Patrizia Boi (Assadakah News) - Sua Maestà Regina Rania, che ha sposato Sua Maestà Re Abdullah II ibn Al Hussein, re del Regno Hashemita di Giordania, il 10 giugno 1993, è giunta a Città del Vaticano per prendere parte al Summit internazionale dei diritti dei bambini.
Oggi 3 febbraio 2025, è intervenuta al Palazzo Apostolico, Sala Clementina, Città del Vaticano, al Panel 1: I Diritti del bambino nel mondo di oggi - introdotto da S.E.R. Mons. Paul Richard Gallagher, Segretario per i Rapporti con gli Stati - insieme ad Antonio Tajani, Vicepresidente del Consiglio dei Ministri, Italia, Mamadou Tangara, Ministro degli Affari Esteri, della Cooperazione Internazionale e dei Gambiani all’Estero, Repubblica del Gambia, Megawati Soekarnoputri, Quinta Presidente della Repubblica di Indonesia e Liliana Segre, Senatrice a vita della Repubblica Italiana.
Riportiamo il suo discorso integrale tradotto in italiano pronunciato in occasione del Summit:
«Nel nome di Allah, il Compassionevole, il Misericordioso
Sua Santità Papa Francesco, grazie per aver convocato questo importante vertice e per il vostro impegno incondizionato nei confronti dei bambini del mondo.
Anni fa, avete pubblicato una raccolta di lettere scritte da ragazzi e ragazze di tutto il mondo, ed insieme ad essi anche le vostre risposte. In una di queste lettere, un giovane rifugiato, di nome Mohammad, vi chiese:
“Il mondo tornerà mai ad essere com’era in passato?”
Voleva sapere se la sua vita sarebbe mai tornata come prima. È una domanda che tormenta milioni di bambini, le cui vite sono state sconvolte dalla guerra. Ed è una domanda che non ha risposte semplici. La Convenzione sui Diritti dell’Infanzia è il trattato sui diritti umani più ampiamente ratificato nella storia. In teoria, il consenso globale è chiaro: ogni diritto, per ogni bambino.
Eppure, tanti bambini in tutto il mondo sono esclusi da questa promessa – soprattutto nelle zone di guerra. Peggio ancora, le persone si sono desensibilizzate al loro dolore.
Oggi, un bambino su sei sul pianeta vive in aree colpite da conflitti. Uno su sei. Ogni giorno, decine di loro vengono uccisi o mutilati. Vengono privati di ogni diritto... del diritto alla vita e alla sicurezza, ma anche all’istruzione, alla salute, alla privacy e alla protezione dagli abusi...
Chiunque abbia mai accudito un bambino conosce l’istinto di proteggerlo dalla sofferenza. Ma, nella furia di una guerra, non c’è modo di proteggere i bambini dagli impulsi più crudeli dell’umanità.
I nostri peggiori incubi diventano la loro realtà quotidiana.
In ogni notiziario o video etichettato come “sensibile” sui social media, loro sono lì: sanguinanti, e con le mani che coprono le orecchie dopo un attacco aereo. Ustionati così gravemente da essere irriconoscibili persino dai loro genitori. Sono testimoni di orrori che vengono offuscati dai nostri schermi per la nostra protezione.
Pensateci: la loro vissuta realtà è ritenuta troppo violenta da essere guardata, persino dagli adulti.
Così, le vittime più giovani della guerra vengono private del loro diritto più fondamentale - il diritto all’infanzia. E questo crimine viene giustificato assieme ad un altro: la loro totale espulsione dal regno dell’infanzia. Vengono demonizzati, fatti apparire più grandi, descritti come minacce o usati come scudi umani.
Dalla Palestina al Sudan, dallo Yemen al Myanmar, e oltre, questa “disumanizzazione dei bambini” scava abissi nella nostra compassione.
Soffoca l’urgenza a favore dell’autocompiacimento. Consente ai politici di eludere le responsabilità ... anteponendo gli interessi di pochi ai doveri collettivi.
Sua Santità, poco dopo aver ricevuto il Suo invito a partecipare a questo vertice, ho letto un inquietante studio sullo stato psicologico dei bambini più vulnerabili di Gaza:
Il 96% ha riferito di sentire che la loro morte era imminente.
Quasi la metà ha detto di voler morire. Non di diventare astronauti o pompieri, come gli altri bambini – ma vorrebbero essere morti.
Come abbiamo permesso che la nostra umanità arrivasse a questo: Uno status quo che considera accettabile la sofferenza di alcuni bambini, in base al loro nome, alla loro fede o alla terra in cui sono nati?
Dove il destino di ogni bambino è determinato dai limiti imposti da una linea artificiale che separa “i nostri figli” da “i loro”?
Senza un’applicazione equa dei diritti, gli impegni globali perdono valore.
Perché, se un diritto può essere deliberatamente negato, allora non è mai stato un diritto. È un privilegio riservato a pochi fortunati.
Mentre questa giornata prosegue, e i diritti dei bambini vengono analizzati da ogni angolazione, non possiamo perdere di vista coloro che si svegliano ogni giorno chiedendosi:
"Il mondo tornerà mai ad essere com'era prima?"
Sua Santità, la vostra risposta alla domanda di Mohammed è stata questa:
"No. Quando arriverà il momento, il mondo non sarà come prima. Sarà molto meglio di com'era in passato."
Quella splendida visione è ancora pienamente raggiungibile – ma solo se noi faremo in modo che lo sia.
“Ogni diritto, per ogni bambino.”
Questa è la promessa fatta dal mondo. Ai bambini con disabilità, ai rifugiati, agli orfani e agli abbandonati.
Sia che abbiano perso due denti davanti o che abbiano perso degli arti a causa delle ferite di guerra, ogni bambino ha lo stesso diritto alla nostra protezione e alle nostre cure.
Senza eccezioni. Senza esclusioni. Senza precondizioni.
Grazie.
Sua Maestà Regina Rania Al Abdullah
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