Letizia Leonardi
Talal Khrais, corrispondente della National New Agency (NNA) anche durante il periodo più intenso della pandemia non si è mai fermato. Ha riportato con costante puntualità e professionalità le notizie dal mondo ma, nel raccontare anche la difficile situazione dell'emergenza covid-19, da buon giornalista non ha mai espresso dei pareri personali su come è stato affrontato il problema, su cosa si è fatto e cosa si sarebbe potuto fare.
- Quali sono stati i fattori, secondo il tuo parere, che hanno fatto precipitare la situazione dell'emergenza covid?
Due sono stati gli elementi che hanno contribuito al deterioramento della situazione durante la Pandemia: l'ignoranza della classe politica che occupava gli schermi televisivi, non lasciando più spazio a chi era del mestiere ed era maggiormente deputato a dire come effettivamente stavano le cose. Tutti gli esponenti politici italiani, e anche l'allora premier Giuseppe Conte, invitavano la gente alla vita normale. Il secondo elemento ha riguardato il brusco taglio alla sanità, una politica che è andata avanti per anni. Forse avrei dovuto denunciare i tagli che i governi hanno perpetuato nelle strutture sanitarie.
Mentre medici e infermieri lottavano per sconfiggere il coronavirus, la politica avrebbe dovuto interrogarsi sui tagli che hanno colpito la sanità italiana negli ultimi 10 anni con la conseguente drastica riduzione dei posti letto e del personale medico e infermieristico. La responsabilità di tutto questo è delle politiche di austerity degli ultimi dieci anni e dei circa 37 miliardi di euro di tagli effettuati dal governo Monti in poi. Settantamila posti letto in meno in 10 anni; dal 2007 in poi sono stati chiusi 200 ospedali. Il Servizio Sanitario Nazionale ha perso 46 mila dipendenti, scendendo da 649.248 a 603.375. Complessivamente, oggi, abbiamo 8 mila medici e 13 mila infermieri in meno
- Perché, prima di ora, non hai mai scritto queste considerazioni e questi dati allarmanti?
Da corrispondente noto ho nascosto la verità anche a me stesso credendo, come la stragrande maggioranza degli italiani, che sarebbe andato tutto bene. E invece nel mondo ci sono oggi 230 milioni di casi, da inizio pandemia, e 4,7 milioni di morti a causa del covid. La variante Delta è ormai quella dominante nel mondo. Malgrado tutto ci sono due fattori importanti che devono essere perseguiti: la diminuzione della percentuale di contagi e la capacità dei medici di trovare sempre di più cure per affrontare la malattia. Questo è stato il mio desiderio fin dai momenti più tragici che l’Italia abbia mai conosciuto, dopo il periodo della seconda guerra mondiale. È giunto però adesso il momento di confessare di avere nascosto la verità e lo faccio come corrispondente in Italia per la più importante Agenzia Araba, la National News Agency.
- Perché hai nascosto la verità sui fatti drammatici del 2020 quando eravamo nell’epicentro della Pandemia? Tra il 2011 e la fine del 2018 sono stato inviato in Siria dove la popolazione civile stava vivendo un incubo, una guerra terribile. In 33 anni ho vissuto diversi conflitti: Libano, Libia, Iraq ed altri Paesi in guerra. Malgrado tutto avevo voglia di continuare questo lavoro però pensavo di riposarmi due o tre anni lavorando in Italia. Nel 2020 l’Italia è stata la prima vittima dopo la Cina di questa Pandemia. Il virus si è allargato come una macchia d’olio all’insaputa della gente, grazie all'incoscienza dei politici. la cattiva informazione e i tagli alla sanità. Tutto questo ha causato tante vittime. In questa situazione drammatica mi sono trovato solo, isolato da tutta la stampa del mio Paese, in un momento nel quale non ero preparato a fare un reporter in prima linea in Italia. Ma non avevo scelta. Dall’inizio di marzo del 2020 ho viaggiato nelle regioni del nord Italia, nelle aeree più colpite, chiamate zone rosse. Ricordo che il 21 febbraio 2020, è stato ufficializzato