Roberto Roggero - Numerose esplosioni si sono verificate in un deposito di armi di proprietà governativa, nella provincia di Marib, dove sono presenti giacimenti di petrolio, presidiato dal 3° Comando Regionale. La situazione generale è ancora ad alto rischio e, dal momento che la proposta di estendere la tregua non è stata rinnovata il 2 ottobre, il governo yemenita, riconosciuto a livello internazionale, ha dichiarato di aver iniziato a rafforzare le misure di sicurezza precauzionali attorno ai principali impianti di produzione di petrolio nelle regioni meridionali, dopo che gli Houthi minacciano di lanciare ulteriori attacchi per impedirne l’esportazione dai porti sul Mare Arabico.
Lo Yemen è coinvolto in una guerra civile dalla fine del 2014, quando il gruppo dei ribelli Houthi sostenuto dall’Iran ha preso d’assalto diverse città del nord e ha costretto il governo yemenita sostenuto dall’Arabia Saudita a lasciare la capitale Sanaa. Si teme che l’intransigenza Houthi possa riaccendere gli scontri su vari fronti dopo una relativa calma durante i sei mesi della tregua iniziata il 2 aprile. Tuttavia, le milizie ribelli si sono rifiutate di prorogarla per la terza volta il 2 ottobre. Il governo yemenita ha accolto con favore la condanna del Consiglio di Sicurezza ONU, sottolineando “l’urgente necessità di scoraggiare le milizie Houthi e le loro azioni che minacciano la pace e la sicurezza regionale e internazionale”. Nel frattempo, il progetto saudita per lo sminamento in Yemen (Masam) ha smantellato nella prima settimana di novembre, migliaia di ordigni in varie regioni dello Yemen. Dall’inizio del progetto sono state sminate in totale 371.236 mine.
Nel frattempo, nuovi contingenti americani sono giunti nella provincia orientale di Hadhramaut, per un nuovo tentativo di controllare il petrolio yemenita, e il governatore della provincia, Makhout bin Madi, ha incontrato gli ufficiali in comando, con i quali ha criticato le restrizioni sulle esportazioni di greggio, alle quali sarebbero interessati anche altri, ad esempio la Francia, fatto confermato dalla recente visita dell’ambasciatore francese ad Aden, Jean Marie Safa, nel quadro della politica economica di reazione alla crisi ucraina.
Il problema principale rimane comunque l’ingerenza americana, dopo un primo arrivo di reparti militari lo scorso 28 luglio, giunti all’aeroporto di Al-Ghaydah, provincia di Al-Mahrah. L’agenzia di stampa dello Yemen ha riferito all’epoca che l’arrivo delle forze statunitensi è stato seguito da una grave interruzione della connettività Internet nel distretto di Sayhut, incolpando del blackout l’installazione di sofisticati dispositivi di sorveglianza da parte delle truppe americane.
Il 26 giugno il governatore provinciale, al-Qatabi Ali Hussein al-Faraj, ha dichiarato all’agenzia di stampa ufficiale Saba, che grandi carichi di armi a bordo di navi militari erano sbarcati al porto di Nishtun e che addestratori militari britannici e americani erano di stanza ad al-Ghaydah. L’alto funzionario yemenita ha osservato che la popolazione locale è ferocemente contraria alla presenza di forze militari straniere.
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