Lorenzo Somigli - “Dieci anni fa promisero ai tunisini democrazia ma il potere è finito nelle mani degli estremisti di Ennahda e il suo regime è stato peggiore del precedente. Loro sono in stretto contatto con gli assassini del Comandante Massoud, loro sono vicini ad Al-Qaeda. Quella “Primavera” è stata voluta e sostenuta dai servizi segreti americani, che, ancora una volta, hanno dimostrato di non capire niente del mondo arabo e del Medioriente, della sua complessità, seminando solo e soltanto caos”. Ancora una volta possiamo dialogare con un osservatore attento, le cui riflessioni sono frutto della conoscenza diretta dei luoghi e dei popoli di cui parla, il giornalista Salvatore Lombardo, Direttore del Dipartimento di Scienze Politiche alla Swiss UMEF di Ginevra.
“La Tunisia, per come la ricordo io, era un sogno nel Mediterraneo. Era il sogno di Ben Ali trasformato in realtà”. Il professor Lombardo richiama alla memoria il suo reportage che gli ha permesso di conoscere la Tunisia nel suo periodo d’oro: “Ci sono andato all’inizio del 2000. Tutti allora dicevano che fosse una dittatura e io, su indicazione di un rappresentante della Tunisia a Strasburgo, andai per farmi un’opinione personale sul campo. La realtà non è quella che viene raccontata, mi disse”.
L’immagine che ne verrà fuori è completamente diversa da quella veicolata allora dai media: “Incontro il portavoce di Ben Ali, un giornalista molto colto, l’unica persona in Tunisia che dava del tu al Presidente, che mi dice: gira per un mese e poi torna con una tua opinione. Da quel momento ho girato in piena libertà dovunque volessi, ho incontrato tutti coloro che desideravo conoscere, anche i nemici del regime come il partito comunista, riconosciuto solo in Tunisia, unico paese arabo a farlo. Mi sono reso conto di quanto la Tunisia fosse avanti rispetto agli altri paesi del Nord Africa.
«Il Mediterraneo nel nuovo secolo avrebbe dovuto basarsi sulla condivisione delle identità e questo Ben Ali lo aveva ben chiaro e ha cercato di realizzarlo. Ben Ali aveva autorizzato la costruzione di chiese cristiane, autorizzava il culto ebraico, era un’avanguardia nel mondo arabo in tutto».
“Dopo la rimozione di Bourghiba, al quale la Tunisia deve molto, soprattutto per la secolarizzazione, Ben Ali avvia un prodigioso progetto di modernizzazione del paese. Scarcera i prigionieri politici, a patto che accettino di riconoscersi nella Costituzione: non ci sono più nemici interni, gli unici nemici sono quelli della Repubblica. Tutti accettarono la svolta nazionale. Tutti, eccetto Ennahda. Mi ricordo che un dirigente di alto rango del Partito Comunista mi disse che per la presidenza avrebbe sostenuto Ben Ali votando la sua lista solo per il parlamento”.
Quello di Ben Ali fu un progetto a tutto tondo: “Scommette sugli intellettuali che alimentano una rivoluzione culturale, investe nell’educazione abbattendo il tasso di analfabetismo. Adesso gli artisti non possono esprimersi perché vige la stretta sorveglianza del regime e i tunisini sono costretti a scappare”.
L’economia, al contrario di oggi, era fiorente e nessuno era costretto a rischiare la vita nel Canale di Sicilia: “Il tasso di disoccupazione era intorno al 5% oggi è balzato al 60%. I turisti che prima affollavano la Tunisia sono intorno al milione annuo, un numero irrisorio. Non solo per tamponare le zone d’ombra nella società istituisce un fondo dove si potevano raccogliere le donazioni e lui stesso donava – non lo sa nessuno – metà del suo compenso mensile”. In questi tempi l’agenda ambientale la fa da padrona ma Ben Ali aveva intuito anche questo: “Primo tra i paesi arabi, istituisce un ministero dell’ambiente e in ogni città crea una “strada per la difesa dell’ambiente”. Una modernità e una visione incredibili”.
“La Tunisia di Ben Ali – sottolinea con enfasi – era la realizzazione del progetto euromediterraneo, figlio anche del socialismo. Non a caso Ben Ali è stato presidente dell’Internazionale Socialista, un’organizzazione importante dove hanno partecipato persone come Craxi. Lo stesso Craxi, che ho incontrato più volte durante il suo esilio in Tunisia, riconosceva nella Tunisia la realizzazione del sogno euromediterraneo e non si capacitava degli attacchi a Ben Ali. Di Craxi mi parlò il mio maestro, Sciascia che mi disse: abbiamo un nuovo De Gaulle, è Craxi. Craxi (abbiamo parlato della Tunisia con Stefania Craxi) era un personaggio incredibile, sarà riabilitato…”
“Purtroppo, la finta rivoluzione ha distrutto il sogno di un popolo che era realtà. Vedremo se quella di Kaïs Saïed è una transizione, ed eventualmente quali risultati porterà, o se si tratta di un ritorno all’ordine”.
(Per approfondire sulla Tunisia consigliamo la lettura del contributo su Geopolitica.info dell’autore: “Tunisia, la svolta di Kaïs Saïed chiude il ciclo delle Primavere”)
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