una grande parte del suo impegno e della sua ricerca al ricchissimo patrimonio culturale e alle tradizioni antiche della sua gente. Sonya Orfalian, scrittrice, apolide, rifugiata,  figlia della diaspora armena La Scrittrice racconta come, nelle famiglie della diaspora armena, il genocidio armeno non venga mai discusso apertamente. Nessuno parla a voce alta di ciò che è accaduto. Esiste un termine armeno, USHÈR , che significa "sussurri", simbolizzando come gli adulti parlino a bassa voce per evitare che i bambini ascoltino gli orrori del passato. Tuttavia, i bambini, con le loro orecchie attente, captano questi sussurri, creando così quella che una studiosa del genocidio ha definito "il fragoroso silenzio", un silenzio che, pur nel suo muto peso, grida. Rupen Timurian,  il decano della comunità armena di Bari , noto per il suo ruolo di custode delle tradizioni armene in Italia Il secondo intervistato che compare nel documentario è Rupen Timurian, il decano della comunità armena di Bari , noto per il suo ruolo di custode delle tradizioni armene in Italia . Figura di riferimento per la diaspora armena , ha contribuito a mantenere vivo il patrimonio culturale e storico della sua comunità nella regione pugliese. Rupen afferma: « Ci hanno parlato sempre di amore, di disponibilità verso il prossimo, di essere perfetti e corretti con tutta l'umanità». Antonia Arslan, scrittrice e saggista italiana di origini armene, nota per il suo impegno nella narrazione del genocidio armeno Naturalmente non poteva mancare tra gli intervistati Antonia Arslan, scrittrice e saggista italiana di origini armene, nota per il suo impegno nella narrazione del genocidio armeno. Tra le sue opere più celebri spicca come già detto La masseria delle allodole , un romanzo che racconta la tragedia del popolo armeno attraverso una toccante saga familiare. La sua scrittura unisce memoria storica e sensibilità poetica. La Arslan ci spiega come la dimensione armena fosse ancora latente dentro di sé finché leggendo un poeta armeno, chiamato Daniel Varoujan , è riemersa in lei quella parte sconosciuta che giaceva inascoltata dentro di lei.  Daniel Varoujan (1884-1915) è stato un poeta armeno, uno dei più significativi del movimento letterario armeno moderno. La sua poesia, intrisa di passione e di una profonda connessione con la cultura armena, trattava temi di libertà, amore e la sofferenza del suo popolo. Varoujan fu vittima del genocidio armeno, ma la sua eredità poetica continua a vivere attraverso le sue opere. Ed è stata fondamentale per la nostra scrittrice, per far riemergere quella parte che prima forse era solo un sussurro. Il documentario ci mostra i testimoni uno dopo l'altro e ad ognuno fa raccontare un pezzetto di storia, mostra allo spettatore frammenti, frammenti che sussurrano dentro la propria identità annientata in un tempo ormai lontano. Dopo queste prime testimonianze, entra in scena lo storico che unisce i frammenti che spesso ai nostri testimoni potevano sembrare senza senso, ripesca i sussurri, e li ascolta a voce alta, ormai il vaso di pandora è scoperchiato e bisogna andare dentro alla storia. Marcello Flores D'Arcais , un accademico e storico che ha svolto un importante ruolo nella ricerca sui genocidi e nella difesa dei diritti umani Marcello Flores D'Arcais , un accademico e storico che ha svolto un importante ruolo nella ricerca sui genocidi e nella difesa dei diritti umani, è noto per il suo lavoro di ricerca sulla memoria storica, in particolare riguardo al genocidio armeno e ad altri crimini contro l'umanità. Ha scritto numerosi saggi, contribuendo alla diffusione della consapevolezza su questi temi cruciali. E ci narra la storia di quanto è realmente accaduto. Nel 1915, durante la Prima guerra mondiale, l'Impero Ottomano, guidato dal governo dei Giovani Turchi, avviò lo sterminio sistematico della popolazione armena. Considerati una minaccia interna, gli armeni furono deportati dalle loro case verso i deserti della Siria, in marce forzate senza cibo né acqua. Centinaia di migliaia morirono di fame, sete e stenti, mentre altri furono massacrati dai soldati ottomani e da milizie irregolari. Le case armene furono saccheggiate, le chiese distrutte, le donne violentate e i bambini uccisi o islamizzati con la forza. Si stima che oltre 1,5 milioni di armeni siano stati sterminati. Alla fine della guerra, i responsabili non furono mai puniti, e la Turchia moderna continua a negare ufficialmente il genocidio. La diaspora armena, dispersa tra Europa, Medio Oriente e Americhe, ha tramandato il ricordo di questa tragedia, spesso in sussurri, per paura o dolore. Ancora oggi, la memoria del genocidio armeno è una ferita aperta, un monito contro l’oblio e l’indifferenza. Flores ci spiega che, nel 1915, la parola "genocidio" non esisteva ancora. Fu Raphael Lemkin , un giurista ebreo-polacco, ad inventare del termine "genocidio". Lemkin , profondamente colpito dalla Shoah e dal genocidio armeno , coniò il termine "genocidio" nel 1944, combinando la parola, derivante dal greco γένο ς (ghénos, "razza", "stirpe") e dal latino caedo ("uccidere") , per defi nire l'intenzionale distruzione di un gruppo etnico o culturale. La sua spinta a definire legalmente il genocidio ha portato alla Convenzione delle Nazioni Unite per la prevenzione e la repressione del genocidio nel 1948. Charles Aznavour, nome d'arte  di Shahnourh Varinag Aznavourian , cantautore , attore  e diplomatico   francese  di origine armena Improvvisamente si torna indietro nel tempo, nel senso che pur mantenendosi nella contemporaneità, il documentario ci mostra il video di una vecchia intervista a un famoso personaggio che ci ha lasciato nel 2018, Charles Aznavour , nome d'arte di Shahnourh Varinag Aznavourian (in armeno : Շահնուր Վաղինակ Ազնավուրյան) , il cantautore , attore e diplomatico francese di origine armena che tutti abbiamo conosciuto e amato per la sua voce tenorile vibrata, che un critico musicale ha descritto come una " divinità del pop francese ". In questa intervista Aznavour racconta: « Mia madre ha pianto tutta la vita, perché nel genocidio ha perso suo padre, sua madre, sua sorella e i suoi due fratelli. Lei si è salvata, aveva 15 anni ». Armenia La madre è venuta da Adanazari , il padre dalla Georgia, da Tiflis , si sono incontrati a Istanbul e sposati lì. Adanazari è una città situata nel nord-ovest della Turchia, nella regione di Marmara. È la capitale della provincia di Sakarya ed è un importante centro industriale e agricolo, con una rilevante storia culturale, conosciuto per la sua posizione strategica tra Istanbul e Ankara . Tbilisi (spesso scritto anche come Tiflis in passato) è la capitale e la città più grande della Georgia , situata nel Caucaso meridionale , circondata da montagne. Ha una storia che risale a più di 1.500 anni ed è famosa per la sua architettura unica che mescola stili antichi e moderni, i suoi vicoli pittoreschi e una ricca tradizione di arte, musica e cucina. E prosegue Marcello Flores spiegando che ci sono trecentomila gli armeni che riescono a fuggire in altri paesi riempiendo Europa, Medioriente e Nord America di profughi. Armeni su una nave Sonya Orfalian quindi riprende il testimone per raccontare la storia della sua famiglia che riflette quella di molte famiglie armene della diaspora. Suo bisnonno, coinvolto in una lotta di autodifesa a Urfa , fu imprigionato e deportato in Libia insieme ad altri uomini, mentre le donne della famiglia rimasero a Urfa , senza ulteriori notizie. La deportazione mirava a estirpare il "seme armeno" dalle terre d’origine. In Libia, allora colonia ottomana, il bisnonno fu liberato dopo l’arrivo degli italiani nel 1911, iniziando una nuova vita in un paese sconosciuto. Solidarietà Flores spiega come l'eliminazione degli uomini avvenisse quasi sempre tramite fucilazione immediata, mentre la deportazione causava la morte principalmente degli anziani, delle donne e dei bambini. Le donne subivano ripetute aggressioni sessuali, spesso seguite dalla loro uccisione. I bambini, invece, venivano in parte uccisi, in parte inviati nei campi e in parte affidati a famiglie turche affinché fossero cresciuti nella fede musulmana e nella tradizione nazionalista turca. Dal film sul trovatore armeno Sayat Nova Quando la famiglia Orfalian , composta solo da maschi (il padre e tre figli), arriva in Libia, il padre resta incarcerato nelle carceri turche, mentre i figli, tra cui il nonno - che all'epoca aveva 12 anni - trovano impieghi grazie alle loro abilità artigianali nel lavorare il rame. Agop Manoukian,  un sociologo, comasco d’adozione, noto per il suo impegno culturale e sociale, Presidente onorario dell’Unione degli Armeni d’Italia Agop Manoukian , un sociologo, comasco d’adozione, noto per il suo impegno culturale e sociale, Presidente onorario dell’Unione degli Armeni d’Italia , che ha ricevuto il Premio Internazionale Empedocle per il suo contributo alla conoscenza e valorizzazione della cultura armena e al dialogo tra le comunità, spiega che in Italia ci sono Armeni per tanti secoli, ma dal 1900 si segnala una presenza distribuita di armeni da Torino fino a Venezia. Isola di San Lazzaro degli Armenia a Venezia A questo punto viene intervistato Padre Hamazasp Keshishian, monaco mechitarista armeno che risiede presso il monastero dell'I sola di San Lazzaro degli Armeni a Venezia . I monaci mechitaristi, appartenenti a un ordine apostolico armeno fondato nel XVIII secolo, sono noti per il loro impegno nella preservazione e promozione della cultura armena. Padre Hamazasp è uno dei dodici monaci che attualmente vivono sull'isola, dove si dedicano a studi teologici, attività culturali e alla gestione di una ricca biblioteca di manoscritti armeni. Recentemente, ha espresso preoccupazione per la situazione nel Nagorno Karabakh , sottolineando il rischio di pulizia etnica e l'importanza di proteggere la popolazione armena nella regione. Padre Hamazasp Keshishian, monaco mechitarista armeno che risiede presso il monastero dell' I sola di San Lazzaro degli Armeni a Venezia Mekhitar di Sebaste (1676-1749) fu un monaco armeno, teologo e fondatore dell’ Ordine Mekhitarista . Nato a Sebaste (l’odierna Sivas, in Turchia ), entrò giovanissimo in monastero, spinto dal desiderio di approfondire la cultura e la spiritualità armene. Deluso dall’arretratezza dell’educazione religiosa del tempo, sognò di riformare il monachesimo armeno attraverso lo studio, la preghiera e la diffusione del sapere. Nel 1700, con un gruppo di seguaci, si trasferì a Costantinopoli, ma l’ostilità delle autorità ottomane lo costrinse a cercare rifugio altrove. Dopo varie peregrinazioni, trovò protezione a Venezia , dove nel 1717 gli fu concesso di stabilirsi sull'isola di San Lazzaro degli Armeni . Qui fondò l' Ordine Mekhitarista , una congregazione monastica dedita alla ricerca, alla traduzione e alla pubblicazione di testi sacri e letterari armeni. Grazie alla sua guida, l’isola di San Lazzaro divenne un centro culturale straordinario, contribuendo alla rinascita dell’identità armena in esilio. I mekhitaristi si distinsero nella conservazione della lingua, della storia e della spiritualità del popolo armeno, pubblicando opere fondamentali come dizionari, grammatiche e traduzioni di testi classici. Mekhitar morì nel 1749, lasciando un’eredità culturale e spirituale ancora viva oggi. Il suo ordine continua a custodire e diffondere il patrimonio della civiltà armena nel mondo. L'espressione drammatica di Rupen Timurian Anche Rupen Timurian racconta come arrivarono un centinaio di armeni che non potevano tutti alloggiare nel villaggio Nor Arax perchè era troppo piccolo. Narra anche come la sofferenza (che