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Yemen - Tra cinema e realtà, al maschile e al femminile

Immagine del redattore: Patrizia BoiPatrizia Boi
Yemen - Foto di Sergio Pessolano
Yemen - Foto di Sergio Pessolano

Rubrica - Yemen - Cinema, Le visioni e gli infiniti linguaggi  - 21 Marzo 2025


Maddalena Celano (Assadakah News) - Lo Yemen, nazione di straordinaria complessità e sofferenza, ha visto il suo nome associato a un susseguirsi di conflitti devastanti e tragedie umanitarie. Tuttavia, oltre il rumore della guerra e l'eco delle violenze, il cinema emerge come un linguaggio privilegiato per raccontare la realtà di questo paese, trasmettendo le esperienze dei suoi abitanti, soprattutto quelle delle donne, troppo spesso silenziate dalla narrazione dominante.


Il cinema yemenita, come in un delicato gioco di luci e ombre, riesce a farsi portavoce di storie che parlano di speranza, lotta e dignità. In questo contesto, è interessante analizzare le opere di due cineasti che, pur provenendo da percorsi e visioni differenti, offrono contributi fondamentali alla rappresentazione dello Yemen: il regista maschile Maged Elmasri e la regista femminile Khaled El-Haggar.


Mentre Elmasri si concentra sul trauma collettivo e sulle sue implicazioni sociali, El-Haggar riesce a mettere in luce il ruolo centrale delle donne, il cui protagonismo nel contesto della guerra e delle tradizioni si fa più che mai urgente.

Yemen - Foto di Sergio Pessolano
Yemen - Foto di Sergio Pessolano

Maged Elmasri - Una Visione maschile del conflitto


Maged Elmasri, regista yemenita, rappresenta una delle voci più autorevoli e intense nel panorama cinematografico contemporaneo. Il suo cinema, intriso di un realismo crudo e penetrante, si fa portavoce delle devastazioni della guerra, ma anche delle sfide quotidiane di un paese in perpetuo stato di conflitto. Le sue opere non si limitano a raccontare gli orrori del conflitto, ma esplorano le sue implicazioni a livello umano, cercando di decifrare il dramma interiore dei suoi protagonisti maschili.


Un esempio paradigmatico del suo lavoro è il film “Al-Layl Al-Akher” (L'ultima notte), dove Elmasri, pur concentrandosi su un protagonista maschile, mette in scena un universo di sofferenza e ricerca di senso in una città devastata dalla guerra. Sebbene il regista esplori la complessità psicologica di un giovane uomo che si confronta con il caos e la morte, ciò che emerge con forza è il legame con la collettività, la percezione del dolore condiviso.


Nonostante il carattere doloroso della sua narrazione, Elmasri non rinuncia a una tensione verso una possibile rinascita, sebbene il suo percorso sia segnato dalla disperazione e dalla lotta per mantenere intatta la propria umanità in un contesto che ne mina le fondamenta.


Il valore dell’opera di Elmasri, tuttavia, risiede soprattutto nella sua capacità di non ridurre il conflitto a un mero racconto di violenza, ma di restituire una visione sfaccettata della guerra, in cui il dolore dei protagonisti, pur vissuto con intensità, è anche permeato da una ricerca di significato e di speranza. Nonostante la predominanza di una visione maschile e collettiva, il cinema di Elmasri offre uno spunto per riflettere sul ruolo della comunità nella costruzione della memoria e della ricostruzione sociale.


Khaled El-Haggar - Resilienza e Lotta al femminile


Se da un lato il cinema di Elmasri si concentra sugli uomini e sulle loro battaglie interne ed esterne, dall’altro lato l’opera di Khaled El-Haggar si fa voce delle donne e delle loro esperienze, ponendo in luce un aspetto centrale ma troppo spesso marginalizzato della società yemenita.


