
Rubrica - Yemen - Arte e dintorni, I dialoghi dell'Arte - 7 Marzo 2025
Patrizia Boi (Assadakah News) - La civiltà himyarita, fiorita nello Yemen tra il 110 a.C. e il 570 d.C., ha lasciato un'impronta indelebile nell'arte e nell'architettura della regione montuosa yemenita. Questa cultura si distingue per la sua produzione artistica unica, influenzata da interazioni commerciali e culturali con civiltà vicine.
Il Regno Himyarita, sorto intorno al 110 a.C. nelle alture meridionali dello Yemen, divenne una delle potenze dominanti della regione, ereditando e consolidando il ruolo di snodo commerciale già svolto dai precedenti regni sudarabici, come Saba, Qataban e Hadramawt.
Grazie alla sua posizione strategica tra la Penisola Arabica, l’Africa orientale e il Mediterraneo, Himyar assunse il controllo delle principali rotte commerciali, in particolare quelle legate all’incenso e alle spezie, prodotti altamente richiesti nelle economie del mondo antico.
Contesto storico e politico

Durante il suo periodo di massimo splendore, tra il I e il VI secolo d.C., il regno himyarita estese il suo dominio su gran parte dell’Arabia meridionale, incorporando progressivamente i territori dei regni vicini. La capitale Zafar, situata negli altopiani yemeniti, divenne il fulcro del potere politico e culturale. La politica espansionistica di Himyar si basava su una combinazione di diplomazia, alleanze strategiche e campagne militari, che permisero al regno di consolidare il proprio predominio nella regione.
A partire dal III secolo d.C., Himyar acquisì un ruolo sempre più rilevante nella geopolitica del Mar Rosso e dell’Oceano Indiano, venendo a contatto con le grandi potenze dell’epoca, come Roma, l’Impero Sasanide e il Regno di Aksum. Questo portò a un’intensificazione degli scambi commerciali e culturali, ma anche a conflitti e rivalità, in particolare con gli aksumiti, che alla fine contribuirono alla caduta del regno nel VI secolo d.C.
Influenza culturale e artistica

L’arte himyarita riflette l’influenza di numerose tradizioni esterne, a partire da quelle della Mesopotamia, della Persia, del mondo ellenistico e delle culture arabe pre-islamiche. Le iscrizioni in caratteri sudarabici mostrano un progressivo passaggio dall’antica lingua sabea alla lingua himyarita, segno dell’identità culturale in evoluzione del regno.
L’architettura himyarita è testimoniata da numerosi siti archeologici, tra cui la capitale Zafar e il celebre barrage di Marib, la cui manutenzione fu continuata sotto il dominio himyarita. Le costruzioni erano caratterizzate dall’uso di pietra basaltica, materiale abbondante nella regione, e da decorazioni che fondevano elementi locali con influssi stranieri, come motivi geometrici e simboli sacri di origine mesopotamica e greco-romana.
In ambito artistico, le sculture e i rilievi in bronzo e pietra presentano un mix di realismo e stilizzazione, spesso con tratti ispirati alle tradizioni classiche e sasanidi.
La produzione ceramica e le decorazioni parietali mostrano un’interessante fusione tra l’iconografia sudarabica e quella proveniente dalle regioni vicine, evidenziando l’apertura culturale del regno.
Religione e trasformazioni sociali

Il pantheon himyarita, inizialmente affine a quello dei regni sudarabici precedenti, subì nel corso dei secoli importanti trasformazioni. Già nel III secolo d.C., il regno iniziò a spostarsi verso forme di monoteismo, probabilmente a causa dell’influenza giudaica e cristiana proveniente dalle comunità ebraiche e cristiane presenti nelle città portuali e lungo le vie carovaniere.
Nel V secolo, il sovrano Yusuf As’ar Yath’ar (conosciuto anche come Dhu Nuwas) abbracciò l’ebraismo come religione ufficiale del regno, scatenando persecuzioni contro le comunità cristiane sostenute dall’Impero Bizantino e dal Regno di Aksum.
Queste tensioni religiose portarono all’intervento degli aksumiti nel VI secolo d.C., che posero fine al dominio himyarita, sostituendolo con un regno vassallo sotto la guida di cristiani filoromani. Successivamente, nel VII secolo, l’arrivo dell’Islam assorbì definitivamente ciò che restava delle istituzioni himyarite, integrandole nella nuova struttura politica e religiosa della Penisola Arabica.
Caratteristiche dell'Arte Himyarita
L’arte himyarita si distingue per la sua capacità di integrare elementi culturali diversi, creando uno stile unico che riflette la posizione strategica del regno tra le civiltà dell’Arabia meridionale, del Mediterraneo e del Corno d’Africa.
Scultura in Pietra e Stele Funerarie
Le stele funerarie e commemorative rappresentano una delle espressioni artistiche più significative del periodo himyarita. Incise con grande maestria, spesso raffigurano figure umane stilizzate, animali simbolici e motivi religiosi.
Tra gli esempi più noti vi è la "Stele Himyarita dello Yemen", datata al I secolo d.C., che raffigura un grifone, un animale mitologico ricorrente nell’arte sudarabica. Questa stele, oggi conservata al Louvre di Parigi, è una testimonianza dell’abilità degli scultori himyariti nel rappresentare creature fantastiche con dettagli raffinati.
"Stele Himyarita dello Yemen", datata al I secolo d.C., grifone, Museo Louvre di Parigi
Molte stele presentano iscrizioni in sud-arabico antico, spesso dedicate a defunti di alto rango o a divinità del pantheon locale. L’uso della pietra calcarea e del basalto, abbondanti nella regione, permetteva agli artisti di realizzare incisioni profonde e dettagliate, garantendo la conservazione dei manufatti nel tempo.
L’arte himyarita mostra influenze provenienti dal mondo classico e dal vicino Oriente, grazie ai contatti commerciali e culturali del regno. Gli elementi decorativi e iconografici, come il grifone o le rappresentazioni di divinità astrali, suggeriscono un’interazione con le culture mediterranee e mesopotamiche, mentre le tecniche scultoree riflettono una forte tradizione autoctona.
Le Iscrizioni Himyarite - Testimonianze di una Civiltà Complessa