mostra istantaneamente nel volto, come si percepisce dalla foto) si era trasformata in amore perché erano stati accolti e avevano anche potuto studiare. Ma come era nato questo Villaggio di Nor Arax in Puglia? L'intervista di un altro personaggio, Carlo Coppola, ci svela la storia di Nor Arax, villaggio creato grazie all'impegno di un poeta. Carlo Coppola , Ambasciatore della Memoria del Genocidio Armeno in Italia Coppola è uno studioso italiano, esperto di cultura e letteratura armena, Ambasciatore della Memoria del Genocidio Armeno in Italia . Nato a Bari, si è dedicato alla ricerca sulla storia degli armeni, con particolare attenzione alla figura di Hrand Nazariantz , poeta armeno rifugiato in Italia dopo il genocidio del 1915 . Coppola ha scritto numerosi articoli e saggi per diffondere la conoscenza del patrimonio culturale armeno e promuovere il dialogo interculturale. È inoltre coinvolto in iniziative accademiche e culturali legate alla comunità armena in Italia. Egli racconta la storia di Hrand Nazariantz, nato a Costantinopoli nel 1886. A causa delle persecuzioni contro gli armeni nell'Impero Ottomano, si trasferì in Italia, stabilendosi a Bari. Venne in Italia al seguito della propria moglie Maddalena De Cosmis originaria della Puglia, e questo trasferimento gli permise di sfuggire al genocidio armeno del 1915. In Italia, Nazariantz si prodigò affinché un vecchio lanificio in crisi accogliesse gli armeni che a loro volta potessero rilanciare il settore essendo abili tessitori di tappeti. Fu ribattezzato Nor Arax  da Arasse, il nome del fiume che scorre alle pendici del monte Ararat. Carlo Coppola , studioso italiano, ha approfondito la vita e le opere di Nazariantz , in quanto presidente del centro Studi Hrand Nazariantz, evidenziando il suo ruolo nella diaspora armena e la sua attività letteraria in Italia. La giornalista e ricercatrice Siranuh Quaranta La giornalista e ricercatrice Siranuh Quaranta spiega come nel 1924, Nazariantz avesse fondato " Nor Arax ", un insediamento armeno nella campagna barese, con l'obiettivo di offrire rifugio e opportunità economiche agli armeni sopravvissuti al genocidio. Il villaggio divenne un centro di produzione di tappeti orientali e merletti, contribuendo allo sviluppo economico della regione e preservando le tradizioni artigianali armene. Un lavorante su un tappeto armeno Insomma il poeta riesce a recuperare e sviluppare un settore importante dell'economia nazionale armena. "Nor Arax", un insediamento armeno nella campagna barese Questi tappeti si distinguono per l'uso di materiali naturali di alta qualità, come lana e cotone, e per l'impiego di colori vegetali che conferiscono tonalità vivaci e durature. I disegni sono caratterizzati da motivi geometrici e floreali stilizzati, spesso ispirati a simboli tradizionali armeni. La tecnica di annodatura, tramandata di generazione in generazione, garantisce la robustezza e la longevità dei tappeti. Ogni regione dell'Armenia ha sviluppato stili distintivi, influenzati dalla storia e dalla cultura locale. Ad esempio, i tappeti del Karabakh sono noti per i loro motivi audaci e i colori intensi. La fama dei tappeti armeni è dovuta alla loro capacità di unire estetica e funzionalità, rappresentando un patrimonio culturale che ha influenzato e arricchito le tradizioni tessili di molte altre regioni. La pittrice e ricercatrice Kaianik Adagian Gli autori hanno anche intervistato la pittrice e ricercatrice Kaianik Adagian che proviene proprio dal villaggio "Nor Arax" e che racconta come si tessevano i tappeti, suo nonno creava la trama del tappeto e sua nonna tesseva... Inoltre i suoi genitori sono rimasti come custodi del villaggio, un'antica memoria, un territorio sacro che ha visto piangere uomini, donne e anziani che erano stati "violentati nella loro dignità". Una caratteristica degli armeni anche durante la diaspora è quella di andare sempre alla ricerca di una chiesa, una comunità cristiana con cui condividere la loro spiritualità. Come spiega Padre Hamazasp Keshishian, la nazione armena fu la prima ad adottare il cristianesimo come religione di Stato grazie a San Gregorio l’Illuminatore , che convertì il re Tiridate III e, attraverso di lui, l’intero popolo armeno. Dal V secolo, la Chiesa armena si separò da quella romana, pur mantenendo nei secoli importanti contatti con la Chiesa occidentale, soprattutto in epoca medievale. Durante il regno armeno di Cilicia, vi furono persino tentativi di unione con la Chiesa romana. La chiesa armena, canti, messa, fedeli Dopo il Concilio di Calcedonia del 451 d.C ., infatti, la Chiesa Armena non accettò le decisioni conciliari, portando a una separazione dalle altre chiese cristiane. Durante il Regno Armeno di Cilicia (1080-1375), ci furono tentativi di riavvicinamento e unità con la Chiesa Romana, soprattutto nel periodo delle Crociate , ma tali sforzi non portarono a una unione duratura. La Chiesa armena è portatrice di una sua storia, dopo più di mille anni è rimasta identica, ha mantenuto la sua integrità. Chiesa di San Nicola da Tolentino a Roma, centro della Chiesa Armena Cattolica a Roma A Roma la comunità armena frequenta la Chiesa di San Nicola da Tolentino che gli è stata concessa da Papa Leone XIII nel 1883 . Questa chiesa, situata vicino a Via Veneto, originariamente apparteneva agli Agostiniani Scalzi , ed è stata affidata agli Armeni Cattolici per offrire loro un luogo di culto nella città eterna. Da allora, è diventato un punto di riferimento importante per la diaspora armena in Italia . A Roma, la chiesa armena tradizionale è San Biagio degli Armeni , situata in via Giulia, nel rione Ponte. Conosciuta anche come San Biagio della Pagnotta , questa chiesa è stata affidata al clero armeno nel 1836 da papa Gregorio XVI ed è considerata la chiesa nazionale della comunità armena a Roma. Una parola a parte merita il simbolo della croce armena  che, come afferma sempre Padre Hamazasp Keshishian: «...di solito viene presentata come l’albero della vita, cioè fiorita, senza Cristo come simbolo di risurrezione e queste croci sono scolpite su pietre, ma sono soprattutto espressione della fede cristiana e nello stesso tempo espressione dell’arte cristiana armena ». Il Khachkar  (o Kačkar , in armeno Խաչքար , che si pronuncia " khachkar ") è una tipica stele di pietra scolpita con una croce al centro, circondata da motivi decorativi e spesso da iscrizioni. Il termine deriva da " khach "  ( Խա չ), che significa "croce", e " kar "  ( քար ), che significa " pietra ", quindi letteralmente significa " pietra di croce " . I khachkar sono un elemento distintivo dell'arte e della cultura armena e hanno una forte valenza religiosa e commemorativa. Venivano eretti: Come simboli di fede cristiana. Per commemorare eventi importanti, come battaglie, costruzione di chiese, o per ricordare i defunti. Per segnare luoghi sacri o di pellegrinaggio. I khachkar hanno avuto origine nel IX secolo e hanno raggiunto il massimo splendore tra il XII e il XIV secolo. Ne esistono migliaia in Armenia e nella diaspora. Uno dei luoghi più famosi è il cimitero di Noratus , che ospita centinaia di khachkar . Nel 2010, l' arte dei khachkar  è stata riconosciuta dall'UNESCO come Patrimonio Culturale Immateriale dell'Umanità , per la sua unicità e il suo valore simbolico. Oggi, i khachkar continuano a essere scolpiti e utilizzati, rappresentando un forte legame tra il popolo armeno e la sua storia. La Scrittrice Manuela Avakian, autrice del romanzo Una terra per Siran , pubblicato nel 2003 da Prospettiva Editrice Nel finale del documentario viene intervistata anche la Scrittrice Manuela Avakian , autrice del romanzo Una terra per Siran , pubblicato nel 2003 da Prospettiva Editrice , che narra la storia di Siran, una donna di origine armena nata in Etiopia da profughi sopravvissuti al genocidio armeno. Negli anni Sessanta, Siran si trasferisce in Italia, ma sente sempre la mancanza della sua terra d'origine, l'Armenia. Il romanzo esplora temi di sradicamento e ricerca identitaria, rendendo omaggio al nonno materno dell'autrice, Cricor , sopravvissuto al genocidio. Rammentiamo che prima degli anni '60 in Armenia sovietica, la parola "genocidio" non poteva essere pronunciata pubblicamente, né si poteva apertamente commemorare il massacro degli Armeni del 1915. L'Unione Sovietica, di cui l'Armenia faceva parte, scoraggiava qualsiasi nazionalismo locale che potesse minare l'ideologia comunista e l'unità sovietica. Solo nel 1965, con le grandi manifestazioni a Yerevan , la capitale dell'Armenia, per il 50° anniversario del genocidio armeno , si ebbe una svolta. Per la prima volta, migliaia di armeni scesero in piazza chiedendo il riconoscimento ufficiale della tragedia e la costruzione di un memoriale. Questo portò alla decisione del governo sovietico di erigere il complesso commemorativo di Tsitsernakaberd , inaugurato nel 1967, che divenne il principale luogo di memoria del genocidio in Armenia. Da allora, il 24 aprile è riconosciuto ufficialmente in Armenia e nella diaspora come giornata di commemorazione del genocidio armeno. Il monumento alla memoria, un complesso commemorativo di Tsitsernakaberd, alla periferia di Yerevan Il monumento alla memoria di Tsitsernakaberd , alla periferia di Yerevan , è un complesso composto da diversi elementi simbolici: Il Viale delle Piaghe - Un lungo viale che porta al monumento principale, circondato da 12 colonne, simboleggianti le province armene perdute durante il genocidio. Il Monumento Centrale - Un obelisco inclinato di 44 metri che rappresenta la lotta per la sopravvivenza del popolo armeno. La forma inclinata simboleggia il dolore e la sofferenza che hanno segnato la storia degli armeni, ma anche la speranza di resistenza. La Fiamma Eterna - Alla base dell'obelisco, una fiamma eterna brucia per ricordare le vittime del genocidio e rappresenta il fuoco della memoria che non si spegne mai . La Sala della Memoria - Una sala sotterranea, dove si trovano le iscrizioni in diverse lingue, tra cui l'armeno, che commemorano le vittime. È anche un luogo per raccogliere i pensieri e le riflessioni di chi visita il sito. Ogni anno, il 24 aprile, milioni di armeni e discendenti di armeni si radunano al memoriale per onorare le vittime del genocidio, specialmente il giorno della Commemorazione del Genocidio Armeno, come luogo di memoria, ma anche come simbolo della resistenza, della resilienza e dell'identità del popolo armeno, che continua a lottare per il riconoscimento ufficiale del genocidio da parte di molti paesi e della comunità internazionale. Ma vorrei terminare questo articolo con alcuni versi del poema di Hrand Nazariantz che sia simbolo di pace e fratellanza per chiunque desideri che ogni popolo sia rispettato e incluso nella storia. Ogni popolo sia libero di volare maggio 05, 2014 Dal poema "Essere Fratelli, Amare" di Hrand Nazariantz (versione originale dalle carte d Antonio Basso) Tutto muore...Tutto passa...Essere Fratelli, Amare! Essere Fratelli, dividere il Pane ed il Cuore, il destino della Vita, il destino dell’Anima, Essere Fratelli, dividere il sangue del cuore il sangue dello spirito, il profumo delle lagrime e l'incenso delle preghiere, il calice la sorgente viva, la grazia degli dei, i sogni e le rose: Essere Fratelli, Amare..! [...] essere Fratelli, e non dire mai: “Venite domani!” [...] E poi, chiudere gli occhi di carne per aprire quelli dello spirito.... (dal volume il Ritorno dei Poeti, casa editrice Kursaal 1952) Qua sotto si può visionare il documentario scritto da Pietro De Gennaro  e Alessandro Greco, diretto dalla Regista Alessandra Peralta , Produttore Esecutivo Luigi Bertolo , pubblicato su Raiplay: Sussurri

