Giornalista, reporter di guerra, corrispondente per diverse agenzie internazionali, una carriera trascorsa in prima linea, Talal Khrais si esprime sullo stato dell’informazione e sui cambiamenti geopolitici del Medio Oriente: “Sulla questione afghana si è parlato molto, e attualmente si sta tornando a parlarne, visti gli avvenimenti di questi giorni, ma troppe notizie date in modo così massiccio rischiano di creare confusione, perché in parte si tratta di informazione superficiale. Certo non nego che in Afghanistan ci sia una situazione drammatica, agghiacciante, soprattutto per quanto riguarda la condizione della donna, ma non bisogna dimenticare che la donna si trova nelle stesse condizioni anche in Pakistan, e non è poi più rosea in diversi altri Paesi dell’area. L’informazione attuale impone la necessità di spingersi oltre la superficie, con molta più serietà professionale. Non è serio fare finta di essere in a Kabul, mentre invece ci si trova al Cairo o in Pakistan, in una situazione molto più tranquilla e rilassante…Certo non è facile entrare in Afghanistan, questo è un fatto, ma essere sul posto di certo rende protagonista in prima persona un corrispondente, che si assume oltretutto rischi notevoli. Di conseguenza, una notizia, un’intervista realizzata sul posto, assume un ben diverso valore, perché riflette il fatto reale in tempo reale. Io stesso, come altri colleghi e amici, di Assadakah e non solo, abbiamo vissuto queste situazioni, per cui posso dire che sarebbe certo meglio rimanere a casa propria, facendo risparmiare i soldi che invece vanno persi in tasse, contributi e altro…Un’altra cosa importante deve essere l’approfondimento. Nel mondo della attuale informazione, in tempo reale, non ci si può più limitare a fornire una notizia, non è più sufficiente. Non ci si chiede il perché di certi particolari? Perché gli americani hanno evacuato così in fretta, lasciando una più che notevole quantità di armamenti intatti e dotazioni varie ai Talebani?...
I Talebani sono una pedina molto importante, e hanno un ruolo determinante per Washington, nello schema geopolitico dell’area in questione, anche e soprattutto senza la presenza diretta americana. I Talebani sono di etnia fondamentalista sunnita, sono estremamente fanatici e indottrinati, anche se mantengono rapporti con alcuni altri Paesi arabi, pur moderati, come il Qatar per esempio…Fanatico non vuol dire certo ignorante, e in certi casi tutt’altro…Il Qatar, e prima ancora l’Arabia Saudita, hanno fatto presente alle autorità talebane che, per avere comunque rapporti con una qualche comunità internazionale, è necessario un segno di volontà, traducibile in una apertura socio-culturale e politica. D’altra parte oggi non è più come la volta precedente, e il ruolo dei Talebani è molto più chiaro e definito, anche perché sono ben coscienti della propria importanza, e di rappresentare un Paese sunnita, confinante con un Iran prevalentemente sciita. E’ fondamentale il fatto che un Afghanistan comunque stabile, anche con un governo talebano, possa essere l’elemento che eviti una guerra aperta fra Washington e Teheran, che avrebbe conseguenze a livello globale.
Lo scopo della politica estera americana appare poi evidente, considerando le realtà confinanti con l’Afghanistan. Sarebbe un notevole guadagno se, in un secondo tempo, l’Afghanistan sunnita facesse la “sua guerra” all’Iran sciita, al posto degli Stati Uniti. Può apparire fantapolitica, ma non credo sia una possibilità molto fuori dalla realtà…Non bisogna dimenticare, inoltre, che un Afghanistan militarmente e politicamente forte, può essere una buona garanzia anche per quanto riguarda tutti i Paesi dell’ex blocco sovietico, oggi alleati della Russia di Putin…E che dire della Cina, attualmente Paese economicamente nemico degli Stati Uniti? Ci sono molte considerazioni da fare, e nell’immediato futuro, per questo l’informazione deve essere particolare e approfondita. Una notizia completa e una informazione obiettiva può aiutare la gente a formarsi un’opinione e capire certi meccanismi, e perché no, anche aiutare una certa politica ad agire con maggiore buon senso…”.
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