Le iscrizioni himyarite, incise su monumenti, stele, strutture architettoniche e oggetti in metallo o pietra, rappresentano una delle principali fonti per lo studio della lingua, della religione e dell’organizzazione politica del regno himyarita. Esse forniscono una finestra privilegiata sulla cultura di questa civiltà, rivelando dettagli sulle pratiche religiose, sulle istituzioni governative e sulle dinamiche sociali dell’epoca.
L’Himyar era una delle ultime grandi civiltà sudarabiche e le sue iscrizioni utilizzavano il sud-arabico antico, un alfabeto derivato da quello sabeo, composto da 29 segni consonantici privi di vocali (un sistema simile a quello della scrittura araba e fenicia). Tuttavia, con il passare del tempo e con l’influenza culturale crescente dell’Arabia settentrionale, la lingua scritta himyarita subì trasformazioni, fino all’adozione del medio arabo e, infine, dell’arabo classico con l’espansione dell’Islam.
Uno degli aspetti più affascinanti è la presenza di iscrizioni bilingui, che documentano il passaggio dal sud-arabico all’arabo, dimostrando la graduale fusione culturale e linguistica tra Himyariti e Arabi settentrionali.
Le iscrizioni himyarite si trovano su una varietà di supporti e servivano a diverse funzioni:

Iscrizioni reali e monumentali - Incise su templi, palazzi e fortificazioni, riportavano decreti dei sovrani, eventi storici o celebrazioni di vittorie militari. Un esempio importante è un’iscrizione trovata a Ẓafār, l’antica capitale himyarita, che documenta le imprese di un re himyarita contro le tribù arabe rivali.
Iscrizioni religiose - Prima della conversione all’Ebraismo, gli Himyariti veneravano divinità sudarabiche come ʿAthtar, Wadd e Almaqah. Alcune iscrizioni nei templi riportano preghiere, invocazioni e donazioni votive. Dopo la diffusione dell’Ebraismo nel IV secolo d.C., le iscrizioni iniziarono a contenere riferimenti al monoteismo ebraico, con menzioni al "Signore del Cielo e della Terra".
Iscrizioni funerarie - Presenti su stele e tombe, riportavano nomi, genealogie e titoli del defunto, spesso accompagnati da simboli religiosi.
Iscrizioni commerciali e amministrative - Scritte su tavolette di pietra o metallo, regolavano transazioni economiche, trattati di commercio e documenti di tassazione.
Le iscrizioni himyarite riflettono anche i cambiamenti politici e religiosi del regno, infatti costituiscono una fonte preziosa per archeologi e linguisti, contribuendo a ricostruire la storia di una civiltà che per secoli ha dominato la Penisola Arabica e influenzato le rotte commerciali tra Oriente e Occidente.
L'architettura monumentale degli Himyariti
L'architettura monumentale degli Himyariti è un'importante testimonianza della loro sofisticata ingegneria e capacità architettonica. Le rovine di palazzi, templi e dighe, che si trovano principalmente nel territorio dell'attuale Yemen, offrono un'idea concreta della cultura e delle competenze di questo popolo.
Un esempio emblematico della loro abilità ingegneristica è la Grande Diga di Ma'rib, che, come accennato, venne inizialmente costruita dai Sabei, un'altra popolazione della regione, ma che fu poi ampliata e migliorata dagli Himyariti. Questa diga non solo aveva una funzione difensiva, ma soprattutto serviva per l'irrigazione delle terre circostanti, cruciali per l'economia agricola della regione. Grazie a un sistema di canali e bacini, la diga permetteva di gestire l'acqua proveniente dal fiume, creando un ambiente favorevole per l'agricoltura in una zona arida.

