Assadakah News Agency - “A Gaza non si tratta di una guerra, è terrorismo”, così il papa ha definito ciò che sta succedendo in Medio Oriente, dopo avere incontrato una rappresentanza di palestinesi che hanno parenti che stanno vivendo la drammatica situazione di questi giorni a Gaza: "Abbiamo invitato il Papa a visitare Gaza, lui può fermare la guerra e portare la pace alla gente di Palestina", hanno affermato.
Il cessate il fuoco non è sufficiente: quello che viviamo oggi è una pausa militare che mantiene lo status quo delle ostilità". "Il Papa ha riconosciuto che viviamo una situazione di estrema emergenza", ha detto Shrine Halil, cristiana di Betlemme, presente all'incontro, "e ha detto che il terrorismo non si combatte con il terrorismo": Il Papa avrebbe definito "una buona idea" una sua visita a Gaza "quando la situazione lo permetterà".
"La tentazione più grande è quella di considerare la chiamata ricevuta come un privilegio. Per favore no: la chiamata non è un privilegio. Mai noi possiamo dire di essere privilegiati per essere stati chiamati. La chiamata è un servizio e i cristiani non sono un gruppetto di eletti di prima classe. Dio sceglie qualcuno per amare tutti. Piuttosto distinguiamoci per la capacità di uscire da noi stessi, uscire dall'egosimo, superare ogni confine".
Il Papa, alla fine dell'udienza generale, ha riferito di avere incontrato due delegazioni, una israeliana e una palestinese. "Ho sentito come soffrono ambedue". "Le guerre fanno questo ma qui siamo andati oltre le guerre. Per favore andiamo avanti per la pace, pregate per la pace", ha chiesto Papa Francesco.
La delegazione di palestinesi che ha incontrato il Papa questa mattina, intorno alle 8, nell'Auletta dell'Aula Paolo VI era composta da dieci persone, tra cristiani e musulmani, che hanno familiari a Gaza. Ad accompagnarli c'era il parroco della Sacra Famiglia, la chiesa della Striscia, padre Gabriel Romanelli e da un sacerdote della Chiesa greco-ortodossa.
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