  • Egitto - Il Cairo, Convegno Internazionale Italo-egiziano

    Chiara Cavalieri ( Assadakah News ) - Si è concluso con grande successo il Convegno Internazionale Italo-Egiziano su Tecnologia e Scienze Applicate nella Conservazione del Patrimonio Culturale , tenutosi dal 28 al 30 gennaio 2025 presso l’ Istituto Culturale Italiano e il Museo del Palazzo Manial al Cairo . L’evento, organizzato con la partecipazione del Ministero del Turismo e delle Antichità e del Settore dei Musei egiziani, ha riunito esperti, ricercatori e accademici da tutto il mondo per discutere delle ultime innovazioni tecnologiche e delle strategie avanzate per la salvaguardia del patrimonio culturale, sia materiale che immateriale. Prof. Badawi Ismail Collaborazione Internazionale Il convegno ha visto la partecipazione di numerosi esperti provenienti da Egitto, Italia e da altri paesi come Sudan, Algeria e Marocco, che hanno condiviso conoscenze ed esperienze nel campo della conservazione del patrimonio. Tra i relatori di spicco, il Dr. Maurizio Guerra , Direttore dell’Istituto Culturale Italiano, e il Dr. Raffaello Pentagel o, Addetto Culturale Italiano in Egitto, hanno sottolineato l’importanza della cooperazione internazionale per la protezione del patrimonio culturale. Raffaele Pentagelo Addetto Culturale Interventi di alto livello La cerimonia di apertura è stata presieduta dal Prof. Dr. Badawi Ismail, già Preside della Facoltà di Archeologia dell’Università di Luxor e fondatore della **Fondazione Egitto Futuro**, insieme al **Prof. Dr. Osama Abdel Warith**, Presidente di **ICOM Egitto**, e al **Prof. Dr. Omar Abdel Karim**, Capo del Dipartimento di Restauro della Facoltà di Archeologia dell’Università del Cairo. Hanno inoltre partecipato il Prof. Dr. Gomaa Abdel Maksoud, esperto di scienze del patrimonio presso l’Università Egiziano-Giapponese, e il Dr. Mahmoud El-Shandidi, Direttore Generale del Centro per il Patrimonio Culturale della Fondazione Egitto Futuro. Temi e discussioni Durante i tre giorni di lavori, sono stati affrontati temi cruciali come l’uso delle tecnologie avanzate*per la conservazione del patrimonio, le strategie di salvaguardia e le metodologie innovative per la protezione del patrimonio tangibile e intangibile. Le sessioni hanno incluso presentazioni accademiche, workshop e dibattiti, con contributi di alto livello da parte di ricercatori e professionisti del settore. Conclusioni e raccomandazioni Al termine del convegno, i partecipanti hanno ribadito l’importanza della **tecnologia moderna** come strumento essenziale per la protezione e la valorizzazione del patrimonio culturale. Sono state inoltre formulate raccomandazioni concrete per migliorare le pratiche di conservazione e promuovere la collaborazione internazionale in questo campo. Ringraziamenti Un sentito ringraziamento è stato rivolto a tutti coloro che hanno contribuito al successo dell’evento, in particolare al **Prof. Dr. Moamen Othman**, Capo del Settore Musei, e al **Prof. Dr. Mohamed Khaled Ismail**, Segretario Generale del Consiglio Supremo delle Antichità, per il loro impegno e supporto. Un grazie speciale è stato esteso anche a tutti i partecipanti, ai relatori e agli organizzatori, con l’auspicio di continuare a lavorare insieme per la tutela del patrimonio culturale globale. Il Convegno si è chiuso con un messaggio di speranza e collaborazione, sottolineando come la tecnologia e la scienza possano essere alleati fondamentali per preservare il nostro passato e costruire un futuro migliore.