il primo caso 'autoctono' di infezione al Sars-Cov-2: è stato quello di Mattia Maestri, 38 anni, ricoverato all'ospedale di Codogno. Io sono andato proprio lì. Nel giro di un mese tutti gli ospedali erano al collasso e in Italia è iniziato il lockdown, il Belpaese era letteralmente in ginocchio. In meno di 12 mesi quasi 3 milioni di contagi accertati e oltre 95mila vittime. Codogno, Brescia, Bergamo e Milano mi sembravano Paesi in guerra ma il nemico era peggiore di qualsiasi conflitto, era un nemico invisibile. Ho dovuto raccontare alla stampa, le storie dei pazienti, le strade deserte, l’angoscia, l’enorme numero dei morti, la mancanza delle mascherine che provocavano la morte di medici e infermieri, l’Italia che è rimasta sola senza gli amici europei che chiudevano loro frontiere. Per la prima volta nella mia vita ero completamente sconvolto, triste con un dolore profondo. Rifiutavo di vedere ciò che non andava e ho dovuto minimizzare la situazione. Nascondevo i numeri, scrivevo sempre: “andrà tutto bene” e continuo a domandarmi: perché l’ho fatto? Io, il reporter che si recava nelle terre più lontane per raccontare i fatti ho mentito, non avevo più la forza di trasmettere i fatti. Ho viaggiato mesi in tutte le città colpite cecando sempre di evidenziare i fatti positivi. Tutta la Lombardia era diventata come Wuhan ed era zona rossa, insieme alle province di Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Alessandria, Asti, Novara, Padova, Treviso e Venezia. Purtroppo, nella seconda ondata, che è ripartita da ottobre 2020, aumentava il contagio tra i medici che, anch'essi sono state le vittime, ancora prima della fine del 2020.
- L'UE in questa emergenza ha dimostrato tutta la sua fragilità e inadeguatezza. Chi ha avuto un ruolo importante per l'Italia? L’Italia non poteva farcela senza gli aiuti internazionali e qui ricordo, e pochi giornalisti italiani lo rammentano, il rilevante ruolo della Federazione Russa, Forze Speciali che hanno disinfettato quasi tutti gli ospedali delle cinque province della Lombardia, la Cina e i Paesi Arabi. Due ospedali da campo da 5.200 metri quadri con 1000 posti letto sono stati donati dal Qatar. Cinque milioni di dollari sono arrivati dal Kuwait; 30 medici giunti dalla Norvegia, 11 dottori e 7 infermieri dalla Romania, 10 tonnellate di dispositivi sanitari dagli Emirati Arabi. Le forniture cinesi sono state tra le prime a giungere in Italia. La Croce Rossa cinese ha donato, tra i primi, 31 tonnellate di materiali fra cui 40 ventilatori (purtroppo alcuni si sono poi rivelati difettosi) e 200 mila mascherine. Il primo giorno di aprile erano arrivate 22 milioni di mascherine. Questa grande solidarietà mi incoraggiava a essere più ottimista e a credere veramente che l’Italia ce la poteva fare. Quando sono ritornato a Roma, la Pandemia stava proseguendo il suo terribile percorso e la Capitale si era trasformata in una città fantasma. Ancora una volta non sapevo più cosa raccontare. Era passato poco tempo da quando avevo scritto che l’Italia stava vincendo. Ho girato tante volte i quartieri di Roma, deserti e tristi. Sono entrato letteralmente in crisi. Per 20 giorni ho rifiutato di andare in onda, mi rifiutavo di scrivere. Intorno casa mia c'era una situazione drammatica, silenzio e paura. E per questo, anche io, di fronte alle brutte notizie, quasi un terrorismo di informazioni, sono rimasto zitto. Stavo davanti al PC senza poter scrivere. Nel silenzio più assoluto sentivo una bellissima bambina giocare e cantare e allora, pian piano, ho scritto che finché questa bambina gioca e canta la speranza di salvarsi è possibile “ we can”. Ho cominciato scrivere da casa e più ascoltavo questa bambina, più riuscivo trovare elementi positivi di speranza che per me erano più importanti di quelli negativi. Ho mantenuto, da allora, sempre la sensazione che l’Italia vincerà.
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