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Immagine del redattoreLetizia Leonardi

Yerevan - Delegazione italiana alla Riunione dell'Assemblea Osce


Letizia Leonardi e Talal Khrais - Dal 18 al 20 novembre la delegazione italiana, guidata dal Presidente, Eugenio Zoffili ha partecipato all'Assemblea parlamentare dell'Osce, in programma nella capitale della Repubblica d'Armenia. Alla riunione erano presenti le Delegazioni parlamentari dei 57 Stati aderenti. Nel "Forum Mediterraneo" è stato fatto il punto della situazione in Medio Oriente con la partecipazione dei Capi delegazione parlamentari dei Paesi partner mediterranei per la cooperazione dell'Osce (Algeria, Egitto, Israele, Giordania, Marocco, Tunisia). L'incontro è stato organizzato anche per rimodulare il ruolo dell'Osce, in un'epoca di conflitti, nell'ambito della sicurezza, di corruzione come minaccia fondamentale alla pace e della sicurezza e protezione delle minoranze e delle persone colpite dalle guerre. Oltre al Presidente Zoffili (Lega), la delegazione italiana è composta dai deputati Vincenzo Amendola (Pd-Idp), Fabrizio Comba (FdI), Mauro Del Barba (A-Iv-Re), Emanuele Loperfido (FdI), Federica Onori (M5s), Catia Polidori (Fi-Bp) e dai senatori Renato Ancorotti (FdI), Anna Bilotti (M5s), Susanna Donatella Campione (FdI) e Giuseppe De Cristofaro (Misto).

Il Premier armeno Nikol Pashinyan, alla riunione autunnale dell’Assemblea parlamentare dell’OSCE a Yerevan, ha dichiarato che il mondo non sarà più lo stesso dopo le crisi in Afghanistan, Ucraina, Gaza e la pulizia etnica nel Nagorno-Karabakh. Ha inoltre ribadito che è estremamente importante pianificare il futuro per evitare che le crisi e gli scontri si estendano. A proposito di pace tra l'Armenia e l'Azerbaijan, Pashinyan ha dichiarato che ci sono sia buone che cattive notizie. "La buona notizia - ha spiegato il Premier - è che i principi fondamentali della pace sono stati concordati, sulla base delle dichiarazioni del 14 maggio e del 15 luglio del presidente del Consiglio europeo Charles Michel. I tre principi per arrivare alla pace sono: il riconoscimento reciproco dell’integrità territoriale e della sovranità, basato sulla consapevolezza che il territorio dell’Armenia copre 29.800 km quadrati e quello dell’Azerbaijan 86.600 km quadrati; l'impegno nei confronti della Dichiarazione di Almaty del 1991 e la questione dei prigionieri. Proponiamo inoltre all’Azerbaijan di ritirare reciprocamente le truppe dai confini amministrativi dell’URSS e di affrontare la questione dell’exclave di Artsvashen, una parte del territorio armeno sovrano, che è sotto l’occupazione azera da oltre 30 anni”. Pashinyan ha però dato anche la brutta notizia che smorza un po' gli entusiasmi. La brutta notizia è che Armenia e Azerbaijan parlano lingue diplomatiche diverse e molto spesso non si capiscono. L'Azerbaijan ancora non ha accettato le condizioni poste da Yerevan come condizione essenziale per la pace. Non ci sono cenni di liberazione dei prigionieri armeni nelle mani del governo di Baku.

Pashinyan ha anche espresso preoccupazione per la narrativa azera che considera l’Armenia come Azerbaijan occidentale. Questo è quello che affermano nelle scuole, nelle università e nei media azeri. "Ciò - ha spiegato Pashinyan - sembra una preparazione per una nuova guerra, una nuova aggressione contro l’Armenia, ed è uno dei principali ostacoli al progresso di pace”. Il Primo Ministro armeno ha concluso che il rifiuto dell’Azerbaijan di rilasciare i prigionieri armeni è incomprensibile.


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