  • Emirati Arabi Uniti - Nadir e la Perla Parlante

    Nadir e la Perla Parlante Rubrica Emirati Arabi Uniti - Archeologia, Cultura e Tradizioni, Le mille e una Fiaba  - 1 Febbraio 2025 Patrizia Boi (Assadakah News) - C’era una volta, in un villaggio costiero degli Emirati Arabi Uniti , un giovane chiamato Nadir , figlio di una famiglia di cercatori di perle. Da generazioni, il mare era stato la loro dimora e il loro sostentamento, ma Nadir  sognava qualcosa di più. Racconti sussurrati dai vecchi marinai parlavano di una Perla Parlante , un gioiello magico nascosto nelle profondità marine, capace di esaudire i desideri più puri e custodire i segreti del mare. Una notte, mentre Nadir  si preparava per una nuova immersione, notò che le stelle sembravano riflettersi nel mare più luminose che mai. Un anziano del villaggio lo avvertì: « Le acque stanotte sono pericolose, Nadir . Si dice che il jinn delle profondità marine  appaia nelle notti di luna piena per proteggere i suoi tesori, immergerti è un rischio ». Ma Nadir  era risoluto e non si fece spaventare. Si immerse nel mare incantato, guidato da un’energia misteriosa. Nuotò più a fondo di quanto avesse mai fatto prima, finché non trovò una conchiglia dorata incastonata tra le rocce di corallo. La osservò attentamente e la aprì con cautela: conteneva una Perla  così risplendente da illuminare l’oscurità del mare più profondo. Improvvisamente, la Perla  cominciò a sussurrare qualcosa con una voce assai melodiosa: « Che cosa cerchi essere mortale, perché disturbi il mio riposo ?» Nadir , stupito ma determinato, rispose: « Sono Nadir , un cercatore di Perle. Non sogno ricchezze, ma una speranza per il mio villaggio, che sta soffrendo a causa di un mare sempre più avaro ». La Perla  lo ascoltò in silenzio, ma prima che potesse rispondere, apparve il jinn delle profondità marine , una figura avvolta in flutti argentati e con occhi che riflettevano l’abisso. « Questa Perla  non può appartenere ad un mortale » affermò risoluto il jinn  con una voce che sembrava un’onda infrangersi contro le rocce. « Solo chi possiede un cuore puro e il coraggio di affrontare il mare incantato può meritare i suoi doni ». Il jinn  sottopose Nadir  a tre prove. Le Tre Prove di Nadir Prima Prova - Il Vortice delle Correnti Perdute Prima prova - Il Vortice delle correnti perdute Mentre Nadir  avanzava nelle profondità del mare, sentì l'acqua farsi gelida e il mondo intorno a lui diventare indistinto. Improvvisamente, si trovò risucchiato in un vortice d’acqua ribollente, un anello incessante di correnti che lo trascinava in tutte le direzioni. Le rocce danzavano come ombre, mentre eco lontani sembravano mormorare antichi avvertimenti. Ogni volta che cercava di risalire in superficie, la corrente lo respingeva giù, come se il mare stesso volesse intrappolarlo. Nadir  si ricordò allora delle parole di suo padre: « Quando il mare ti confonde, chiudi gli occhi e ascolta il suo ritmo. Il mare parla solo a chi sa ascoltarlo ». Seguendo quell’insegnamento, Nadir  smise di lottare contro le correnti e chiuse gli occhi. Con il cuore calmo, percepì una melodia sottile, un canto del mare che sembrava indicargli la via. Aprì gli occhi e vide una stella marina dorata  fluttuare nell’acqua davanti a lui, come un piccolo faro di speranza. Seguendo il suo bagliore, Nadir  trovò il varco tra le correnti e uscì dal vortice. Quando toccò la stella marina, questa si dissolse, lasciando un sussurro: « Solo chi è in sintonia con il mare può trovare la strada ». Seconda Prova - Le Sirene dell’Inganno Seconda Prova - Le Sirene dell'inganno Superato il vortice, Nadir  si trovò in un luogo meraviglioso, dove la luce si rifletteva su coralli scintillanti e pesci dai colori iridescenti. Ma non era solo, dalle ombre emersero delle figure eteree, bellissime sirene dai lunghi capelli intrecciati di alghe e occhi scintillanti come perle nere. Le loro voci erano dolci come il miele e cariche di promesse: « Nadir , fermati. Non proseguire. Resta con noi e conoscerai la felicità eterna. Sei un giovane cercatore carico di inutili sogni. Il mare ti offre solo fatica e miseria, ascoltaci ». Nadir  si sentì attratto dalle loro voci, come se ogni parola avvolgesse i suoi pensieri in una nebbia. Vide immagini di un futuro perfetto, privo di difficoltà, e per un attimo il desiderio di abbandonarsi a quel sogno lo sfiorò. Ma poi si accorse che le immagini erano come riflessi distorti sull’acqua: belle, ma prive di sostanza. Con le ultime forze della sua volontà, Nadir  strinse al petto il ciondolo che portava al collo, un dono di sua madre, e d esclamò: « Non posso fermarmi. La mia gente mi aspetta ». Le sirene risero, trasformandosi in spirali di fumo d’acqua, ma una di loro lasciò cadere una piccola conchiglia argentata , che Nadir  raccolse. Quando la avvicinò all’orecchio, sentì la voce della Perla Parlante  sussurrare: « Ricorda, la vera felicità non si trova nell’inganno, ma nella verità ». Terza Prova - Il Silenzio del Mare Infinito Terza Prova - Il silenzio del mare infinito Ora Nadir  era stanco, ma il viaggio non era ancora finito. Entrò in una zona buia del mare, dove non c’era più luce né suono. L’unico rumore era quello del suo respiro, sempre più affannoso. Il silenzio era opprimente, e il giovane iniziò a sentire il peso della solitudine. Ogni movimento sembrava inutile, come se il mare stesso fosse diventato un deserto infinito. All’improvviso, vide davanti a sé un’ombra scura, una gigantesca manta nera , una sorta di guardiano del segreto, che lo guardava con occhi come abissi, facendogli provare uno strano dubbio e il un implacabile senso di impotenza di fronte all'immensità del mare. La manta gli parlò con una voce che risuonava nella sua mente: « Perché continui a lottare, oh uomo mortale? Qui non c’è nulla per te. Sei solo, come tutti quelli che cercano ciò che non possono avere. Non spingerti troppo nell’abisso, è molto pericoloso!». Nadir  sentì la disperazione avvolgerlo, come una rete invisibile. Si ricordò però delle storie che suo nonno gli raccontava quando era bambino, storie di uomini coraggiosi che affrontavano il mare con il cuore pieno di speranza. Si mise a cantare una melodia antica, una canzone che parlava del legame tra l’uomo e il mare. Mentre cantava, il buio si trasformò in un tenue bagliore, e vide apparire la Perla Parlante  davanti a lui. La sua luce scacciò l’ombra della manta , che si dissolse in mille gocce d’acqua. La Perla affermò: « Hai affrontato il silenzio e hai trovato la tua voce. Questo è il segreto più grande del mare, non ti abbandona mai, finché lo ascolti e lo rispetti ». Superate le prove, il jinn  si avvicinò a Nadir  Ed esclamò: « Solo un Essere Divino può superare queste tre prove, sei degno di possedere questa Perla  rara. Ora è tua, ma sappi che non possiede il potere di esaudire desideri di ricchezza ed egoismo. Custodisce i segreti del mare e fa avverare solo i desideri guidati dall’amore e dalla generosità ». Quando Nadir  tornò al villaggio con la Perla Parlante , la sua luce si diffuse ovunque, illuminando il mare e richiamando i pesci e i tesori perduti. Il villaggio rifiorì, e ogni desiderio espresso da Nadir con la Perla  portò gioia e prosperità. Nadir  fu costretto a imparare una lezione importante: la Perla  non era solo un dono, ma una grande responsabilità, perciò decise di custodirla non come un trofeo, ma come un simbolo di speranza e armonia tra uomo e natura. Nadir racconta la leggenda della Perla Parlante E così, nelle notti di luna piena, Nadir  raccontava ai bambini del villaggio la leggenda della Perla Parlante , insegnando loro che il vero tesoro non si trova nelle profondità del mare, ma nel cuore di chi osa sognare e agire per un bene più grande. ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- La Rubrica del mese di Marzo sarà dedicata allo Yemen a partire da Archeologia, Cultura e Tradizioni, Le mille e una Fiaba  - 1 Marzo 2025 Lo Yemen , terra di straordinaria bellezza e antiche tradizioni, è un mosaico di storia e magia. Le sue città, come Sana’a e Shibam , sembrano emergere da un racconto fiabesco con le loro torri di fango e le intricate decorazioni geometriche. Le pietre preziose, in particolare lo zircone e l’onice, sono celebrate per le loro proprietà magiche e spirituali, mentre il Souq al-Milh accoglie i visitatori con spezie, incensi e tesori artigianali. Le tradizioni yemenite, come il " ghumdan " danzato con pugnali cerimoniali e la maestria del caffè mocha , evocano un fascino senza tempo. Lo Yemen è un luogo dove ogni pietra, profumo e gesto raccontano storie millenarie.

  • سوريا. قرب البابا، ترياق ضدّ الخوف

    الوطنية الفاتيكان خصصت الصحف الإيطالية مساحة واسعة لزيارة الموفد البابوي لسوريا والتي حسب موقع الصداقة أعطت مزيد من الامل السوريين ولا سيما المسيحيين منهم. امس عاد الكاردينال كلاوديو غوجيروتي إلى الفاتيكان في نهاية مهمته في سوريا حيث زار دمشق وحلب وحمص ومار موسى.اختتم موفد البابا فرنسيس إلى سوريا زيارته بمغادرته دمشق أمس إلى بيروت ليعود أخيرًا إلى الفاتيكان. لقد كان برنامجاً مكثفاً مع مهمّة مُهمّة: أن يحمل محبة البابا إلى المؤمنين والإكليروس في الكنائس المحلية ولكي يشهد على قرب الأب الأقدس من الشعب السوري بأكمله.قال الكاردينال كلاوديو غوجيروتي: "لقد كانت أيامًا مليئة بالمشاعر، وكذلك بالتأثُّر لشخصيّ: إذ رأيت واختبرت عن كثب الصعوبات المأساوية للحياة اليومية لهذا الشعب: الفقر المنتشر، نقص المياه والكهرباء، نقص التدفئة، وعدم اليقين بشأن المستقبل". ولكن على الرغم من حالة الخضوع التي يجد السوريون فيها أنفسهم الآن، إلا أن رسالة القرب للبابا فرنسيس كانت بمثابة بلسم لهم. "يمكنك أن ترى بوضوح أنه عندما تحمل تحية البابا وتعزيته يكون لها تأثير قوي جدًا على الناس. - قال الكاردينال - "إن الشعور بالمرافقة والشعور بالحب والشعور بالاهتمام من خلال معاون الأب الأقدس قد لمسهم بعمق وقد أظهروا ذلك من خلال مبادلتهم هذه المشاعر بقوّة". لا يزال الفقر المنتشر على نطاق واسع وعدم اليقين الناجم عن العملية الانتقالية الجارية يشكلان عاملًا حاسمًا في الدفع نحو الهجرة لاسيما بين المسيحيين.ويوضح الكاردينال غوجيروتي: "لقد عملنا على هذا الأمر قدر المستطاع لمحاولة إقناعهم بأننا سنفعل كل ما بوسعنا لكي يكون لأبنائهم مستقبل في هذه الأرض، وإلا فإن البلاد تخاطر باستنزاف نفسها". إن الوجود المسيحي الذي هو في حده الأدنى الآن، يخاطر بأن يختفي إلى الأبد، حيث كان مهد المسيحية".كثيرون هم الشباب في سوريا الذين التقاهم موفد البابا فرنسيس في جميع مراحل زيارته عبر سوريا. في حلب، كما في حمص ودمشق، شارك المئات منهم في اللقاءات مع عميد دائرة الكنائس الشرقية وأحيوا الاحتفالات وأخبروه عن التزامهم تجاه المجتمع السوري. في جميع الرعايا، لم تتوقف المجموعات الكشفية عن جمع الشباب المسيحي معًا وكانت نقطة مرجعية. "هم يشعرون بأنهم سوريون أولاً وقبل كل شيء، وبالتالي يريدون أن يقبلوا تحدي بناء نسيج اجتماعي جديد". إن إصرار الشباب وأعضاء الجماعات المسيحية على أن يكونوا روادًا لمستقبل سوريا هو تحدٍ للكنائس المحلية المدعوة إلى تحمل مسؤولية قوية.أضاف عميد دائرة الكنائس الشرقية يقول: "لقد كان ندائي لممثلي الكنائس السورية أولاً أن يكونوا صوتًا واحدًا، على الرغم من تنوع تقاليدهم ومؤسساتهم وتراتبيتهم الهرمية لأن خلاف ذلك سيكون هناك خطر عدم الأهمية المطلقة. هنا يجب أن يكون الصوت المسيحي -وهذا هو السبب الذي جعلنا نزور رؤساء الكنائس الأرثوذكسية أيضًا- في هذه المرحلة موحدًا من أجل الاحتياجات الأساسية، ومن أجل المطالب المشتركة للذين يمثلون المرحلة الانتقالية أو الذين سيخلفونهم".إنها مرحلة حساسة جدًّا. - خلص الكاردينال غوجيروتي إلى القول - إذا أردنا أن نتخيّل دولة لها طبيعتها المتعددة الأوجه والمهمّة في تركيبة المجتمع فهناك دور كبير للمسيحيين وكذلك الدور الكبير للكرسي الرسولي".

