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Ucraina – Minaccia per la pace alle porte d’Europa


Talal Khrais - L'interscambio commerciale tra Italia e Russia è in crescita del 48 per cento nel periodo gennaio-novembre 2021, ma tutto questo potrebbe essere compromesso dalla attuale tensione internazionale.

Prima si parlava di ipotesi, forse e potrebbe, ma in questa volta è veritiera, un motivo molto serio che ha spinto il premier italiano Mario Draghi di scegliere le vie diplomatiche.

Le mosse del presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, non piacciono alla Francia di Emmanuel Macron, né all’Italia. La massiccia presenza di truppe russe al confine è vista come il preludio di una possibile invasione russa. Le forze armate di Mosca sono stimate di circa 175mila militari, al confine con il territorio ucraino, e altre decine di migliaia sono arrivati alla frontiera della Bielorussia, alleato forte della Federazione Russa.

Malgrado la scelta delle vie diplomatiche, l’Occidente ha organizzato una contromossa, programmando l’invio dei rinforzi verso i Paesi Baltici, Estonia, Lettonia e Lituania, che confinano con la Russia.

E’ importante conoscere i retroscena di questo conflitto, per cercare soluzioni durature. Le mire della Russia sono, senza ombra di dubbio, geopolitiche per motivi storici, ma ci sono evidenti interessi economici. La Russia non ha accettato, e non accetterà, che la sfera di influenza occidentale possa spostarsi in un territorio confinante, né sarebbe la prima volta che Kiev diventa oggetto di contesa, comprendendo anche la regione del Donbass, e le città di Donetsk e Lugansk, controllate da milizie filorusse. La Russia attraverso l’Ucraina, fa transitare il gas verso l’Europa, mentre la chiesa ortodossa russa sostiene che russi e ucraini siano popoli che condividono un “unico spazio storico e spirituale”.

Questa premessa non significa giustificare una invasione russa dell’Ucraina, ma offre elementi per conoscere meglio la situazione.

L’Italia in questa situazione sarà il primo perdente se vogliamo parlare di economia. Secondo Agenzia Nova, l'interscambio commerciale tra Italia e Russia è in crescita del 48% nel periodo gennaio-novembre 2021 rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, superando i 23 miliardi di euro. Lo ha affermato il direttore dell'ufficio dell'Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane (Ice) per Russia, Armenia e Bielorussia, Francesco Pensabene, intervenendo al seminario "La cooperazione italo-russa per lo sviluppo di un'economia verde e innovativa", organizzato da Banca Intesa Russia e dalla Camera di Commercio e dell'Industria russa. Pensabene ha poi aggiunto che l'Italia rappresenta il 4,1% del mercato russo nel suo complesso, un dato solo in leggero calo rispetto ai livelli pre-Covid. Inoltre Pensabene ha dichiarato che la cooperazione multilaterale tra Italia e Russia, definito un "Paese di primissimo profilo ed importanza per noi", non é ancora sfruttata a pieno. A tal proposito il direttor e di Ice Russia ha auspicato una più stretta collaborazione tra imprese italiane e russe, su progetti da attuare in Paesi terzi, sfruttando i finanziamenti di grandi istituti finanziari internazionali, come ad esempio la Banca asiatica d'investimento per le infrastrutture. L’Europa trascinata in diversi conflitti, tutta l’Europa perdi terreno.

La Cina scavalca l’Europa ovunque malgrado tutte le restrizioni. Il commercio con l'Africa ha continuato a crescere, superando i 254 miliardi di dollari, ma rimane ancora forte il disavanzo commerciale a favore della Cina, che ha venduto merci per un valore di oltre 150 miliardi di dollari all'Africa.

I maggiori esportatori africani in Cina sono Sudafrica, Angola, Repubblica Democratica del Congo, Repubblica del Congo e Zambia, le cui vendite hanno raggiunto circa 70 miliardi, stando a un rapporto diffuso nei giorni scorsi dall'Amministrazione generale delle dogane cinese. All'ultimo Forum per la cooperazione Cina-Africa, tenuto lo scorso novembre a Dakar, Pechino si e' impegnato a favorire le esportazioni dei paesi africani. Anche gli investimenti cinesi sono cresciuti in modo costante in Africa: nel 2020 sono stati registrati 44 miliardi di dollari di investimenti diretti esteri, stando a un rapporto dell'Outward Foreign Direct Investment. A beneficiarne sono stati soprattutto Sudafrica, Nigeria, Repubblica Democratica del Congo, Zambia, Etiopia, Kenya, Ghana, Algeria, Zimbabwe e Angola. La Cina è anche il principale creditore bilaterale del continente: dal 2003 alla fine del 2020, Pechino ha prestato circa 150 miliardi di dollari per le infrastrutture.

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