Redazione Assadakah – Dopo le debite rassicurazioni, ance l’Unione Europea fa il proprio passo riguardo la formazione del governo in Libano e relativi provvedimenti.
La proposta è stata formulata al Parlamento, in seguito delle dichiarazioni del Consiglio Europeo e della Commissione Europea, dai parlamentari Ryszard Czarnecki, Roberta Angelilli, Adam Bielan, Konrad Szymański, Ewa Tomaszewska a nome del gruppo UEN, e incarica il presidente di trasmetterne le conclusioni all’Alto Rappresentante per Affari Esteri e Sicurezza e ai parlamenti degli Stati membri, nonché al parlamento e al governo libanesi.
Sono compresi tutti i campi d’azione, con particolare attenzione agli aspetti economici e finanziari di un Paese che è ancora stretto nella morsa della crisi, anche se i segnali di ripresa sono più che evidenti, primo fra tutti la risalita della valuta locale che, in una settimana ha recuperato da un rapporto di 22 a 1, a n rapporto 14 a 1 rispetto al dollaro.
Fra i vari aspetti, si esorta l’organizzazione di una missione internazionale e di un tribunale internazionale per i crimini di guerra; una corte che giudichi i casi di corruzione finanziaria e politica; la presentazione, da parte del governo Mikati, di un piano di risanamento economico dal momento che la questione coinvolgerà Fondo Monetario Internazionale, Banca Mondiale, ONU e investitori più o meno privati.
Tutti gli Stati membri dell’UE sono invitati alla cooperazione in viarie forme, considerando il deprezzamento record del 90 % della valuta libanese dalla fine del 2019, che ha consentito alle persone più ricche di ridurre il valore del proprio debito finanziario, determinando un’inflazione senza precedenti, che ha colpito la maggior parte della popolazione.
Anche la situazione umanitaria richiede attenzione prioritaria, considerando che l'esplosione del porto di Beirut ha messo in luce una situazione economica e politica già drammatica, che ha dato luogo alle massicce proteste popolari dell’ottobre 2019, che denunciavano la corruzione pubblica e chiedevano riforme dei servizi e riforme democratiche laiche. Una situazione che ha visto i libanesi di tutte le confessioni religiose e condizioni sociale, uniti nelle strade e nelle piazze di tutte le città del Paese. Condizione aggravata dai disequilibri troppo vicini, di realtà come Siria, Questione Palestinese, ingerenze di Paesi terzi, e tutte le conseguenze del caso.
Le premesse perché la situazione si sblocchi ci sono tutte. Occorre la volontà di farlo, qualità che ai libanesi non manca di certo.
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