  • Unicef - Khaby Lame ambasciatore di Buona Volontà

    Assadakah News - Il content creator proveniente dal Senegal e naturalizzato italiano, di fama internazionale, Khabane Serigne Lame, è stato nominato ambasciatore di Buona Volontà dell'Unicef, in occasione di un evento nel paese natale, il Senegal appunto, con una missione per incontrare bambini e giovani che portano cambiamenti positivi nelle loro comunità. “È un onore far parte di un'organizzazione che mette i diritti dei bambini in primo piano ogni giorno. Anche io ho vissuto la povertà, ho lottato per trovare la mia passione a scuola, ho perso il lavoro durante la pandemia, fino a trovare il mio posto e la mia vocazione nel mondo, so che tutti i bambini possono crescere bene quando viene data loro una possibilità e un'opportunità”. Nel suo ruolo di Goodwill Ambassador dell'Unicef, Lame utilizzerà le sue piattaforme globali per contribuire a sensibilizzare l'opinione pubblica sui diritti dei bambini in tutto il mondo, tra cui l'istruzione e la formazione, l'emancipazione delle ragazze, la protezione dalla violenza e dagli abusi, l'accesso alla salute, alla nutrizione e a un ambiente pulito. Lame ha incontrato i bambini in un centro di accoglienza a Dakar, ascoltando le storie di quanti sono fuggiti da violenze, abusi e sfruttamento, poi ha visitato una scuola a Ziguinchor, dove i bambini con disabilità hanno accesso a tecnologie di sostegno per imparare e crescere, e ha giocato una partita di calcio con bambini non vedenti. A Kolda, una regione al confine fra Gambia e Guinea-Bissau, Lame ha partecipato a un workshop che insegna alle ragazze scienza, tecnologia, ingegneria e matematica, e le aiuta a entrare nel mondo del lavoro. Lame ha poi incontrato il Consiglio municipale dei bambini di Sédhiou, eletti dai loro coetanei per partecipare alle discussioni con le autorità locali, in modo da responsabilizzare sulle questioni che li riguardano.

