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Yemen – Consultazione Washington-Riyadh

Assadakah Roma News – Per la guerra dimenticata dello Yemen, in corso oggi un incontro fra il segretario di Stato americano, Anthony Blinken e il ministro degli Esteri dell’Arabia Saudita, Faisal bin Farhan, per fare il punto della situazione dopo gli attacchi che il movimento Houthi ha effettuato in territorio saudita fra il 20 e il 26 marzo.

L’agenzia di stampa saudita SPA ha affermato che i due funzionari hanno discusso di rafforzare i legami bilaterali e di lavorare insieme per una regione più stabile e sicura. Blinken ha nuovamente condannato i recenti attacchi terroristici Houthi contro il Regno e le parti hanno discusso del sostegno alla proposta delle Nazioni Unite per una tregua in Yemen nel mese del Ramadan e degli sforzi per avviare un nuovo processo di pace più incisivo.

Oltre alle questioni mediorientali, Blinken e il ministro saudita hanno parlato anche della crisi ucraina, iniziata il 24 febbraio scorso quando Mosca ha avviato un’operazione militare “speciale”. A tal proposito, secondo il resoconto statunitense, i due hanno parlato di “costruire un sostegno internazionale per la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina forte mentre il presidente Putin dovrà rendere conto della sua guerra non provocata e illegale”.

Le relazioni tra Riyadh e Washington sono comunque in una fase difficile, dopo l’elezione di Joe Biden alla presidenza, che si è rifiutato di trattare in prima persona con il principe ereditario Mohammed bin Salman. Da parte sua, l’Arabia Saudita si è opposta alla decisione dell’amministrazione Biden di rimuovere gli Houthi dalla lista di “organizzazioni terroristiche internazionali”, sebbene Washington negli ultimi mesi abbia valutato di rivedere tale decisione a seguito di una serie di attacchi degli Houthi agli Emirati Arabi Uniti (UAE) del gennaio scorso.

Sul fronte delle trattative dirette, il movimento Houti pare abbia dato la propria approvazione per uno scambio di prigionieri con il governo legittimo, riconosciuto a livello internazionale, del presidente Rabbo Mansour Hadi.

Il 27 marzo, il capo del comitato nazionale per gli affari dei prigionieri degli Houthi, Abdul Qader al-Mortada, ha dichiarato che l’accordo, raggiunto sotto gli auspici delle Nazioni Unite, prevede lo scambio di 1.400 prigionieri Houthi e 823 prigionieri di cui 16 sauditi, 3 sudanesi, fra i quali anche il fratello del presidente yemenita e l’ex il ministro della Difesa, Mahmoud al-Subaihi. Mortada ha poi aggiunto che le parti si scambieranno le liste dei prigionieri il 29 marzo. Tuttavia, il capo della delegazione del governo Hadi, ha affermato che non è stato ancora raggiunto un accordo finale, fatto confermato da Hans Grundberg, inviato speciale ONU. Lo scambio di prigionieri era una delle clausole previste dall’accordo di Stoccolma, concluso il 13 dicembre 2018, raggiunto con la mediazione delle Nazioni Unite. In particolare, in tale occasione, le parti si erano impegnate a rilasciare circa 15.000 detenuti, era stato istituito un cessate il fuoco nel governatorato occidentale di Hodeidah e i ribelli sciiti Houthi avevano accettato di ritirarsi da tutti e tre i porti principali dello Yemen, Hodeidah, Saleef e Ras Isa, lasciando svolgere alla delegazione ONU le necessarie attività di monitoraggio e gestione dell’area, ma di fatto non è avvenuto nulla di tutto questo.

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