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Vaticano - L'Ambasciatore azero insignito del titolo di Cavaliere

Letizia Leonardi (Assadakah News) - Appaiono sempre più stretti i legami tra il Vaticano e il regime di Aliyev. Prima del Convegno sulla cristianità, tenutosi il 10 aprile nella sala di rappresentanza della Pontificia Università Gregoriana, che ha sconcertato le Comunità Armene e tutti i veri cristiani del mondo, lo Stato del Vaticano, il 3 aprile scorso, ha insignito l’Ambasciatore della Repubblica dell’Azerbaijan presso la Santa Sede del titolo di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine Piano.

L’Ordine Piano (chiamato anche Ordine di Pio IX) è il primo Ordine cavalleresco e la pià alta onorificenza conferiti dalla Santa Sede.

Il riconoscimento è stato consegnato, con una solenne cerimonia, a S.E. Ilgar Mukhtarov dal sostituto per gli affari generali della Segreteria di Stato della Santa Sede, Monsignor Edgar Peña Parra.

L’Ambasciata della Repubblica dell'Azerbaijan presso la Santa Sede ha inoltre comunicato che, dallo scorso 2 aprile, il Vatican News aggiunge la lingua azera alla sua offerta informativa, lo stesso giorno del ventesimo anniversario dalla morte di San Giovanni Paolo II, il primo Papa che ha visitato l’Azerbaijan. Il Direttore editoriale dei media vaticani, Andrea Tornielli ha motivato questa decisione affermando che rappresenta un contributo, non soltanto per la diffusione della parola del Papa, ma anche per  il dialogo fra le religioni. Si tratterebbe del messaggio di pace del Successore di Pietro, in un mondo sconvolto da guerre e violenza, è un ponte verso tutti coloro che non si arrendono al clima di chiusura e di odio ma cercano di costruire percorsi di incontri, conoscenza reciproca e fraternità. Parole che risultano anacronistiche se si pensa che, nel 2020, pochi mesi dopo la visita del Presidente lham Aliyev e della sua consorte alla Città del Vaticano, ricevuti da Papa Bergoglio, dal segretario di Stato Pietro Parolin e dal segretario per i Rapporti con gli Stati, monsignor Paul Richard Gallagher, l'Azerbaijan ha attaccato gli armeni del Nagorno-Karabakh. Per il Parlamento europeo questo conflitto è stato giudicato l’inizio di una pulizia etnica compiuta dagli azeri. Un anno dopo, nella speranza di ottenere un riconoscimento internazionale delle atrocità in corso, l’Armenia ha aperto un  procedimento per violazioni della Convenzione internazionale per l’eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale davanti alla Corte internazionale di giustizia (Cig) de L’Aia, il principale organo giuridico delle Nazioni Unite risolvere il contenzioso tra i due Stati ma purtroppo a nulla è servito perché, in attesa di giudizio, nel 2024, il Nagorno Karabakh è sparito dalle cartine geografiche, preso con violenza dalla dittatura di Baku.

La Cig si era comunque già pronunciata, il 7 dicembre 2021, chiedendo il rispetto dei diritti umani dei prigionieri di guerra del 2020, di prendere misure adeguate per evitare una escalation della violenza razziale, implementare delle contromisure per difendere il patrimonio artistico e culturale armeno. A ottobre 2022 l'Azerbaijan non aveva ancora adempiuto alle richieste della Corte e anzi aveva bloccato il corridoio di Lachin. A febbraio del 2023 la Corte ha accolto una seconda richiesta dell’Armenia affinché l’Azerbaijan garantisse il passaggio di persone, veicoli e carichi dal corridoio di Lachin, unica via di comunicazione tra il Nagorno Karabakh e l'Armenia. La sua interruzione ha portato a una gravissima crisi umanitaria (che ha provocato diversi morti, e poi, a settembre 2023, all’ultima avanzata degli azeri. L’esercito di Baku ha sconfitto così gli armeni appropriandosi del territorio storicamente armeno. Sono stati oltre 100 mila i profughi armeni che hanno dovuto lasciare la propria terra e le proprie case. Da quando, nel 2001, l’Azerbaijan è entrato nel Consiglio d'Europa, ha violato il suo protocollo 263 volte, di cui ben 33 per tortura e trattamenti inumani e degradanti. Aggiungiamo anche la distruzione, da parte degli azeri, dell'importante patrimonio storico religioso armeno presente nei territori conquistati. Nonostante tutto questo il Vaticano sembra legittimane e onorare l'autocrazia di Aliyev.

E la stessa alta onorificenza, conferita all'Ambasciatore azero alla Santa Sede lo scorso 3 aprile, è stata conferita ai coniugi Aliyev nel 2020, a ridosso dell'attacco agli armeni del Nagorno Karabakh. Una medaglia che rappresenta un segno di apprezzamento e riconoscenza per il servizio prestato alla Chiesa o alla società riservato a Capi di Stato, Ministri, ambasciatori, teste coronate e Ambasciatori.

I principali fautori dell’apertura della chiesa cattolica all’Azerbaijan, Paese musulmano, sono stati il cardinale Gianfranco Ravasi, impegnato nel dialogo interreligioso, e il cardinale Claudio Gugerotti.

Il legame Vaticano-Azerbaijan si spiega anche con il sostegno economico fornito dalla fondazione Heydar Aliyev per il restauro di importanti opere cristiane. Chi ha dimostrato un atteggiamento critico su tali rapporti tra il Vaticano e l'Azerbaijan e nei confronti di chi nega il genocidio armeno, tra questi anche l'Azerbaijan, viene allontanato. Padre Russyen infatti è stato allontanato dal Pontificio Istituto Orientale nonostante fosse uno dei consiglieri del Dicastero per le Chiese orientali guidato da Gugerotti. Mala tempora currunt per la cristianità...anche in Vaticano.

(Foto FarodiRoma)


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