  • Giordania - Mostra "Jordan: Dawn of Christianity" a Roma

    La Ministra del turismo e delle antichità del Regno Hashemita di Giordania , Sua Eccellenza Lina Annab Patrizia Boi (Assadakah News) - Venerdì 31 gennaio 2025 è stata inaugurata al Palazzo della Cancelleria a Roma la mostra Giordania: alba del cristianesimo/Jordan: Dawn of Christianity che rimarrà in esposizione fino al 28 febbraio 2025 allo scopo di celebrare il Patrimonio Cristiano della Giordania a Roma. La mostra sarà aperta al pubblico con ingresso gratuito e prenotazione obbligatoria sul sito www.mostragiordania.com   Al vernissage della Mostra, organizzata dal Ministero del Turismo e delle Antichità della Giordania in collaborazione con il Vaticano , sono intervenuti la Ministra del turismo e delle antichità del Regno Hashemita di Giordania , Sua Eccellenza Lina Annab , l’ Ambasciatore del Regno Hashemita di Giordania in Italia, Sua Eccellenza Kais Abu Dayyeh , il segretario generale del Ministero del Turismo e delle Antichità della Giordania Dr. Fadi Balaawi , il direttore generale del Jordan Tourism Board Dr. Abed Alrazzq Arabiyat , e il direttore generale del  Sito del Battesimo Dr. Rustom Mkhjian . Riportiamo integralmente il Discorso di Sua Eccellenza Lina Annab all'inaugurazione della mostra perché vogliamo diffondere queste parole d'amore e di pace: « Oggi è un giorno molto speciale. È il giorno che abbiamo atteso a lungo: l'inaugurazione della mostra Giordania, l'Alba del Cristianesimo . Definisco questo progetto un "atto d’amore", perché tutto il team che ha lavorato a questa esposizione lo ha fatto con grande passione. Abbiamo lavorato duramente, ma ci siamo anche divertiti moltissimo nel realizzare questa mostra, ed è una gioia avervi qui con noi oggi per l’inaugurazione. Benvenuti! Questa mostra è molto importante per noi per diversi motivi. Stiamo celebrando e mettendo in luce le origini e il patrimonio del Cristianesimo, nonché la duratura presenza cristiana in Giordania. Vogliamo mostrare la straordinaria ricchezza culturale del Cristianesimo. Si tratta della prima mostra di questo genere, sia per le sue dimensioni che per i reperti esposti. Alcuni di questi oggetti vengono esposti per la prima volta al di fuori della Giordania. La definiamo "unica nel suo genere" proprio per l'eccezionalità del materiale presentato. Abbiamo selezionato pezzi provenienti da 30 siti di straordinario valore storico in Giordania, alcuni dei quali sono Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO , mentre altri sono siti di pellegrinaggio riconosciuti e approvati dal Vaticano. In Giordania ne abbiamo cinque, e in questa mostra ne presentiamo i reperti più significativi. Il titolo della mostra, Giordania, l'Alba del Cristianesimo , riflette esattamente il messaggio che vogliamo trasmettere. Molte persone, quando pensano al Cristianesimo , non collegano immediatamente la sua storia al mondo arabo, alla Giordania o alla Palestina . Oppure lo fanno solo marginalmente. Con questa esposizione vogliamo invece ricordare al mondo che il Cristianesimo è nato proprio nella nostra regione. È in Giordania che Giovanni Battista battezzò Gesù Cristo, dando inizio alla diffusione del Cristianesimo nel mondo. Immersione nel Cristianesimo primitivo attraverso immagini spettacolari Il nostro messaggio è chiaro: la presenza cristiana in Giordania non è un fatto secondario, ma è parte integrante della nostra identità e della nostra società. Ci piace descrivere il nostro paese come un mosaico, un'opera d’arte meravigliosa, e possiamo essere completi solo se tutte le tessere di questo mosaico rimangono unite. Questo è il messaggio che abbiamo sempre voluto trasmettere al mondo. Oggi in Giordania, cristiani e musulmani condividono la vita quotidiana, fianco a fianco. Questa è la nostra identità e ciò che vogliamo sempre mostrare al mondo. I cristiani giordani sono impegnati a preservare il loro patrimonio cristiano arabo, e vogliamo evidenziare anche questo attraverso la mostra. Musulmani e cristiani formano una società armoniosa che supera le differenze religiose e culturali. Questo è un aspetto fondamentale che vogliamo sottolineare e diffondere. La Giordania è un paese di pace, un paese d’amore. Questo è il messaggio che Sua Maestà, il Re Abdullah, ha sempre condiviso. Sua Maestà ha sempre sottolineato che, anche se possiamo sembrare diversi, anche se possiamo appartenere a religioni diverse o parlare lingue diverse, ciò che ci unisce è molto più grande di ciò che ci divide. Vogliamo ricordare al mondo – e a noi stessi – che, soprattutto in questi tempi difficili, dobbiamo sempre preservare la nostra umanità, mantenere vivo l’amore e la pace, e diffonderli ovunque. Questa mostra è importante anche per il luogo in cui ci troviamo: il Vaticano . Giordania e Vaticano hanno eccellenti relazioni diplomatiche. La Giordania è l'unico paese visitato da quattro Papi, a partire dal 1964 fino al 2014. Quest’anno celebriamo il 30° anniversario delle relazioni diplomatiche bilaterali e il 60° anniversario della prima visita di Sua Santità il Papa. Questa mostra è anche un modo per celebrare questi legami speciali. Ancora una volta, vi invito a visitare la mostra, a godervi l’esperienza e a immaginare cosa significhi visitare realmente questi luoghi in Giordania. Come ho detto, questa esposizione è solo un piccolo assaggio di ciò che il nostro paese ha da offrire. Vi invitiamo a venire in Giordania, a scoprire la bellezza della nostra vita quotidiana, la sacralità e la spiritualità dei nostri luoghi, e la nostra ospitalità. Siamo un popolo accogliente, amiamo ricevere i nostri ospiti e non vediamo l’ora di darvi il benvenuto in Giordania. Vi aspettiamo! Grazie mille». In coincidenza con l'Anno l’Anno Giubilare del Vaticano a tema Pellegrinaggio della Speranza , nonché il 60° anniversario della visita di Papa Paolo VI in Giordania nel 1964 , dunque, l'esposizione intende celebrare i 30 anni di relazioni diplomatiche tra la Giordania e la Santa Sede. La Conferenza Stampa di presentazione della Mostra ad Amman Lo aveva spiegato anche il Nunzio Apostolico in Giordania, l'Arcivescovo Giovanni Pietro Dal Toso , intervenuto lo scorso 8 gennaio ad Amman in occasione della Conferenza stampa di presentazione della Mostra, sempre presieduta da S.E. Lina Annab , a cui ha partecipato anche il Direttore Generale del Jordan Tourism Board , Dr. Abed Al Razzaq Arabiyat . Per un intero mese, l'Urbe avrà l'opportunità di ospitare un'esperienza immersiva che condurrà i visitatori in un viaggio attraverso 80 reperti di straordinario valore storico e culturale , in grado di tracciare l'evoluzione del Cristianesimo dalle sue origini fino all'epoca contemporanea. Questi manufatti, accuratamente selezionati da 30 siti archeologici distribuiti in Giordania, sono presentati al pubblico internazionale per la prima volta. La collezione rappresenta un ponte significativo con le radici storiche del Cristianesimo in questa regione, offrendo un'opportunità unica per esplorare il ricco patrimonio spirituale e culturale che la Giordania custodisce. La Giordania , terra di antichi miracoli e silenzi sacri, si stende come un ponte tra cielo e terra nel cuore della storia cristiana. Qui, tra le sue colline dorate e i deserti senza tempo, il vento porta ancora l’eco dei profeti e delle preghiere sussurrate sotto lo stesso cielo che un tempo testimoniò la nascita della fede. È una culla di spiritualità, un santuario che abbraccia le orme di Elia, Mosè e Giovanni Battista , intrecciando storie di speranza e rivelazione. Sulle rive del fiume Giordano, le acque sacre riflettono la luce di un passato eterno, là dove Giovanni battezzò Gesù e il Cristianesimo mosse i suoi primi passi verso il mondo. La mostra offre un passaggio privilegiato verso il sacro passato di questa terra, includendo cinque siti di pellegrinaggio riconosciuti dal Vaticano: Un messaggio di Pace Tel Mar Elias , luogo natale del Profeta Elia . Nostra Signora della Montagna , santuario dedicato alla Vergine Maria . Monte Nebo , dove si trova la tomba del Profeta Mosè . Macheronte , teatro del martirio di Giovanni Battista . Maghtas , sul fiume Giordano, sito del Battesimo di Gesù Cristo , dove Giovanni Battista battezzò Gesù, segnando l’inizio della Storia Cristiana. Visitando la Mostra si entra in una dimensione di introspezione, accompagnati da un gioco di luci e musiche che conducono il visitatore attraverso un percorso ben definito e molto suggestivo, tra croci e monete, tra reliquie e collezioni di lapidi, tra gli spettacolari mosaici di Madaba e una miriade di luoghi straordinari: Ayala, Rehab, Petra, il Monte Nebo, Anjara, il Santuario del Profeta Elia, ecc. Ogni oggetto è stato scelto ad arte, è stato collocato con coerenza, suscitando la curiosità del visitatore che può conoscere ogni dettaglio: cosa rappresenta l'oggetto, il suo codice di riferimento, la datazione, il materiale di cui è composto, le dimensioni esatte, il luogo in cui è stato scoperto, il museo di provenienza, una descrizione dettagliata dell'oggetto e del suo significato. Come dovrebbe essere una bella Mostra, e lo è, aggiungerei elegante, raffinata, spettacolare. Si respira ordine e bellezza, niente è lasciato al caso, l'armonia regna sovrana, ogni particolare è permeato d'amore, come afferma Sua Eccellenza Lina Annab: « Abbiamo lavorato con amore, uniti nell'amore, per questo lavoro, per la bellezza degli artefatti, per quello che stavamo realizzando, per la relazione che si è instaurata tra tutti noi, ognuno con suo ruolo, ognuno con la sua importanza, tutti ugualmente indispensabili ». Infatti, quando le abbiamo chiesto di indicarci qualche suo collaboratore fondamentale, ci ha risposto: « Tutti ». Questa Mostra è una sorta di missione per la Ministra e i suoi collaboratori, quella di far conoscere il Cristianesimo delle origini e attraverso di essa coronare un sogno di Pace: « La presenza del cristianesimo in Giordania risale alle sue origini più antiche e profonde. Per questo motivo, il simbolo scelto per rappresentare l’esposizione non è la croce, bensì il pesce, segno distintivo dei primi cristiani. Gli antichi cristiani trovarono rifugio in Giordania, una terra che, ancora oggi, è considerata un luogo di pace, armonia e accoglienza per coloro che sono in difficoltà. Così come allora, anche oggi la Giordania continua a essere un rifugio sicuro. Nel VI secolo, il cristianesimo divenne particolarmente fiorente, ma sono presenti reperti risalenti anche a periodi precedenti. Tra questi, vi sono oggetti liturgici, croci e manufatti che raccontano la vita quotidiana di quei primi cristiani. Questa mostra rappresenta un'opportunità preziosa per comprendere come vivevano e quale fosse il loro mondo» , spiega ancora la Ministra . E prosegue esponendo lo scopo del progetto: « Questa mostra è significativa perché evidenzia il ruolo della Giordania come luogo di pace nel Medio Oriente, dall'antichità fino ai giorni nostri. In un periodo in cui a Roma si celebra il Giubileo della Speranza, l’esposizione vuole trasmettere un messaggio di armonia e convivenza pacifica. È un’invito aperto a tutti a visitare la Giordania, a scoprire la ricchezza della sua storia e il mosaico sociale che caratterizza il paese, dove cristiani e musulmani convivono pacificamente ». Alla domanda su quale messaggio questa mostra voglia trasmettere agli altri paesi della Lega Araba, Sua Eccellenza risponde che il messaggio è universale: amicizia, amore e pace. È un messaggio rivolto all’Europa, all’Italia, al Vaticano e al mondo intero: la Giordania è la culla del Cristianesimo, un paese dove cristiani e musulmani vivono insieme in armonia. E quando le abbiamo chiesto come e da chi fosse nato il progetto, ha risposto: « L’idea della mostra è nata circa un anno fa, supportata dalle ottime relazioni tra il Vaticano e la Giordania, così come dai solidi legami tra il re Abdullah II e il Papa . Ma oltre alla visione iniziale, la realizzazione dell’esposizione è stata un vero e proprio lavoro d’amore, portato avanti con passione e dedizione da un team eccezionale» . La prima sensazione di armonia si prova quando si giunge all'artefatto c he potete vedere qui sopra, denominato: Colonne e Lastra del Cancello del Presbiterio Z02-072-UJ1431, Z02-074-UJ1432, scoperto a Rujm Al Kursi e preso in prestito dal Museo Archeologico dell'Università di Giordania È come entrare in un tempio di bellezza, un luogo sacro carico di armonia, si ha la sensazione di essere permeati dall'essenza, dal nocciolo di uno spazio-tempo infinito-eterno, dove ognuno di sente in equilibrio e non ha bisogno di rubare lo spazio e il tempo all'altro, dove dentro e fuori regna la Pace. Queste due colonne di sbarramento e la lastra sono realizzate in pietra di Mosè  (bitume) e risalgono alla fine del VI secolo d.C . Le colonne presentano un corpo quasi cubico con una sommità conica che ricorda una pigna. Su due lati del corpo corre una lunga scanalatura destinata a fissare un pannello di sbarramento. Le lastre, invece, sono decorate con croci scolpite a bassorilievo all'interno di cerchi intrecciati. Questa pietra, conosciuta localmente come Hajar Musa , è avvolta da una leggenda popolare secondo cui avrebbe acquisito la capacità di accendersi spontaneamente a causa del passaggio del Profeta Mosè attraverso la regione di Madaba . Il detto locale afferma infatti: «L’acqua di Madaba viene dai suoi pozzi e il suo fuoco dalle sue pietre». Immersione e stupore La pietra di Mosè è comunemente utilizzata per la realizzazione delle barriere delle chiese, grazie alla sua facilità di lavorazione, e viene solitamente estratta nelle vicinanze del Monte Nebo , nei pressi di Madaba . Il Monte Nebo - https://it.visitjordan.com/Wheretogo/Madaba Le colonne di sbarramento facevano parte del cancello del presbiterio , che separava il presbiterio—l'area sacra attorno all'altare—dal resto della chiesa. La croce scolpita e la sommità decorata a forma di pigna si allineano con i motivi simbolici e ornamentali tipici di queste strutture. La scanalatura sulla colonna serviva per fissare un pannello o una ringhiera, rafforzando la separazione tra i fedeli e il clero, pur mantenendo una connessione visiva. La scelta della pietra di Mosè per la costruzione rafforza il legame con l'identità religiosa e culturale della regione, conferendo ulteriore significato al suo ruolo nello spazio liturgico. Capitello di Colonna Z01-06-4972 - VIII secolo d.C. - Calcare - 31x23,5x24 cm Tra i pezzi più significativi possiamo trovare questo Capitello di colonna