La costruzione dei palazzi himyariti, spesso situati in posizioni strategiche per il controllo del territorio e per la protezione delle risorse, rifletteva una grande attenzione ai dettagli e all'integrazione con l'ambiente circostante. Questi edifici, costruiti con pietra locale e materiali durevoli, erano caratterizzati da stanze grandi e ampie corti interne, con decorazioni e rilievi che riflettevano il potere e la religiosità della classe dirigente.
I templi himyariti, dedicati alle divinità locali, presentavano una architettura monumentale con imponenti colonne e altari, spesso decorati con iscrizioni in antico sudarabico. Questi luoghi di culto non solo avevano un'importante funzione religiosa, ma rappresentavano anche il potere politico della classe sacerdotale che esercitava una grande influenza.
La Grande Diga di Ma'rib - Un Capolavoro dell'Ingegneria Sudarabica

La Grande Diga di Ma'rib è senza dubbio uno degli esempi più iconici di questa ingegneria, che continua a essere un simbolo del legame profondo tra la civiltà himyarita e il suo ambiente.
La Diga di Marib è una delle più straordinarie opere ingegneristiche del mondo antico, costruita nel cuore dello Yemen dai Sabei e successivamente restaurata e ampliata dal Regno Himyarita. Questo imponente sistema idraulico permise lo sviluppo di un’agricoltura fiorente nella regione, trasformando la città di Marib, capitale del regno sabeo, in un centro di potere economico e politico che controllava il commercio dell’incenso e delle spezie lungo le rotte carovaniere.
Origini e Costruzione

Le prime strutture idrauliche a Marib risalgono probabilmente al II millennio a.C., quando la civiltà sabea iniziò a sviluppare tecniche avanzate per la gestione dell’acqua. La grande diga vera e propria venne edificata intorno all’VIII-VII secolo a.C. e fu progettata per sfruttare le acque stagionali del Wadi Dhana, un fiume a carattere torrentizio che attraversa la regione.
La diga originale misurava circa 600-700 metri di lunghezza, con un’altezza che raggiungeva i 15 metri, e una larghezza alla base di circa 60 metri. Era costruita con blocchi di pietra sapientemente tagliati e incastrati tra loro, rinforzati con malta e legno di palma.
Due enormi sbarramenti laterali regolavano il flusso dell’acqua e dirigevano le risorse idriche verso un complesso sistema di canali e bacini, che irrigavano circa 10.000 ettari di terra fertile, rendendo la regione un’oasi verde nel deserto.
Ampliamenti Himyariti e Innovazioni Tecnologiche
Con l’ascesa del Regno Himyarita, la diga venne restaurata e potenziata tra il I e il IV secolo d.C., periodo in cui i re himyariti consolidarono il loro dominio sulla Penisola Arabica. Le iscrizioni trovate sulla struttura testimoniano gli interventi di ristrutturazione effettuati dai sovrani, tra cui Yashhur'il Yuhar'ib e Abrahah, che ne migliorarono la stabilità e ampliarono i sistemi di distribuzione idrica.
Gli ingegneri himyariti perfezionarono il sistema di chiuse e dighe secondarie, migliorando la gestione del flusso idrico per garantire un'irrigazione più costante ed efficace. Il controllo delle acque permise non solo un incremento della produzione agricola, ma anche un rafforzamento dell’economia del regno, che si basava sull’esportazione di prodotti agricoli, incenso e mirra verso le civiltà mediterranee e mesopotamiche.
Declino e Crollo della Diga
Nonostante i successivi interventi di manutenzione, la diga iniziò a deteriorarsi progressivamente tra il V e il VI secolo d.C., a causa di terremoti, erosione e instabilità politica. La caduta del Regno Himyarita sotto il controllo del Regno di Aksum e le incursioni persiane contribuirono alla diminuzione delle risorse per la manutenzione della struttura.
Il crollo definitivo avvenne intorno alla metà del VI secolo d.C., segnando la fine dell’antico sistema agricolo della regione. La distruzione della diga e la conseguente desertificazione costrinsero gli abitanti di Marib a migrare verso altre aree più fertili, accelerando il declino della città e il cambiamento dell’equilibrio politico e commerciale della Penisola Arabica
Eredità e Importanza Storica
Oggi, i resti della Diga di Marib sono considerati uno dei più importanti siti archeologici dello Yemen, testimoniando il livello avanzato di ingegneria idraulica raggiunto dalle civiltà sudarabiche. La sua storia è stata tramandata anche attraverso le fonti arabe e islamiche, che la descrivono come un’opera monumentale il cui crollo segnò un evento epocale nella regione.
Le moderne ricerche archeologiche e idrauliche dimostrano che il principio su cui si basava la diga di Marib non solo fu all’avanguardia nel mondo antico, ma influenzò anche lo sviluppo delle tecniche di gestione dell’acqua in epoche successive. Oggi, la sua memoria continua a vivere come simbolo della grandezza della civiltà sudarabica e del genio ingegneristico dei suoi popoli.
Conclusione
Il Regno Himyarita rappresenta un esempio straordinario di come una civiltà possa evolversi attraverso il contatto con culture diverse, integrando elementi esterni nelle proprie tradizioni senza perdere la propria identità. La sua eredità sopravvive nelle iscrizioni, nei monumenti e nelle testimonianze archeologiche, che continuano a rivelare aspetti affascinanti di un’epoca in cui il commercio, la politica e la religione ridefinivano costantemente i confini della cultura e del potere.
コメント