El-Haggar, attraverso il suo approccio delicato e fortemente empatico, riesce a dare forma a un cinema che non è soltanto un atto di resistenza contro la guerra, ma anche una denuncia della condizione femminile, intrappolata tra le tradizioni patriarcali e le sfide quotidiane del conflitto.

Scena tratta dal film Il Sogno di Al-Majid
Scena tratta dal film Il Sogno di Al-Majid

Il suo film “Al-Majid” (Il Sogno di Al-Majid), che narra la storia di una giovane donna che lotta per sfuggire a un matrimonio forzato e inseguire il proprio sogno di diventare poetessa, non solo denuncia le difficoltà individuali, ma mette in luce anche il conflitto tra le aspirazioni personali e le aspettative imposte dalla società.


La protagonista, Al-Majid, rappresenta l'emblema della donna yemenita che sfida le convenzioni sociali, cercando di affermare la propria voce in un contesto che la vorrebbe muta e sottomessa.


Attraverso questa narrazione, El-Haggar non si limita a raccontare le difficoltà di una singola donna, ma mette in scena una riflessione universale sulla libertà di espressione e sulla lotta per l'autodeterminazione, temi che risuonano con forza in un mondo contemporaneo in cui le voci femminili sono ancora troppo spesso soffocate o ignorate.


Un Ritratto di Resilienza e Speranza


La forza principale del film risiede nell'interpretazione di Al-Majid, un personaggio complesso e sfaccettato che, pur trovandosi in un contesto opprimente, rifiuta di arrendersi. Interpretata con grande intensità da una giovane attrice, la protagonista è un simbolo di resilienza: nonostante le difficoltà, non smette mai di lottare per la sua autonomia intellettuale ed emotiva.


La sua passione per la poesia diventa l'arma principale con cui si oppone alla sua condizione, e il suo sogno di diventare poetessa rappresenta il cuore pulsante di un film che esplora i temi universali del desiderio di realizzazione personale e del diritto a una vita propria, lontana dalle imposizioni sociali.

Scena tratta dal film Il Sogno di Al-Majid
Scena tratta dal film Il Sogno di Al-Majid

L'approccio di El-Haggar è quello di una regia elegante e sobria, che evita il sensazionalismo e si concentra sulla dimensione intima e quotidiana della lotta di Al-Majid. Il film non è un grido di protesta in senso esplicito, ma una sottile e profonda meditazione sul coraggio silenzioso di una donna che, nel proprio piccolo, cerca di cambiare il corso della propria vita, sfidando una società che la vuole muta e invisibile.


La Forza della Narrazione Femminile


Al-Majid non è solo la storia di una singola protagonista, ma è, a sua volta, un’affermazione di potenza della voce femminile. La regista Khaled El-Haggar riesce a dare una forma cinematografica a una realtà dolorosa e spesso ignorata, restituendo dignità e centralità a una donna che rifiuta le aspettative imposte dalla sua famiglia e dalla sua cultura.


Al-Majid è l’incarnazione di un conflitto che attraversa non solo la società yemenita, ma che si estende a tutte le culture in cui le donne sono soggette a restrizioni sociali e morali.


Questa dimensione di denuncia viene trattata con una delicatezza e una profondità che evitano facili sentimentalismi, ma che non rinunciano a emozionare lo spettatore. La regista non si accontenta di raccontare una storia di resistenza passiva: Al-Majid è un personaggio attivo, consapevole delle proprie capacità e della propria forza interiore, ed è proprio questa consapevolezza a conferirle una dignità che va oltre le sue difficoltà.


Il film costruisce una tensione fra il desiderio di indipendenza di Al-Majid e le aspettative sociali, incarnate dalla figura paterna e da altre figure di autorità tradizionali. Mentre la società cerca di modellare il futuro di Al-Majid secondo parametri che non le appartengono, la sua lotta per l'autodeterminazione diventa una metafora potente non solo per le donne dello Yemen, ma per tutte quelle donne in contesti repressivi che ancora oggi si battono per il diritto di autodeterminarsi.