decorato con rilievo inciso ( cavo-relief ) , noto come " Capitello a Cestino ", con una croce circondata da un cerchio. Scoperto a Umm Al Walid – Governatorato di Amman, è stato preso in prestito dal Museo Archeologico di Madaba. Questo pezzo rappresenta un importante sviluppo nella progettazione, incisione e produzione di capitelli con un'identità locale. Tale evoluzione ha avuto inizio nel periodo bizantino e si è sviluppata ulteriormente durante l’ epoca omayyade . È uno dei tipi di capitelli più celebri, ampiamente utilizzato in palazzi, abitazioni e chiese sia nel periodo bizantino che in quello omayyade. Base di ColonnaZ01-027-IR2739 - VI/VII secolo d.C. - Marmo - 17x17 cm Personalmente ho apprezzato particolarmente questa Base di colonna in calcare con un'incisione a forma di croce, scoperta a Tabaqat Fahl (Pella) e attualmente in prestito dal Museo Dar As Saraya , perché la croce era un simbolo fondamentale nella decorazione degli edifici bizantini, con utilizzi che variavano tra incisione, intaglio e pittura. Questo esemplare presenta una croce quadrata finemente scolpita, con lati tridimensionali che conferiscono un effetto di profondità e rilievo. Colonna in MarmoZ01-010-JS1223 - VI secolo d.C. - Marmo - 100x23,5x23,5 cm La mostra espone anche questa spettacolare Barriera marmorea di una chiesa risalente al periodo bizantino , datata al VI secolo d.C., rinvenuta a Yajuz, che è stata presa in prestito dal Magazzino Centrale del Dipartimento delle Antichità. Finemente scolpita, serviva sia come elemento funzionale che simbolico all'interno di uno spazio sacro, segnando la separazione tra la congregazione e l'altare. L'artefatto riflette l’elevata raffinatezza artistica e la profonda devozione religiosa delle comunità cristiane bizantine della regione, offrendo un'importante testimonianza delle pratiche architettoniche e liturgiche dell'epoca. Lapide FunerariaZ04-069-J19680 - VI secolo d.C. - Pietra calcarea - 46x29x5,5 cm Un altro pezzo significativo tra le sculture in materiale lapideo è rappresentato da questa Lapide funeraria in pietra calcarea del VI secolo d.C. , raffigurante una figura femminile centrale avvolta in abiti rituali, con grappoli d'uva scolpiti su entrambi i lati. L'artefatto presenta distintivi simboli cristiani e un'iscrizione in greco, testimoniando le pratiche spirituali e commemorative del periodo bizantino in Giordania. Scoperta ad Amman è pervenuta in prestito dal Museo Archeologico di Giordania. Rilievo dell'AgnelloZ01-077-R222 - III-IV secolo d.C. - Pietra calcarea - 39x50x31 cm Risalente al III-IV secolo d.C., questo rilievo in pietra arenaria raffigura un agnello circondato da volute di acanto che faceva parte del complesso di San Stefano a Umm al-Rasas, presenta caratteristiche artistiche regionali. Scoperto presso la Chiesa dell'Atrio, Complesso di San Stefano proviene in prestito dalla Stonehouse di Monte Nebo. Faceva parte di una decorazione architettonica. Fu scolpito in un grande blocco di pietra arenaria e successivamente riadattato durante la costruzione della parete meridionale dell'abside della chiesa più piccola all'interno del Complesso di San Stefano a Umm al-Rasas, nell'atrio meridionale. Il rilievo, caratterizzato da un forte rilievo sporgente, mostra chiare influenze artistiche regionali con una particolare attenzione ai dettagli naturalistici. Datato al III-IV secolo d.C., è considerato uno degli artefatti più rari della Giordania . Durante l'inverno del 1986-1987, la facciata della chiesa crollò e il rilievo fu trasferito al Museo di Monte Nebo per la sua conservazione. Bottiglia di vetro a forma di pesceZ03-071-UJ1161 - VI secolo d.C. - Vetro - 16x6,5x3,6 cm Non poteva mancare un riferimento all'icona cristiana del pesce presentata in due suggestivi esemplari di vetro. Il primo è rappresentato da una bottiglia di vetro a forma di pesce , risalente al VI secolo d.C ., scoperta a Khirbat Yajuz, presa in prestito dal Museo Archeologico dell'Università di Giordania. Questa particolare bottiglia in vetro, è realizzata in vetro di colore turchese e presenta una forma distintiva: la bocca del pesce funge da apertura, mentre il corpo scanalato richiama l'aspetto di un pesce. Il simbolo del pesce era un'icona cristiana primitiva, utilizzata per identificare il Cristianesimo durante i periodi di persecuzione. Il termine greco Ichthys  (pronunciato Ikhthis  in arabo) deriva dall'acronimo greco Iesous Christos, Theou Yios, Soter  ("Gesù Cristo, Figlio di Dio, Salvatore") ed è strettamente legato a questo simbolo. Il design della bottiglia non solo riflette l'iconografia cristiana, ma evidenzia anche l'uso creativo della simbologia negli oggetti di uso quotidiano dell'epoca. Pesce di VetroZC-J6455 - IV secolo d.C. - Vetro - 16,5x7,5x4 cm Il secondo esemplare è costituito da una Bottiglia di vetro a forma di pesce , risalente al IV secolo d.C., scoperta ad Amman e presa in prestito dal Museo Archeologico di Giordania. Questo design riflette l'uso di simboli per l'identità cristiana durante l'Impero Romano, il pesce, del resto è uno dei simboli più antichi e duraturi del Cristianesimo. Conosciuto come Ichthys  (dal termine greco (ἰχθύς) "pesce"), il simbolo porta un profondo significato teologico e storico, rappresentando Cristo, la fede e la comunità cristiana primitiva. Questo rende il pesce un simbolo sintetico per professare la fede in Gesù. Il pesce vive nell’acqua, richiamando il battesimo, elemento centrale dell'iniziazione cristiana e della rinascita spirituale. Inoltre, Gesù chiamò i suoi discepoli a diventare "pescatori di uomini" ( Matteo 4:19 ), facendo del pesce un simbolo della diffusione del Vangelo. Il pesce richiama anche i miracoli di Gesù, come: La moltiplicazione dei pani e dei pesci per sfamare 5.000 persone ( Matteo 14:13-21 ). La pesca miracolosa ( Luca 5:1-11 ). L'apparizione post-resurrezione in cui Gesù cucinò pesce per i suoi discepoli ( Giovanni 21:9-13 ). Nella Chiesa primitiva, durante le persecuzioni, il simbolo del pesce era un segno segreto tra i cristiani: un credente poteva tracciare metà del simbolo sulla terra e un altro poteva completarlo per confermare la comune fede. Croce del Patrimonio Z03-03-1199/112 - XIX secolo d.C. - Bronzo - 41,5x5,5 cm Tra gli artefatti metallici la mostra presenta questi due oggetti in bronzo. Il primo è costituito da questa  Croce del Patrimonio , una Croce tradizionale, scoperta nella Giordania Centrale (Madaba) e presa in prestito dal Museo Archeologico di Madaba. La croce era uno dei simboli decorativi più importanti, rappresentando l’identità religiosa e tribale delle popolazioni della Giordania nel XIX secolo . Indossata come gioiello, simboleggiava l’adesione alla fede cristiana ed era ritenuta un amuleto di protezione contro il male. La tradizione di portare tali collane risale ai primi tempi del Cristianesimo e si diffuse ampiamente nei secoli successivi. Come simbolo spirituale, la croce riflette la profonda identità religiosa e dottrinale di chi la indossava. Bruciatore di IncensoZ02-064-J19645 - VII secolo d.C. - Bronzo - 8x10,5 cm Il secondo oggetto è rappresentato da questo Bruciatore di incenso in bronzo del VII secolo d.C. , con catene, utilizzato dai sacerdoti durante la messa, scoperto a Umm Zwiteah, Amman e preso in prestito dal Museo Archeologico di Giordania I turiboli sono recipienti usati nella liturgia cristiana per bruciare l'incenso, oggetti centrali nel culto. Il fumo dell’incenso è spesso associato al Salmo 141:2: "La mia preghiera stia davanti a te come incenso, le mie mani alzate come sacrificio della sera." Il fumo simboleggia le preghiere dei fedeli che salgono al cielo. I turiboli sono generalmente realizzati in metallo (bronzo, ottone o argento), con decorazioni elaborate che riflettono il loro scopo sacro. Coppa : Contiene il carbone e l'incenso ardente. Catene : Utilizzate per oscillare il turibolo, permettendo al fumo di diffondersi. Coperchio : Spesso traforato per lasciare uscire il fumo. Moneta BizantinaZ03-015 - VI secolo d.C. - Oro Non mancano nemmeno i metalli preziosi, come queste due monete d'oro, la prima è una Moneta d'oro del VI secolo d.C ., scoperta a Khirbat As Samra, presa in prestito dal Magazzino Centrale del Dipartimento delle Antichità. Le monete bizantine sono tra i reperti archeologici più importanti per comprendere la storia, l’economia e la cultura dell’Impero Bizantino (che durò dal 330 d.C., con la fondazione di Costantinopoli, fino al 1453 d.C.). Esse forniscono preziose informazioni sulla vita politica, economica, religiosa e artistica dell'epoca. Le monete bizantine, in particolare quelle del VI secolo rinvenute in Giordania, sono fondamentali per la storia del Cristianesimo primitivo . Offrono una ricca testimonianza del panorama politico, economico, religioso e culturale dell'impero, rivelando dettagli sulla diffusione del Cristianesimo, sul rapporto tra Chiesa e Stato, sull’influenza economica dell’impero e sullo sviluppo artistico dell’iconografia cristiana. Le monete trovate in regioni come la Giordania sottolineano l’ampia influenza dell'Impero Bizantino, non solo come potenza politica, ma anche come forza centrale nella trasformazione religiosa e culturale del mondo mediterraneo. Attraverso il loro simbolismo religioso, il contesto storico e la funzione economica, le monete bizantine offrono una prospettiva unica sul mondo cristiano delle origini e sul suo legame con il più vasto Impero Bizantino. Dinaro d'oroZ03-049-G1353 - VI secolo d.C. - Oro La seconda moneta è rappresentata da un dinaro d'oro del VI secolo d.C. con l'immagine dell'imperatore Eraclio e di suo figlio , scoperto a Gerasa , all'interno delle case omayyadi e presa in prestito dal Museo Archeologico di Gerasa. Questa moneta evidenzia la rilevanza di Eraclio durante il periodo bizantino e l'importanza economica della regione. Pannello di mosaico: Volto umano, Leone, UccelloZ05-011 - VI/VII secolo d.C. - 145x126x4 cm L'ultimo artefatto di cui vogliamo parlare, sempre tratto dal Catalogo della mostra è questo spettacolare Mosaico pavimentale: Volto umano, Cane da caccia, Coniglio, Persona che corre (parti mancanti) trovato nel centro commerciale dell'odierna Gerasa durante i lavori infrastrutturali e preso in prestito dal Magazzino principale del Dipartimento delle Antichità. Questo mosaico è un esempio dello sviluppo dell'arte del mosaico locale in Giordania , che fiorì durante i secoli VI e VII d.C. Il mosaico presenta una serie di scene incorniciate da foglie di acanto, raffiguranti attività come la caccia di animali e uccelli, che erano comuni nell'epoca. In particolare, include una rappresentazione del volto di un uomo barbuto, che rivela dettagli artistici distintivi specifici della regione giordana. I tratti del volto riflettono caratteristiche orientali locali, dimostrando che questo mosaico fu creato da un artista locale. La maestria dell'artista è evidente nella fusione dei colori, con transizioni morbide e sottili. I colori forti sono smorzati dal nero e dal grigio, e l'artista li ha equilibrati con il bianco, creando una composizione armoniosa che vivacizza l'intero pannello. Alcuni studiosi suggeriscono che i volti rappresentati nei pannelli possano simboleggiare le quattro stagioni. La Mostra si pone lo scopo di: Diffondere il messaggio di pace Preservare e celebrare il Patrimonio Rivolgere un invito al pubblico globale Diffondere il messaggio di pace « ll nostro Paese è la patria di una storica comunità cristiana. Tutti i nostri cittadini partecipano attivamente alla costruzione della nostra forte nazione. Infatti, i cristiani fanno parte delle società del Medio Oriente da migliaia di anni e sono vitali per il futuro della nostra regione ». Lo sottolinea Sua Maestà il Re Abdullah , che continua a promuovere il ritorno all’essenza e ai valori fondamentali condivisi da tutte le fedi. Questa mostra riflette questo duraturo lascito, mettendo in rilievo il ruolo cruciale della Giordania nella storia del cristianesimo . Elia ascese al cielo, Giovanni Battista compì il suo sacrificio finale e Gesù Cristo diede avvio alla Parola di Dio, proprio da queste terre fertili di fede. Preservare e celebrare il Patrimonio Gli oltre 80 oggetti antichi in esposizione tracciano l’evoluzione del cristianesimo: dal battesimo di Gesù Cristo all’epoca bizantina, attraverso il sorgere delle ere islamiche, fino all’attuale era hashemita. Mosaici intricati, simboli antichi come l’ Ichthys , la storia della Chiralità in Giordania . Questi tesori riflettono non solo come il cristianesimo abbia avuto inizio, ma anche come abbia continuato a prosperare e fiorire in Giordania fino ai giorni nostri, contribuendo all’arte, all’architettura e alla conservazione culturale dal primo secolo a oggi. Rivolgere un invito al pubblico globale Giordania: alba del cristianesimo/ Jordan: Dawn of Christianity invita credenti e ricercatori a riscoprire le radici della fede e del patrimonio. Questa mostra non è solo una raccolta di reperti, ma rappresenta una celebrazione di unità, pace e del lascito duraturo del cristianesimo nella Terra Santa di Giordania. Mentre il “ Pellegrinaggio della Speranza ” del Vaticano ispira riflessione e viaggio spirituale, la storia della Giordania offre un legame profondo con il luogo di nascita del Cristianesimo . Visitare questa mostra significa celebrare il messaggio di pace, speranza e amore dalla terra dove tutto ebbe inizio. La Giordania , come fosse un messaggio dal cielo, accoglie il mondo per celebrare fede e unità. www.mostragiordania.com L'ingresso è gratuito Informazioni sul Jordan Tourism Board   Bellezze di Giordania, il Mar Morto - https://it.visitjordan.com/Wheretogo/The-Dead-Sea?asset=2518-ig-17887412347608717 Il Jordan Tourism Board (JTB) è stato ufficialmente lanciato nel marzo 1998 come partnership indipendente tra settore pubblico e privato, impegnato a utilizzare strategie di marketing per promuovere l’immagine della Giordania come destinazione turistica nei mercati internazionali. Le strategie adottate riflettono l’autentica immagine del prodotto turistico giordano, includendo destinazioni culturali, naturali, religiose, avventurose, di svago e MICE. Per raggiungere i suoi obiettivi, il Jordan Tourism Board si avvale dei servizi di uffici in Europa e Nord America. Informazioni sul Ministero del Turismo e delle Antichità:  www.mota.gov.jo Informazioni sulla Terra Santa giordana: https://holylandjordan.com/it ;  https://biblical.visitjordan.com/it Jordan Tourism Board +39 349 2131565 italy@visitjordan.com www.visitjordan.com

