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USA - Il nuovo Trump e il Tardoantico statunitense

Il 45° e 47° Presidente degli Stati Uniti Donald Trump
Il 45° e 47° Presidente degli Stati Uniti Donald Trump

Gabriele Germani (Assadakah News) - Nel discorso di insediamento, rispetto al passato Trump ha voluto sottolineare il successo elettorale, tanto negli stati in bilico, quanto nel voto popolare. Non può essere rieletto e non ha bisogno di essere rassicurante per gli elettori.


È stato un discorso politico: ha parlato dei problemi interni, della necessità di dare sicurezza economica e dal crimine ai cittadini.


Più impero e meno imperialismo, si torna all’Ottocento: gli USA risplendono del proprio isolamento - più narrato che reale -, del destino manifesto, della volontà di Dio, che lo avrebbe anche salvato dall'attentato di pochi mesi fa.


Gli USA faro della democrazia e della felicità, paese delle opportunità. Trump avvia il discorso parlando di età dell'oro e descrive dettagliatamente il suo piano: restrizione delle politiche migratorie, chiusura del confine col Messico, politica del "resta a casa" e ancora la libertà di inquinare e comprare le automobili desiderate, basta elettrico e Green New Deal.


Dio ha dato all'America una terra piena di risorse, una terra che scavando offre gas e petrolio e spetta ai cowboy - citati di passaggio - metterli a frutto. Un omaggio al capitalismo originario e al suo portato millenaristico, un discorso che fa contenta l'America profonda, metodista, che aspetta la rinascita dopo un lunghissimo Kali Yuga. Tornano gli USA che fanno paura ad amici e nemici e che vogliono riprendere il controllo del Canale di Panama.


Trump vuole lasciare il segno, come i presidenti storici, i padri fondatori: cambiare nomi a montagne e golfi, aggiungere pezzi di territorio all'impero, sanare le spaccature e portare degli astronauti su Marte. Su questo passaggio le telecamere sono andate tempestivamente sull’uomo-ombra di questa amministrazione: Elon Musk, un po’ spirito-guida e un po’ rivale del neo-presidente.


Significativa la citazione di McKinley, la cui presidenza si era caratterizzata per lotta al bimetallismo, il protezionismo e la guerra ispano-americana, che tanti territori fruttò agli USA (minaccia non troppo velata a Panama).


Nessuna allusione invece al Canada e alla Groenlandia, nonostante abbiano tenuto banco a più riprese nell’interregno. Non ha trovato spazio nemmeno l’Ucraina e le trattative di pace, il cui esito Donald ha di recente cautamente posticipato da ventiquattro ore a sei mesi.


Non sono mancate le stoccate alla presidenza uscente, una prassi inusuale per un discorso di insediamento, quando si cerca di mettere da parte le divisioni elettorali.


The Donald è riuscito ad arrivare ancora una volta al popolo nel suo insieme, marcando ulteriormente il suo populismo, l'attacco è stato rivolto agli apparati dello stato, non alla gente comune.


Non più gli USA della speranza per il mondo, ma della supremazia; non si vende un sogno per tutti, ma per i soli cittadini dell'impero, indipendentemente dalla loro fede, razza o convinzione.


Rispetto al 2017, Trump è anche sceso nel dettaglio sui temi civili. Nel primo mandato aveva fatto una generica allusione ai temi della guerra culturale, ieri ha detto che negli Stati Uniti esisteranno solo due generi: uomo o donna.


Il neo-eletto ha lanciato anche una sua crypto scatenando la corsa speculativa sulla stessa; nel 2016, aveva definito bitcoin "scam". Su questo la vicinanza dei magnati della tecnologia ha avuto un suo peso.


Non sempre i discorsi presidenziali sono indicativi, spesso sono solo momenti da consegnare ai posteri; ma il nuovo discorso di Trump cambia radicalmente l'iconografia del potere, che da ieri assume tinte tardo impero; come Diocleziano vuole riorganizzare uno stato in crisi e prolungarne la vita.


L’imperatore illirico con le sue riforme salvò uno stato in crisi, regalandogli quasi altri due secoli in Occidente e oltre mille in Oriente. Quando una comunità entra in crisi, deve necessariamente ristrutturarsi, adattarsi, evolvere, altrimenti muore:

 

-    L’ascesa di leader più giovani, come Vance o Musk;

-    La decisione di investire su settori emergenti: spazio, crypto, intelligenza artificiale e social network.

-     Il tentativo di creare una narrativa che riunisca la popolazione e le classi dirigenti.

 

Anche in ambito internazionale gli USA cambiano. L’idea è di creare una Fortezza Nord America e di lasciare che le contraddizioni interne ai BRICS emergano attraverso la diplomazia.


Lo scopo non è affrontare direttamente questo o quel paese euroasiatico, inviando i soldati e allargando il buco del debito statale, quanto quello di raggiungere un accordo con la Russia, fomentare l’India e allontanarle dal vero competitore: la Repubblica Popolare di Cina.


Lontani e beati nel loro splendido isolamento, godendo le risorse fornite da Dio e raccolte dai pellegrini-pionieri, gli USA potrebbero abbandonare la Terra ai bellicosi euroasiatici e proiettarsi sulle stelle.


Non proprio un sogno per tutti, ma sicuramente una narrativa-progetto capace di rilanciare una comunità immaginaria.


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