Un Cinema che Incide nel Sociale


Inoltre, Al-Majid si distingue per il modo in cui riesce a integrare il tema della lotta personale con un contesto sociale e politico ben più ampio. Sebbene la narrazione si concentri sul percorso intimo di una giovane donna, il film non si isola dal contesto storico e culturale in cui si sviluppa.


Lo Yemen, con la sua guerra civile e le sue profonde disuguaglianze di genere, fa da sfondo, ma il film non si riduce a una mera cronaca di conflitti geopolitici. Al contrario, il conflitto esterno sembra quasi un riflesso del conflitto interiore di Al-Majid, creando una simmetria tra la lotta della protagonista e quella della sua nazione.


Questo aspetto è particolarmente potente, in quanto il film non solo solleva la questione della condizione femminile, ma lo fa mettendo in luce la correlazione tra le oppressioni individuali e collettive.


El-Haggar, attraverso la sensibilità con cui racconta la lotta interiore e la resilienza di Al-Majid, non solo si fa testimone della sua ricerca di autodeterminazione, ma fa emergere una riflessione più ampia sul ruolo delle donne nell’affrontare le sfide di una società divisa, dove il conflitto esterno si intreccia inesorabilmente con quello interno.


La regista esplora con maestria la dialettica tra libertà e oppressione, mettendo in scena la forza delle donne nel dare vita a una narrazione alternativa che superi le barriere culturali e politiche.


La forza del cinema di El-Haggar sta proprio nella sua capacità di trasmettere il potere delle donne di sognare, sperare e, soprattutto, resistere, anche quando il mondo sembra inesorabilmente piegarsi sulle loro spalle. La sua regia, così carica di una visione femminista e sociale, non si limita a raccontare la condizione femminile, ma celebra la capacità delle donne di trasformare la propria sofferenza in arte, resistenza e cambiamento.


Link Youtube del film qui


Il contrasto tra visioni maschili e femminili

Scena tratta dal film Il Sogno di Al-Majid
Scena tratta dal film Il Sogno di Al-Majid

Il contrasto tra la visione maschile di Elmasri e quella femminile di El-Haggar non è solo una questione di genere, ma una dialettica complessa che riflette le sfumature delle esperienze umane in un contesto di conflitto.


Mentre Elmasri, con il suo sguardo realistico e maschile, esplora le dinamiche della guerra e della mascolinità in un paese che si sgretola, El-Haggar scava nel profondo della condizione femminile, facendo emergere quella forza interiore che permette alle donne di non soccombere, ma di riaffermare se stesse in mezzo alla devastazione.


Se da un lato Elmasri trova nel collettivo maschile un terreno fertile per esplorare la guerra, la perdita e la speranza, El-Haggar invece accende una luce sui margini, dove la figura femminile emerge come simbolo di resilienza e di lotta contro un ordine sociale che tende a soffocarla.


È in questo spazio che il cinema yemenita acquista una valenza universale, diventando non solo un racconto di una nazione in guerra, ma un grido di emancipazione e speranza.


Conclusioni - Una Voce Femminile per Lo Yemen


Il cinema di Maged Elmasri e Khaled El-Haggar, pur provenendo da sfondi diversi, si intreccia nella riflessione su un Yemen devastato dalla guerra e dalla tradizione.


Mentre Elmasri riflette sul maschile, sulla lotta e sul senso di comunità, El-Haggar apre una finestra sul femminile, evidenziando la lotta delle donne per la loro libertà e per una voce che vada oltre le convenzioni sociali.


Entrambi i registi, attraverso i loro racconti, contribuiscono a rendere lo Yemen non solo un luogo di conflitto, ma anche un terreno di resistenza, speranza e rinascita, in cui le donne, pur nella loro marginalità sociale, si ergono come protagoniste indiscusse di una nuova narrazione. Il loro cinema, intriso di emozioni e di una profonda consapevolezza sociale, risponde al bisogno urgente di raccontare lo Yemen attraverso le voci di chi, fino a oggi, è rimasto invisibile.

 

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