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Tunisia – Intervento del FMI

(Agenzia Nova) - La guerra in corso tra Russia e Ucraina sta avendo un profondo impatto non solo in Europa, ma anche sui Paesi del Grande Medio Oriente, con implicazioni politiche, sociali ed economiche potenzialmente drammatiche. In Egitto, ad esempio, non c'e' abbastanza denaro per acquistare i mangimi: migliaia di pulcini vengono abbattuti in questi giorni e presto la carne potrebbe cominciare a mancare nei mercati. Il tasso di poverta' nel Paese arabo piu' popoloso al mondo con oltre 100 milioni di abitanti e' del 29,7 per cento, secondo l'Agenzia di statistiche nazionale Capmas. Tuttavia il dato risale al periodo 2019-2020 e non tiene conto delle conseguenze della pandemia di Covid-19 che potrebbero aver modificato la situazione. La Tunisia, da parte sua, sta affrontando una preoccupante crisi finanziaria e una mancanza di prodotti di base a causa dell'aumento dei prezzi dell'energia e delle materie prime a livello globale legato alla guerra in Ucraina. Le immagini su i social media mostrano da settimane scaffali vuoti nei supermercati e resse per accaparrarsi panetti di zucchero. Una boccata di ossigeno per questi due Paesi, entrambi cruciali per gli equilibri del Mediterraneo, potrebbe provenire dal Fondo monetario internazionale.

"Agenzia Nova" ne ha parlato con due esperti: Umberto Triulzi, professore ordinario di Politica economica all'Universita' di Roma "La Sapienza"; e Thomas Claes, direttore del progetto regionale The Friedrich-Ebert-Stiftung (Fes) Nord Africa e Medio Oriente (Mena).

Il Fondo monetario internazionale e le autorita' della Tunisia hanno raggiunto sabato 15 ottobre un accordo per un programma di finanziamento di 1,9 miliardi di dollari, della durata di 48 mesi, teso a sostenere le riforme nel Paese nordafricano. Il comitato esecutivo dell'Fmi dovrebbe dare il via libera definitivo al prestito il prossimo mese di dicembre. Gli esperti si aspettavano, pero', una cifra piu' alta. "La Tunisia voleva ottenere 4 miliardi di dollari dall'Fmi. C'e' pertanto un sostanziale deficit di finanziamento, che proverra' da capitali bilaterali e privati. Ma questo complica ulteriormente le cose. A questi tassi il recupero sara' estremamente difficile: cio' che e' effettivamente necessario e' la ristrutturazione del debito", afferma Claes a "Nova". "Con il prestito del'Fmi, la Tunisia riprendera' a ottenere in prestito ingenti somme sui mercati internazionali dei capitali, ma questo aumentera' enormemente il debito estero.

Roma, 17 ott - (Nova) - Intanto i prezzi delle obbligazioni in valuta forte della Tunisia sono aumentati di quasi 4 centesimi di euro e 3 centesimi di dollaro, raggiungendo il livello piu' alto da marzo. I dati dell'azienda specializzata Tradeweb, ripresi oggi dalla stampa nazionale tunisina, mostrano che le obbligazioni denominate in euro, emesse dalla Banca centrale tunisina e in scadenza nel 2023, sono aumentate di 3,8 centesimi di euro, superando quota 81 centesimi, e di 2,9 centesimi di dollaro, per essere offerte a poco piu' di 64 centesimi di dollaro. "Il previsto accordo dell'Fmi con la Tunisia, in forte crisi finanziaria, allontana i pericoli di un default e questo spiega l'aumento dei prezzi dei bond espressi in euro e dollari, ma anche una riduzione del rendimento", commenta a "Nova" Umberto Triulzi, professore ordinario di Politica economica all'Universita' di Roma "La Sapienza". Triulzi, tuttavia, indica due fattori che potrebbero frenare la positivita' dei mercati: "Il prestito e' inferiore a quanto previsto inizialmente e non e' detto che la Tunisia sia in grado di utilizzare al meglio le risorse che riceve, se non avvengono cambiamenti significativi nelle politiche economiche e sociali del Paese".

"Il nuovo programma nazionale tunisino sostenuto dal Fondo mira a ripristinare la stabilita' macroeconomica, rafforzare le reti di sicurezza sociale e l'equita' fiscale e intensificare le riforme a sostegno di un ambiente favorevole alla crescita inclusiva e alla creazione di posti di lavoro sostenibili", si legge in un comunicato stampa dell'Fmi. "La comunita' internazionale puo' contribuire notevolmente al successo del programma delle autorita' attraverso il rapido rilascio di finanziamenti aggiuntivi", prosegue la nota pubblicata sul sito web del Fondo. Secondo gli esperti dell'Fmi, il peggioramento del contesto globale e gli elevati prezzi internazionali delle materie prime stanno gravando pesantemente sull'economia tunisina, aggiungendosi alle debolezze strutturali e alle condizioni socioeconomiche difficili. La crescita economica del Paese rivierasco probabilmente decelerera' nel breve termine, mentre l'aumento dei prezzi internazionali delle materie prime esercitera' pressioni sull'inflazione, nonche' sui saldi esterni e fiscali. Il Fondo monetario intende sostenere il programma di riforma economica delle autorita' tunisine per ripristinare la stabilita' esterna e fiscale della Tunisia, rafforzare la protezione sociale e promuovere una crescita piu' elevata, piu' verde e inclusiva e la creazione di posti di lavoro guidata dal settore privato.

