I grattacieli di fango, foto di Sergio Pessolano
Patrizia Boi (Assadakah News) - Shibam, situata nella regione dell'Hadramawt in Yemen, è una città unica al mondo, spesso chiamata la "Manhattan del deserto" per i suoi spettacolari grattacieli di fango. Questa città storica, risalente al III secolo d.C., rappresenta uno dei più antichi esempi di urbanistica verticale al mondo, ed è riconosciuta come patrimonio mondiale dell'UNESCO dal 1982.
Le prime costruzioni risalgono al 300 d.C., ma la maggior parte degli edifici attuali è stata costruita dopo il 1532. Grazie a una cinta muraria fortificata, la città è riuscita a sopravvivere quasi duemila anni, nonostante la sua posizione vulnerabile accanto alla pianura alluvionale del wadi (il fiume stagionale).
I grattacieli di fango, foto di Sergio Pessolano
La città murata di Shibam si estende su un'area rettangolare di circa 300 x 400 metri quadrati. Il suo perimetro è definito da alte mura in fango che servivano sia come protezione dagli attacchi esterni sia come barriera contro le inondazioni del vicino fiume stagionale, wadi Hadramawt. Queste mura racchiudono circa 500 edifici a torre e altre strutture più basse, che ospitano circa 7.000 abitanti. Le porte di accesso principali sono orientate in modo strategico per gestire l’ingresso nella città, riflettendo un sistema difensivo attentamente progettato.
Shibam, situata nella regione dell'Hadramawt in Yemen, foto di Sergio Pessolano
Ogni edificio è costruito con adobe, ovvero mattoni di fango essiccati al sole, un materiale ecologico e abbondante nella regione.
Gli edifici possono avere da 5 a 8 piani, con altezze che raggiungono i 30-35 metri. Il piano terra è spesso utilizzato come deposito o stalla, mentre i piani superiori sono destinati all’abitazione.
La facciata degli edifici è caratterizzata da finestre incorniciate da dettagli in legno e persiane decorative che permettono la ventilazione e la protezione dal sole.
Shibam è uno dei primi esempi di pianificazione urbana verticale al mondo. Gli edifici sono raggruppati in modo compatto per sfruttare al massimo lo spazio all'interno delle mura e per protezione reciproca.
Lungo una stradina di Shibam, Foto di Sergio Pessolano
I vicoli sono stretti e tortuosi, progettati per ombreggiare i passanti dal caldo del deserto, rendendo la città un labirinto difensivo. Se si passeggia tra questi stretti passaggi, sovrastati dalle torri imponenti, risulta difficile immaginare che questo posto spettacolare abbia quasi 1700 anni, le sue origini, infatti, risalgono al periodo pre-islamico.
Shibam, situata lungo le rotte commerciali della via delle spezie e della via dell’incenso, si sviluppò come un importante centro di ricchezza sull’altopiano dell’Arabia meridionale. In origine, la città serviva come rifugio per famiglie rivali che cercavano prestigio sociale, potere politico e protezione dai predoni beduini. L’innovativo modello delle abitazioni a più piani prese rapidamente piede, portando alla costruzione di numerose torri in mattoni di fango. Queste strutture, oltre a fungere da difesa contro eventuali attacchi, erano anche simboli visibili dello status e della prosperità dei loro abitanti.
Negozio tipico, foto di Sergio Pessolano
La Via delle Spezie e dell’Incenso era una rete di antiche rotte commerciali che collegavano il Medio Oriente, l’India e l’Estremo Oriente al Mediterraneo e all’Europa. Queste vie erano essenziali per il trasporto di beni preziosi come spezie, incenso, mirra, e altri prodotti di lusso, contribuendo a formare una delle prime economie globali.
La Via dell'Incenso, attiva principalmente tra il I millennio a.C. e il II secolo d.C., attraversava l'Arabia meridionale (attuali Yemen e Oman) fino ai porti del Mediterraneo, passando per il Regno di Saba, l’Hadramawt e Petra.
I Prodotti principali che venivano trasportati erano l'incenso (resine aromatiche come l’olibano) e la mirra, ottenuti dagli alberi Boswellia e Commiphora, e richiesti per rituali religiosi, medicinali e profumeria. L’incenso aveva un valore religioso ed economico elevato in culture come quelle egiziana, greca e romana. Le Principali città che rappresentavano punti nodali di questo commercio erano Shabwa, Ma’rib e Petra.
La Via delle Spezie si sviluppò come estensione della Via dell’Incenso, ma il suo fulcro era più ampio e includeva il trasporto di spezie dall’India, dal Sud-est asiatico e dalla Cina verso l’Occidente.
Le Spezie principali che venivano commerciate erano pepe, cannella, chiodi di garofano, zafferano e noce moscata. Le merci viaggiavano sulle Rotte marittime che vanno dal Mar Arabico al Mar Rosso o al Golfo Persico, e da lì via terra o lungo il Nilo. Le Rotte terrestri, invece, includevano la famosa Via della Seta, che collegava l'Asia centrale al Mediterraneo.
Shibam e l'Hadramawt erano centri chiave per lo stoccaggio e la distribuzione di incenso e spezie. La posizione di Shibam la rendeva un punto strategico tra il deserto e i porti costieri. Petra, dal canto suo serviva come hub per il trasporto via terra verso il Mediterraneo. Infine Alessandria e Roma erano terminali del commercio, con un’enorme richiesta di spezie e incenso da parte delle élite.
Con il sorgere delle rotte marittime dirette e il dominio dell’Oceano Indiano da parte dei navigatori europei nel XV e XVI secolo, queste vie terrestri persero la loro centralità. Tuttavia, rimangono un simbolo del commercio e dell'interazione culturale nel mondo antico.
Shibam fu edificata proprio sulle rovine della capitale pre-islamica di Shabwa, distrutta nel 300 d.C.. Alcuni frammenti delle prime costruzioni sono ancora visibili, tra cui una moschea del 904 e un castello del 1220. Tuttavia, gran parte della città fu ricostruita dopo il 1532, a seguito di una devastante alluvione che compromise le fondamenta delle torri antiche. Nonostante la sua posizione strategica sul punto più alto della pianura alluvionale, Shibam è stata spesso colpita da inondazioni, spingendo alla fortificazione delle mura esterne.
La città è circondata da terreni fertili, foto di Sergio Pessolano
La città era circondata da terreni fertili dedicati all’agricoltura, integrati in un sistema urbano che combinava produzione alimentare e approvvigionamento di materiali per la costruzione. Dopo ogni raccolto, il terreno veniva prelevato per realizzare nuove costruzioni all’interno delle mura e per la manutenzione continua degli edifici. Le torri richiedevano infatti un rivestimento regolare con strati di fango fresco per mantenerne la solidità. Shibam è rinomata per la sua innovativa pianificazione urbana, che fonde armoniosamente l’architettura con le esigenze di una comunità profondamente radicata nella tradizione culturale musulmana. Gli elementi più antichi dell’architettura islamica si osservano nelle decorazioni delle finestre dei piani superiori, mentre i livelli inferiori, con le loro caratteristiche difensive, creano un sistema protettivo per la popolazione.
A volte chiamata la "Chicago del deserto" o la "Manhattan del deserto", Shibam rappresenta uno degli esempi più antichi e perfetti di pianificazione rigorosa basata sulla costruzione verticale. Considerata la culla dei primi edifici residenziali a più piani, la città è diventata un simbolo della resilienza culturale mediorientale, emergendo come un'oasi di civiltà nel deserto circostante.
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