Assadakah Roma News - A sette anni dall’inizio della guerra in Yemen, il prezzo pagato dalla popolazione è sempre più alto. Le vittime civili continuano ad aumentare esponenzialmente mese dopo mese, mentre un intero popolo (che per il 75% dipende dagli aiuti internazionali per sopravvivere) è costantemente minacciato dalla mancanza di cibo e acqua, dalle bombe che piovono dal cielo o dalle mine disseminate su campi e strade. Il conflitto in Ucraina poi sta facendo schizzare alle stelle i prezzi dei beni alimentari. Una tragedia nella tragedia che lega nel dolore e nella sofferenza due paesi, solo apparentemente distanti. È l’allarme lanciato da Oxfam alla vigilia del settimo anniversario del conflitto in Yemen, domani 26 marzo.
“Un altro anno di guerra porterebbe sofferenze inimmaginabili per 30 milioni di yemeniti, ha detto Paolo Pezzati, policy advisor per le emergenze umanitarie di Oxfam Italia. Se le parti in conflitto non deporranno le armi nell’immediato futuro e la comunità internazionale non aumenterà gli aiuti, due terzi della popolazione si troverà in una condizione di grave insicurezza alimentare entro la fine dell’anno. Al momento la comunità internazionale ha stanziato solo il 30% di quanto richiesto dalle Nazioni Unite per rispondere all’emergenza nel 2022, in media appena 15 centesimi al giorno per singolo abitante”.
Tragici i numeri che riassumono il crescente costo della guerra pagato dalla popolazione: al momento 17,4 milioni di persone soffrono la fame, ma entro la fine dell’anno potrebbero diventare a 19 milioni (ossia il 62% della popolazione), con un aumento di oltre 8 milioni di persone colpite da malnutrizione dall'inizio del conflitto; da quando le Nazioni Unite hanno cessato il monitoraggio sulle violazioni dei diritti umani commesse dalle parti in conflitto, lo scorso ottobre, il numero di vittime civili è raddoppiato. Dal 2017, quando ha incominciato a funzionare il Civilian Impact Monitoring, si sono registrate 14.554 vittime civili; dall’inizio del conflitto 24.600 attacchi aerei hanno distrutto il 40% delle abitazioni in tutte le città del paese; la guerra ha costretto oltre 4 milioni di persone a lasciare le proprie case in cerca di salvezza, oltre 1 milione al momento si trovano nel governatorato di Marib, spesso in alloggi di fortuna, divenuto l’epicentro del conflitto. Qui negli ultimi mesi sono aumentati morti e feriti a causa delle mine intorno alla città, disseminate dalle forze in ritirata per rallentare i loro avversari. Oggi 4,8 milioni di persone in più - rispetto al primo anno di conflitto - sopravvivono solo grazie agli aiuti umanitari.
La crisi ucraina ha ulteriormente aggravato la situazione, mettendo in crisi le già ridotte importazioni di grano e olio da cucina. Fino ad oggi infatti lo Yemen importava circa il 42% del grano direttamente dall’Ucraina. La conseguenza immediata è il drammatico aumento dei prezzi, a cui una popolazione senza lavoro e altri mezzi di sostentamento, non può di certo far fronte. Solo nella prima settimana dallo scoppio del conflitto in Ucraina, nella capitale Sana'a, il prezzo del pane è aumentato del 35%.
Sette lunghi anni di guerra hanno anche causato una grave crisi del carburante. I prezzi sono aumentati del 543% dal 2019, triplicando solo negli ultimi tre mesi. Si può stare in coda anche per tre giorni per riuscire a fare rifornimento.
Con un’impennata di tali proporzioni salgono inevitabilmente i prezzi di beni essenziali come cibo, acqua e medicinali e diventa difficilissimo portare aiuti nelle aree più remote del Paese. Costretti a bere acqua sporca e restare senza elettricità 12 ore al giorno, mentre i pochi ospedali in funzione chiudono
“Lo Yemen ha disperatamente bisogno di pace e invece ha ancora di fronte morte e distruzione. Violenza e fame continuano ad aumentare e milioni di persone non hanno l’essenziale per vivere”, ha aggiunto Pezzati. “Nelle aree più remote le persone non possono più permettersi di comprare l’acqua che arriva con le autocisterne e quindi bevono e usano acqua sporca. In città l’elettricità può mancare anche per 10-12 ore al giorno, chi ce l’ha usa i pannelli solari per ricaricare il telefono e avere piccole scorte di energia”.
Il costo dei trasporti è talmente alto che gli agricoltori non portano più i loro prodotti nei mercati, causando un ulteriore aumento dei prezzi; le persone non riescono a raggiungere gli ospedali; per mancanza di carburante molte strutture sanitarie potrebbero chiudere, come successo nei giorni scorsi a Taiz con l’ospedale Al Thawra.
I dipendenti pubblici non vengono pagati dalla fine del 2016. Le restrizioni imposte dalla pandemia hanno drasticamente ridotto la possibilità di andare a lavorare in Arabia Saudita, tagliando un’importante fonte di reddito. Con la svalutazione della moneta non si riesce a comprare l’essenziale, per questo Oxfam ed altre agenzie umanitarie hanno deciso di aumentare il trasferimento di denaro alle famiglie più vulnerabili. In una condizione tanto drammatica, spesso stretti nella morsa dei debiti, si fa ricorso a ogni mezzo per sopravvivere, anche l’elemosina.
“Solo una pace duratura potrà salvare il paese da una miseria ormai dilagante e profonda. Fino ad allora il finanziamento dell’aiuto umanitario sarà l’unica arma di salvezza per milioni di persone”, conclude Pezzati.
Dal luglio 2015 Oxfam ha soccorso oltre 4 milioni di yemeniti in nove governatorati del Paese. Dalla conferma dei primi casi di coronavirus ha rafforzato il proprio intervento per rispondere alla pandemia, distribuendo kit igienico-sanitari e acqua pulita nei campi profughi, realizzando campagne di sensibilizzazione sulle norme di prevenzione del contagio. Per rispondere all’emergenza alimentare, sta soccorrendo circa 280 mila yemeniti con voucher per l’acquisto di cibo, offrendo sovvenzioni in denaro a piccole imprese e agricoltori, e offerte di lavoro per la riabilitazione di infrastrutture idriche e stradali, rimaste distrutte nel conflitto.
Grazie alla campagna “Salviamo vite nelle emergenze”, oltre a garantire accesso all’acqua pulita per la popolazione, cibo, riparo e kit di primo soccorso, Oxfam potrà realizzare progetti in sostegno dei diritti delle donne più vulnerabili, attraverso formazione specifica, campagne di sensibilizzazione e assistenza diretta alle vittime e alle organizzazioni. Con 4 organizzazioni locali, lavorerà per migliorane servizi utili e prevenire episodi di abusi e violenze, aumentati del 63% negli ultimi due anni.
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