  • L'Aja - The Hague Group per il diritto internazionale

    Assadakah News - Nove paesi (Belize, Bolivia, Colombia, Cuba, Honduras, Malesia, Namibia, Senegal e Sudafrica) hanno dato vita, con una cerimonia ufficiale all’Aja, a The Hague Group, alleanza per la tutela dell’ordine legale e il diritto internazionale, coordinando misure legali e diplomatiche, contro le violazioni da parte di Israele, e per dare seguito alle Risoluzioni delle Nazioni Unite, della Corte Internazionale di Giustizia, e della Corte Penale Internazionale. Una decisione che segue l’iniziativa del Sudafrica, che l’anno scorso ha presentato denuncia contro Israele presso la CIG, con l’accusa di genocidio. Israele ha respinto l’accusa, ignorato la decisione della CIG e le Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza Onu, sull’occupazione israeliana dei territori palestinesi, definita chiara violazione del diritto internazionale. Il Gruppo Hague sottolinea che lo scopo non è la punizione di Israele, ma l’esame e la valutazione nei confronti delle sentenze di corti internazionali che colpiscono le fondamenta del diritto internazionale, che deve essere difeso. Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite, accusa a sua volta i paesi che non hanno rispettato la sentenza della CIG dell’aprile 2024, basata sugli obblighi internazionali, in merito alle forniture di armi nei conflitti armati, per evitare che queste vengano utilizzate in violazione della Convenzione sul Genocidio e delle Convenzioni di Ginevra, con riferimento a Gaza e ai Territori Palestinesi occupati. In questo l’Italia è chiamata direttamente in causa con l’affare Leonardo, che ha garantito per il 2025 assistenza tecnica e logistica per gli aerei da combattimento M346 israeliani. Obiettivo principale, contrastare la politica del “due pesi e die misure” ultimamente fin troppo abusata, e non solo in Medio Oriente, come dimostra la situazione in America Latina, Africa, Asia occidentale, Asia meridionale e Sud-est asiatico. Il sostegno del Sud globale al popolo palestinese assume un significato ancora più importante, considerando che questa posizione contribuisce a isolare sempre più non solo Israele, ma soprattutto il principale alleato, gli Stati Uniti, e a seguire inevitabilmente l’Europa.

  • Emirati Arabi Uniti - La musica tra le dune di Special k

    Chiara Cavalieri ( Assadakah News ) - Dubai-Mohammed Kamal, noto come Special K, è un DJ e produttore musicale nato nel 1985 a Lattakia, Siria. Nel 2011, si è trasferito a Dubai, dove ha avuto un impatto significativo sulla scena musicale underground della regione. Fin dal 2003, ha organizzato i primi raduni musicali di questo genere in Siria e, successivamente, ha portato questa visione a Dubai nel 2013, co-fondando la Desert Dream Community, ispirata al Burning Man e ad altri festival simili. Questa comunità ha promosso eventi nel deserto, lontano dal trambusto cittadino, tra le dune. Nel corso del tempo, Special K è diventato una figura chiave nella scena musicale elettronica di Dubai, creando e collaborando con festival di successo come Desert Dream, Elements, Kaynouna, Eunoia e Sandance, estendendo la sua influenza in tutto il Medio Oriente, inclusi paesi come Emirati Arabi Uniti, Libano, Egitto, Giordania, Turchia, Arabia Saudita e India. Musicalmente, Special K è riconosciuto per la sua ricerca pionieristica e la diffusione delle tendenze più innovative della musica elettronica. I suoi set attraversano stili di House e Techno, spaziando dall'Oriental/Downtempo e Organic House al Progressive/Melodic, adattandosi al flusso dell'evento. È noto per le sue selezioni musicali complesse, ritmiche e piene di energia, e in alcune occasioni ha suonato set di 24 ore consecutive. Durante la pandemia di COVID-19, Special K è stato tra i primi a iniziare live streaming attraverso il canale Desert Dream, collaborando con talentuosi DJ locali e internazionali. Questo periodo lo ha spinto a condividere maggiormente il suo talento con il mondo, portandolo a fondare il Trinity Festival, l'Hot Air Balloon Festival e lo Yalla Festival, pronti a essere lanciati una volta terminate le restrizioni. Per ascoltare le sue performance, è possibile visitare il suo canale YouTube, dove sono disponibili diversi set registrati in location suggestive. Inoltre, è possibile seguire Special K su Instagram per aggiornamenti sulle sue attività e prossimi eventi. Per un assaggio della sua musica, ecco una delle sue performance più recenti: https://youtu.be/x41tLLtTXOY?si=2VoA71_fYzvFEc_o

  • Assadakah - Vicinanza a colleghi italiani in Cisgiordania

    Redazione - Una evidente violazione da parte dell'esercito di occupazione israeliano, e un dovuto atto di sostegno per Luisa Morgantini, 84enne ex vicepresidente del Parlamento Europeo per Rifondazione Comunista, e storica attivista del movimento per la pace in Palestina, e il collega Roberto Bongiorni (Sole24Ore) che sono stati fermati ieri a Kiriat Arba, insediamento israeliano vicino a Hebron, considerata una delle zone più critiche del territorio. Giunti da poco, sono stati bloccati e perquisiti da una pattuglia dell’esercito israeliano, che li ha fermati con l’accusa di aver violato la zona militare, evidente pretesto dal momento che l’accesso alla colonia è senza restrizioni. Morgantini, Bongiorni e le due guide-interpreti sono stati costretti a salire su un cellulare e portati in un avamposto militare nei pressi di Hebron dove hanno subito il sequestro delle attrezzature (computer, telefoni e dotazioni). Sono riusciti a dare l’allarme prima di essere prelevati, attivando il consolato italiano a Gerusalemme, che ha informato la Farnesina, mettendo in moto il contatto con le autorità israeliane con l’obiettivo di risolvere la situazione e liberare i due colleghi, i quali sono stati rilasciati dopo lunghi interrogatori. Non si hanno invece notizie delle due guide palestinesi, Sami Hourani, attivista di Youth of Sumud, e Mike, altro noto attivista ed esperto driver.

  • عسكرة اعماق البحار : ايطاليا في طليعة الدول في تطوير التقنيات العسكرية تحت الماء .

    نشرت وكالة نوفا تقرير خاص انفردت به حول اهمية انتاج وتطوير التقنيات تحت الماء . كتبت الوكالة الاكثر انتشارا اليوم في ايطاليا : في يناير الماضي، استحوذت شركة فينكانتييري على فرع أعمال الغوص بالكامل التابع لشركة ليوناردو ، (أنظمة وايت هيد تحت الماء) المتخصصة في إنتاج الطوربيدات وأنظمة الإطلاق والإجراءات المضادة للطوربيد والسونار. علاوة على ذلك، حصلت الشركة على قيادة سلسلة من المشاريع الأوروبية لتطوير التقنيات في قطاع "تحت الماء". فيما يتعلق بالقدرات تحت الماء، تقع مراكز تطوير فينكانتييري في جنوة وتريستي، ويتم إنتاج الغواصات في حوض بناء السفن موجيانو في لا سبيتسيا. ومع ذلك، فإن قسم ليوناردو تحت الماء الذي استحوذت عليه شركة فينكانتييري يقع مقره في ليفورنو وله مكتب في بوتسوولي، حيث تم تطوير أجهزة السونار. وأخيرًا، يتم تنفيذ جزء تطوير البرمجيات وهندستها داخل الشركة التابعة فينكانتيري نيكستيك، ومقرها في توسكانا.من المؤكد أن إيطاليا ليست الدولة الوحيدة في الطليعة من حيث إنتاج الغواصات أو الطائرات البحرية بدون طيار: توجد أيضًا قدرات مماثلة في شمال أوروبا، مع منتجين مثل النرويجية. كونغسبيرج, قوية خاصة على الطائرات البحرية بدون طيار؛ السويدية ساب أو الألمانية تيسين كروب للأنظمة البحرية, الرائدة في مجال بناء الغواصات الأوروبية. ثم هناك الولايات المتحدة، على الرغم من أنها تركز بشكل أكبر، لأسباب جغرافية، على تطوير السفن الكبيرة العابرة للمحيطات مثل السفن التي تعمل بالطاقة النووية، والتي تتمتع بقيادتها بلا منازع، بدلاً من التركيز على أنظمة المراقبة والتحكم تحت الماء. في الواقع، هناك شيء واحد هو القيام بدوريات ومراقبة البحار المغلقة مثل بحر البلطيق والخليج العربي وحتى البحر الأبيض المتوسط؛ والآخر هو الفضاء المحيطي المحيط بالولايات المتحدة.ومع ذلك، فإن الخبرة المحددة للمؤسسات الصغيرة والمتوسطة الحجم التي عملت في القطاعين العسكري والمدني، بالإضافة إلى خبرة الشركات الرائدة، يمكن أن تضمن أن تكون إيطاليا في الطليعة في تطوير وتوريد المنتجات التي تلبي احتياجات المراقبة. وتسيير دوريات في البنى التحتية الاستراتيجية تحت الماء. تتمتع ايطاليا بالفعل بقدرة تجارية، والمناطق ذات الاهتمام هي قبل كل شيء الشرق الأوسط - وخاصة الخليج الفارسي - ومنطقة الهند الصينية، أي المناطق التي تتميز بالمياه الضحلة نسبيًا، والتي تعبرها بنى تحتية حيوية مهمة وفي كثير من الأحيان بدون قدرة التطور التكنولوجي الوطني. ثم هناك المباراة إعادة إعمار أوكرانيا والذي، عند افتتاحه، يمكن أن يمثل فرصة للشركات الإيطالية والغربية بشكل عام.

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