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Tunisia – Crisi alimentare a causa dell’Ucraina

Assadakah Roma News - Nei supermercati tunisini gli scaffali sono vuoti da settimane. È quasi impossibile trovare beni di prima necessità, come farina, riso, semola, zucchero e uova. Il rifornimento di farina e riso, ad esempio, viene fatto diverse volte, ma in poche ore le scorte sono nuovamente esaurite.

Alla metà di marzo i fornai del governatorato di Ben Arous, nel sud della Tunisia, hanno minacciato lo sciopero per l’esasperazione. Sono numerosi gli episodi in cui la folla ha preso d’assalto i camioncini delle consegne e le immagini hanno fatto il giro dei social network.

Di contro, più scarseggiano gli alimenti di base, più aumentano i prezzi. Nei forni che non ricevono sussidi, il costo del pane è aumentato del 25% negli ultimi due mesi. Una conseguenza della guerra in Ucraina e della volatilità del prezzo del grano, e oltre al cibo, anche il prezzo del petrolio sta aumentando.

Il Carnegie Middle East Center avverte che la crisi finanziaria tunisina, combinata ai risvolti economici dell’invasione russa dell’Ucraina, potrebbe rendere la situazione esplosiva e sfociare in una aperta crisi alimentare con conseguenze sull’economia nazionale, perché il governo tunisino deve pagare in contanti ogni importazione e non ha più possibilità di effettuare acquisti a credito.

La filiera alimentare tunisina è in maggior parte dipendente dalle importazioni. Secondo gli ultimi dati pubblicati dal dipartimento per i cereali, la Tunisia compra sui mercati esteri più della metà del grano duro che usa per produrre pasta, semola e altri prodotti, e oltre il 95% del grano tenero che serve per soddisfare il fabbisogno di pane proviene dall’estero. A causa della guerra in Ucraina, i mercati sono diventati instabili e, dall’inizio di marzo il prezzo di uno staio di grano (27 chilogrammi) è aumentato quasi del 40%, e l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha già diffuso l’allarme.

L’11 marzo, il Dipartimento per i cereali non è riuscito a siglare l’accordo per assicurare le importazioni di grano del mese di maggio, perché gli stanziamenti a disposizione non sono stati sufficienti.

Guardia Nazionale e polizia sono in stato di allerta per contrastare quelli che il presidente Kais Saied ha chiamato “speculatori”, gli intermediari che trattengono le riserve di generi alimentari per lucrare sulla bolla dei prezzi.

Una soluzione certo potrebbe essere di consentire agli agricoltori tunisini di gestire la terra e rielaborare le politiche idriche, che sarebbe una buona scelta per costruire la sovranità alimentare e migliorare la qualità dei consumi.

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