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UE – Bloccati beni per appropriazione indebita in Libano

Assadakah Roma News - Tre Paesi dell’Unione europea (UE), Francia Germania e Lussemburgo, hanno sequestrato proprietà e congelato beni legati all’appropriazione indebita di fondi pubblici in Libano per un valore di 120 milioni di euro, pari a circa 130 milioni di dollari, il 28 marzo. Tale operazione rientra in una più ampia indagine congiunta sulla presunta appropriazione indebita di oltre 330 milioni di dollari, in cui il capo della banca centrale libanese, la Banque du Liban, Riad Salameh, sarebbe uno degli indagati.

L’unità di cooperazione giudiziaria dell’Unione Europea, detta anche Eurojust, ha dichiarato che, in un’operazione legata al riciclaggio di denaro in Libano, cinque proprietà in Germania e Francia sono state sequestrate mentre diversi conti bancari sono stati congelati. In particolare, l’Eurojust, con sede all’Aia, ha affermato che l’operazione, risalente al 25 marzo, è stata indirizzata contro cinque persone sospettate di aver sottratto fondi pubblici in Libano per oltre 330 milioni di dollari tra il 2002 e il 2021. Lo sforzo includeva il sequestro di tre proprietà in Germania, per un valore di 28 milioni di euro e altri beni per un valore di 7 milioni di euro. In Francia sono state sequestrate due proprietà parigine del valore di 16 milioni di euro ì e un conto bancario da 2,2 milioni di euro. In Lussemburgo, sono stati congelati su un altro conto bancario circa 11 milioni di euro. L’agenzia europea non ha fornito alcun dettaglio sui sospettati, dicendo: “Si presume che siano innocenti fino a prova contraria”. Tra i cinque sospettati vi sarebbe Salameh, secondo quanto riferito a Bloomberg, citata da Al-Jazeera, da una portavoce dei pubblici ministeri di Monaco, senza fornire maggiori dettagli. L’ufficio di Salameh non ha risposto a una richiesta di commento.

Nel 2021, i pubblici ministeri francesi anticorruzione avevano già aperto un’indagine sulla ricchezza personale di Salameh e stanno indagando sui suoi presunti legami con associazioni criminali e sul riciclaggio di denaro, a seguito di una mossa simile da parte della Svizzera.

Le autorità svizzere stanno esaminando le accuse secondo cui l’uomo avrebbe beneficiato della vendita di eurobond libanesi detenuti nel portafoglio della banca centrale.

Il 71enne Salameh è in carica dal 1993 e un tempo era apprezzato da leader politici e imprenditoriali. L’uomo è stato più volte accusato dal governo dell’ex primo ministro ad interim Hassan Diab di essere responsabile del crollo della moneta libanese. L’opinione pubblica del Libano, poi, sospetta che lui e altri alti funzionari abbiano trasferito denaro all’estero durante le proteste del 2019, quando alla gente comune era stato impedito di farlo. L’ex banchiere di Merrill Lynch ha respinto le accuse e si è difeso, dicendo di ritenere di essere diventato il capro espiatorio per i problemi finanziari del Paese mediorientale. Anche i suoi legali hanno chiesto l’apertura di un’indagine giudiziaria, dicendo che “ci darà accesso al fascicolo” il cui contenuto “contestiamo integralmente”.

Il Libano versa nella peggiore crisi mai affrontata dalla guerra civile del 1975-90, con le banche che impongono rigide restrizioni su quanto possono prelevare i risparmiatori, costringendo anche coloro che hanno maggiori disponibilità a considerare maggiormente le proprie spese. In tale quadro, la lira libanese è crollata di oltre il 90% in meno di due anni, spingendo oltre la metà della popolazione al di sotto della soglia di povertà.

(FONTE: SICUREZZA INTERNAZIONALE.LUISS.IT)

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