Quanto all'Egitto, il Fondo ha fatto sapere di aver compiuto "progressi sostanziali" nelle ultime "discussioni molto produttive" con le autorita' egiziane, che dovrebbero portare "molto presto" a un accordo per erogare un nuovo prestito. Un continuo percorso di risanamento di bilancio che salvaguardera' la sostenibilita' del debito pubblico e assicurera' un costante calo del rapporto debito/Pil nel medio termine. Ulteriori politiche fiscali e strutturali amplierebbero ulteriormente la rete di sicurezza sociale per i piu' vulnerabili, migliorerebbero la composizione del bilancio e migliorerebbero la trasparenza fiscale", ha detto il portavoce dell'Fmi, Gerry Rice, in una dichiarazione pubblicata al termine dei colloqui tenuti a margine delle riunioni annuali dell'Fmi e della Banca mondiale a Washington. Il portavoce del Fondo monetario ha parlato inoltre di "politiche monetarie e di cambio" per "ancorare le aspettative di inflazione, migliorare la trasmissio ne della politica monetaria, il funzionamento del mercato dei cambi e la resilienza esterna dell'Egitto".

Proprio come la Tunisia, "l'Egitto si e' indebitato molto e ha utilizzato per il credito per progetti di costruzione senza prospettive di crescita sostenibile, come ad esempio la Nuova capitale amministrativa", afferma a "Nova" l'esperto del centro studi tedesco Claes. "Anche gli egiziani hanno bisogno di contrarre nuovi debiti per rimanere a galla. E' una situazione e' abbastanza simile alla Tunisia, solo gli importi (e i rischi per tutti i soggetti coinvolti) sono molto piu' alti", aggiunge Claes. Da parte sua, il ministero delle Finanze egiziano ha fatto sapere che "il governo mira a proseguire gli sforzi di disciplina fiscale mantenendo un avanzo primario annuo nel bilancio pubblico e adoperandosi per riportare la traiettoria dell'indebitamento pubblico al prodotto interno in calo a livelli inferiori all'80 per cento del Pil a medio termine", oltre a "diversificare le fonti di finanziamento, migliorare l'efficienza delle entrate e della spesa nel bilanc io pubblico, lavorare per aumentare la spesa per lo sviluppo umano e continuare ad espandere i programmi di protezione sociale".

Misure, queste ultime, che consentirebbe all'Egitto di ricostruire gradualmente e in modo sostenibile le riserve estere. "L'attuazione dell'agenda globale di riforme strutturali delle autorita' rafforzerebbe gradualmente la competitivita' dell'economia, ridurrebbe il ruolo dello Stato nell'economia, eguaglierebbe le condizioni per il settore privato, migliorerebbe il clima imprenditoriale e favorirebbe la transizione verso un ambiente piu' verde economia", ha concluso Rice.

L'Egitto ha liberalizzato la valuta nazionale nel 2016, mantenendo pero' il tasso di cambio all'interno di banda di oscillazione per evitare eccessive fluttuazioni potenzialmente dannose per l'economia del Paese arabo piu' popoloso al mondo, con i suoi oltre 100 milioni di abitanti. Secondo la stampa egiziana, una maggiore elasticita' del tasso di cambio sarebbe una precisa richiesta del Fondo monetario internazionale nell'ambito del pacchetto di aiuti in corso di negoziazione. Secondo la fonte di "Nova", il governo e' tendenzialmente favorevole a questa misura, ma vuole procedere gradualmente per evitare un improvviso aumento dei prezzi.

In un'intervista rilasciata ad "Al Arabiya" da Hisham Ezz al Arab, consigliere del governatore della Banca centrale, Hassan Abdalla, ha affermato che ogni aumento del 10 per cento del tasso di cambio del dollaro rispetto alla sterlina si traduce in un aumento del 4 per cento dell'inflazione in Egitto, mentre il calo del 10 per cento del dollaro rispetto alla sterlina riduce l'inflazione dello 0,5 per cento. Secondo il consulente del governatore della Banca centrale il debito egiziano rappresenta l'80 per cento del prodotto interno lordo, una percentuale bassa rispetto alla media globale. Al Arab ha osservato che in questo contesto e' importante e' la capacita' per l'Egitto di generare entrate che coprano i debiti, osservando che il ministero della Pianificazione ha messo in atto un grande sforzo per creare un fondo e trasferirvi societa' di proprieta' statale che coprono vari settori tra cui difesa, infrastrutture ed energia.

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