Assadakah Roma News – Nello Yemen sconvolto da anni di guerra, da un pesantissimo tributo in vite e da più di quattro milioni di sfollati interni, si apre finalmente la possibilità di una tregua permanente. La tregua, scaduta il 2 giugno, è infatti stata rinnovata per altri due mesi, con l ‘accordo delle parti in causa, come conferma l’inviato speciale ONU, Hans Grundberg, che ha evidenziato il determinante ruolo del Sultanato dell’Oman, dell’Egitto e della Giordania, per la pace fra Arabia Saudita e autorità Houthi. Un segno tangibile arriva con la riattivazione dei voli commerciali da e per l’aeroporto di Sanaa, la capitale yemenita, e dalla nuova operatività del porto di Hodeidah, sul Mar rosso.
L’obiettivo è ora una tregua permanente, raggiungibile grazie alla presa di coscienza che la guerra nello Yemen non porterebbe a nulla di positivo, soprattutto per la popolazione.
L'Arabia Saudita ha dimostrato una leadership coraggiosa prendendo iniziative sin dall'inizio per approvare e attuare i termini della tregua guidata dalle Nazioni Unite. L'Oman ha svolto un ruolo centrale nell'ospitare e facilitare il dialogo. Egitto e Giordania hanno aperto i loro aeroporti ai voli provenienti dallo Yemen. Prioritario è adesso il trovare una soluzione a quella che è considerata la peggiore crisi umanitaria degli ultimi anni, con oltre 17milioni di persone che soffrono la fame, 3,5 milioni colpite da malnutrizione acuta. Il Paese tra l’altro importa il 90% del cibo, tra cui il 42% del grano direttamente dall’Ucraina. Gli aiuti internazionali, nonostante le promesse, denuncia Oxfam, sono insufficienti e lo stesso World Food Programm ha dovuto ridurre le forniture alimentari a ben 5 milioni di yemeniti.
I bambini di Taiz e Sanaa hanno raccontato a “Save the Children“ come la tregua ha influito positivamente sulla loro vita e cosa si augurano dai futuri colloqui di pace. Per molti bambini la tregua ha rappresentato la prima volta in cui si sono sentiti fiduciosi per il loro futuro.
Tuttavia, dall’inizio della tregua, il numero di vittime tra i bambini è diminuito significativamente secondo i dati del Civilian Impact Monitoring Project. Tra febbraio e marzo, 50 bambini sono stati uccisi o feriti nella guerra in Yemen rispetto ai 18 durante la tregua, con una diminuzione di quasi il 65%. A gennaio, invece, che è stato il mese più letale in Yemen quest’anno, sono stati uccisi o feriti 136 bambini, più di sette volte il numero di vittime rispetto ai due mesi di tregua.
"Save the Children" ha raccolto le richieste e le proposte di un gruppo di 20 bambini, per far sentire la loro voce su come riportare la pace nello Yemen.
Queste le cinque raccomandazioni che chiedono siano prese in considerazione dai decisori e dai negoziatori nell’ambito dei colloqui di pace attualmente in corso tra le parti in conflitto: rinnovare l’attuale accordo di tregua per un periodo di tempo indefinito; considerare la tregua come il primo passo per porre fine alla guerra nello Yemen; eliminare i blocchi stradali e consentire la libera circolazione delle persone e dei beni commerciali all’interno e tra i governatorati; sostenere gli sforzi per identificare e rimuovere le mine e i residuati bellici inesplosi; includere i bambini in tutti i futuri colloqui di pace.
Rama Hansraj, Direttore di “Save the Children” per lo Yemen, ha dichiarato: “Gli ultimi due mesi di pace hanno acceso una nuova speranza di porre fine alle indicibili sofferenze di milioni di bambini in Yemen. I bambini meritano di essere ascoltati e coinvolti nelle decisioni sul loro futuro e su quello del loro Paese” Le parti in conflitto devono rispettare il Diritto Internazionale Umanitario e i Diritti Umani, proteggere i bambini e le loro famiglie dall’orrore della violenza in corso, evitare l’uso di armi esplosive nelle aree popolate e adottare misure concrete e immediate per ridurre l’impatto su case, scuole, ospedali e infrastrutture civili vitali.
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