Paola Sireci – Dopo mesi di pausa questa mattina riprendono i colloqui sull’accordo nucleare. Vienna ospita nuovamente il vertice Cina, Francia, Germania, Russia, Regno Unito e Iran per discutere sulla prospettiva di attuazione dell’accordo da tutte le parti e sul possibile ritorno degli Stati Uniti nella trattazione con l’Iran a seguito della recessione dal contratto nel 2018, su firma di Donald Trump, al fine di limitare l’attività destabilizzante dell’Iran in Medioriente, facendo riferimento alla sua presenza e posizione nella Guerra Civile in Siria, alla cessazione del supporto militare a Hezobollah e all’opposizione yemenita nel conflitto.
La destra americana, infatti, affiancata da Israele si è opposta fin da subito all’accordo, che intende disciplinare il programma nucleare iraniano e sospendere le sanzioni imposte dal Consiglio di sicurezza dell’ONU e da alcuni Paesi nei confronti dell’Iran, a seguito della violazione del trattato di non proliferazione con lo sviluppo di impianti segreti finalizzati all’arricchimento dell’uranio e produzione di plutonio.
Con i colloqui intercorsi nei mesi scorsi, una mediazione tra le parti coinvolte nell’accordo, in particolare gli Stati Uniti, hanno avviato una distensione in termini contrattuali e la Presidenza di Joe Biden mette in campo decisioni a favore di una cooperazione tra gli Stati. L'inviato speciale di Biden per l'Iran, Robert Malley, ha affermato che gli Stati Uniti sono pronti a prendere tutte le misure necessarie per tornare in regola, compresa la revoca delle sanzioni imposte dall'amministrazione Trump che hanno paralizzato l'economia iraniana. Tuttavia Malley ha anche avvertito l'Iran che la "finestra per i negoziati... non sarà aperta per sempre".
Parallelamente l’Iran ha proseguito il suo programma di arricchimento dell’uranio non rispettando gli accordi con l’AIEA (agenzia internazionale dell’energia atomica) che accusa atteggiamenti rudi e il conseguente rifiuto di installazione di telecamere di monitoraggio in siti fondamentali per il rilancio dell’accordo. Questo modus operandi massimalista rende scettici i diplomatici occidentali che si dichiarano decisi a osteggiare le intenzioni dell’Iran spingendolo a rivedere le sue opzioni se non si impegna a ripristinare i rapporti con l’AIEA.
Mentre tutti le parti coinvolte nell’accordo sono favorevoli a una mediazione e distensione con l’Iran, come Cina e Russia che hanno interessi economici nell’attuazione dell’accordo, dall’altro lato Gran Bretagna e Israele coopereranno affinché l’Iran non diventi una potenza nucleare e sono preoccupati per la riunione di oggi in cui i negoziatori decideranno e salveranno il destino dell’accordo. Intanto le due potenze sono hanno firmato un accordo decennale per la cooperazione su aree tematiche come la sicurezza informatica, tecnologia, difesa e commercio.
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