Assadakah Roma News - Senza una proroga della fragile tregua raggiunta negli ultimi 2 mesi dalle parti in conflitto in Yemen, nel Paese si rischia di raggiungere livelli catastrofici di fame. È l’allarme lanciato da Oxfam alla vigilia della scadenza del cessate il fuoco in vigore da due mesi, il prossimo 2 giugno. Si tratta del primo raggiunto nel paese dal 2016, progresso che ha ridato una tenue speranza a un popolo martoriato da oltre 7 anni di guerra senza quartiere.
"Il conflitto in Ucraina ha ridotto drasticamente le forniture alimentari a livello globale facendo schizzare i prezzi alle stelle, con l’effetto di aver esasperato una delle più gravi emergenze umanitarie al mondo", ha detto Paolo Pezzati, policy advisor per le emergenze umanitarie di Oxfam Italia, "a oggi in Yemen 17,5 milioni di persone soffrono la fame, mentre 3,5 milioni sono colpite da malnutrizione acuta. Numeri che potrebbero salire ancora e di molto". Secondo le ultime stime delle Nazioni unite, entro la fine dell’anno, il numero di persone senza cibo potrebbe arrivare a 19 milioni, tra cui 7,5 milioni di yemeniti che potrebbero trovarsi letteralmente sull’orlo della carestia.
Gli aiuti internazionali sono insufficienti e lo stesso World Food Program ha dovuto ridurre le forniture alimentari a ben 5 milioni di yemeniti. A oggi lo Yemen importa il 90% del cibo, tra cui il 42% del grano direttamente dall’Ucraina, e gran parte della popolazione basa la propria sopravvivenza proprio sulla disponibilità di pane. Le Nazioni unite, già prima della crisi ucraina, prevedevano un aumento esponenziale del rischio di carestia nel Paese. La tregua che scade il 2 giugno ha fatto diminuire il numero di vittime civili (oltre 14.500 solo dal 2017), dato che gli attacchi aerei e i combattimenti via terra si sono notevolmente ridotti.
I voli in partenza dall'aeroporto di Sana'a sono ripresi e le navi di rifornimento che trasportano beni di prima necessità sono potute rientrare nel porto di Hudaydah, il principale del Paese, mentre continuano i negoziati per la riapertura dei collegamenti verso la città di Taiz. Allo stesso tempo per le organizzazioni al lavoro sul campo, come Oxfam, è stato possibile portare aiuti nelle aree che erano rimaste tagliate fuori a causa del conflitto. "Il cessate il fuoco ha ridato speranza al popolo yemenita", ha aggiunto Pezzati, "interrompendo la terrificante spirale di violenza che tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022 ha causato un aumento esponenziale delle vittime civili, in un paese che già conta oltre 4 milioni di sfollati interni in fuga dalla guerra”.
“Se vogliamo evitare che il paese venga colpito dalla carestia e che altre migliaia di innocenti perdano la vita, la tregua deve essere estesa, la comunità internazionale deve spingere le parti in conflitto a raggiungere una pace duratura", ha concluso, "è un punto cruciale e irrinunciabile da cui dipende il futuro di milioni di yemeniti che non hanno accesso a servizi di base; sono allo stremo per la mancanza di cibo, acqua pulita, medicine; devono fare i conti con una situazione economica disastrosa.
Secondo le stime entro l’anno 23,4 milioni di persone si troveranno a dover dipendere dagli aiuti internazionali per poter sopravvivere”.
Dal luglio 2015 Oxfam ha soccorso oltre 4 milioni di yemeniti in nove governatorati del Paese. Dalla conferma dei primi casi di coronavirus ha rafforzato il proprio intervento per rispondere alla pandemia, distribuendo kit igienico-sanitari e acqua pulita nei campi profughi, realizzando campagne di sensibilizzazione sulle norme di prevenzione del contagio. Per rispondere all’emergenza alimentare, sta soccorrendo circa 280mila persone con voucher per l’acquisto di cibo, offrendo sovvenzioni in denaro a piccole imprese e agli agricoltori, lavoro per la riabilitazione di infrastrutture idriche e stradali, rimaste distrutte nel conflitto.
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