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Yemen - Via dell’Incenso, tra Profumi, Miti e Deserti

Immagine del redattore: Patrizia BoiPatrizia Boi
La Via dell'incenso
La Via dell'incenso

Patrizia Boi (Assadakah News) - Immagina una strada antica, un sentiero sacro che attraversa deserti infuocati e montagne imponenti, una via che non è solo un tracciato sulla mappa, ma un fiume di storia, cultura e leggenda. Questa è la Via dell’Incenso, un’autostrada del passato, percorsa da carovane di cammelli carichi di una resina preziosa, l’incenso, che profumava i templi, le corti e i cuori degli uomini. Una via che non conosceva confini, che univa mondi lontani: l’Europa, l’India, l’Africa e l’Arabia. Una via che ha visto passare non solo merci, ma anche idee, scienza, miti e sogni.


La Via dell’Incenso era un’impresa audace, un viaggio pieno di pericoli. Predoni nascosti tra le dune, tempeste di sabbia che oscuravano il sole, la sete che tormentava uomini e bestie, e l’immensità del deserto che confondeva l’orientamento. Eppure, nonostante tutto, questa via fiorì, diventando il cuore pulsante di un regno ricco e prospero: l’Arabia Felix, la “terra felice”, che oggi corrisponde allo Yemen. Qui, tra le montagne e le coste del Mar Arabico, cresceva la Boswellia sacra, l’albero magico che produceva l’incenso, una resina così preziosa da essere pagata in oro.


L’incenso era una resina profumata, ma era anche una medicina, era bellezza, era sacralità. Veniva usato nei templi d’Egitto, nelle cerimonie della Mesopotamia, nei riti dell’India e nelle case di Roma. Era un dono degli dei, un ponte tra il cielo e la terra. Erodoto, il grande storico greco, raccontava di alberi guardati da serpenti alati, mentre i Magi, venuti dall’Oriente, portarono incenso, oro e mirra al piccolo Gesù, forse proprio dopo aver percorso questa via leggendaria.

Le lunghe carovane partivano dalla penisola arabica
Le lunghe carovane partivano dalla penisola arabica

La Via dell’Incenso era un’arteria vitale, un crocevia di civiltà. Le carovane partivano dal sud della penisola arabica, dove l’incenso veniva raccolto con cura. Gli alberi di Boswellia, modesti e nodosi, venivano incisi con tagli profondi, e dalla loro corteccia sgorgava una linfa bianca che, a contatto con l’aria, si trasformava in resina dorata. Questa resina, raccolta e seccata, veniva caricata sui cammelli insieme ad altre merci preziose: mirra, spezie, perle, avorio, pelli e tessuti. Ogni carovana era un tesoro ambulante, un miraggio nel deserto.


Il viaggio durava mesi, con oltre 65 tappe lungo 2400 chilometri. Le carovane partivano da Salalah, nel Dhofar, dove ancora oggi il profumo dell’incenso riempie l’aria nei souq, e salivano verso nord, attraversando città leggendarie come Shibam, con i suoi palazzi di fango che sfidano il cielo, e Marib, l’antica capitale del Regno di Saba, dove la grande diga trasformava il deserto in un giardino. Da lì, la via proseguiva verso Sana’a, Medina, Petra e infine Gaza, dove l’incenso veniva imbarcato per raggiungere Alessandria, Atene e Roma.


Petra, la città rosa scolpita nella roccia, era uno dei gioielli di questa via. Qui, i Nabatei, abili mercanti e guerrieri, controllavano il traffico delle carovane, imponendo dazi e proteggendo i viaggiatori. Ma la Via dell’Incenso non era solo ricchezza e splendore. Era anche fatica, sudore e rischio. Le carovane dovevano affrontare il Rub’ al-Khali, il “Quarto Vuoto”, un mare di sabbia senza fine, dove le dune alte come montagne sembravano inghiottire il mondo.

Le carovane dovevano affrontare il Rub’ al-Khali, il “Quarto Vuoto”, un mare di sabbia senza fine, dove le dune alte come montagne sembravano inghiottire il mondo
Le carovane dovevano affrontare il Rub’ al-Khali, il “Quarto Vuoto”, un mare di sabbia senza fine, dove le dune alte come montagne sembravano inghiottire il mondo

Eppure, questa via non era solo un percorso commerciale. Era un ponte tra culture, un luogo dove si incontravano storie e leggende. Si narrava di Ubar, la “città perduta”, che sorgeva alle porte del deserto, ricca e potente, ma destinata a scomparire sotto la sabbia. E si raccontava della Regina di Saba, che partì dal suo regno per incontrare Salomone, portando con sé doni preziosi e domande profonde.


Oggi, la Via dell’Incenso è un ricordo, un’eco lontana di un tempo in cui il deserto era solcato da carovane e il profumo dell’incenso univa i popoli. Ma camminando tra le rovine di Shibam, di Marib o di Petra, si può ancora sentire il respiro di quella storia, il sussurro di un’epoca in cui l’uomo sfidava il deserto per cercare la bellezza, la ricchezza e il divino. La Via dell’Incenso non è mai davvero scomparsa. Vive nei racconti, nei profumi e nei sogni di chi ancora cerca, tra le dune, le tracce di un passato glorioso.



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