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Summit Cairo - Premier Meloni, vergogna d’Italia

Roberto Roggero - Nella sessione di apertura del Summit Internazionale in corso nella capitale egiziana, con la partecipazione di oltre 30 rappresentanti di altrettanti Paesi, è presente anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, la quale però non sembra avere colto la esatta chiave di lettura e interpretazione degli avvenimenti. Nel suo intervento di fronte alla assemblea riunita in sessione, la premier ha ovviamente riconosciuto la gravità della situazione, la necessità di una profonda e intensa cooperazione internazionale per fermare la escalation di violenza nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania, e la priorità di tornare al processo di pace che ha il progetto dei Due Stati come obiettivo, ma è il metodo di azione prospettato che solleva non pochi dubbi.

La premier Meloni ha ribadito l’importanza per l’Italia di prendere parte al grande progetto di pacificazione della regione mediorientale, per le possibilità che questo Summit prospetta, nonostante le posizioni di partenza completamente fuori dallo schema disegnato dai Paesi arabi, unanimemente schierati nel sostenere i diritti palestinesi e contro la prepotenza della decennale occupazione israeliana, e non il contrario, come è emerso dalle parole della presidente del Consiglio.

Appare quindi completamente sbagliata l’affermazione secondo cui “i nostri punti di vista non sono perfettamente allineati, ma lo sono invece gli interessi comuni”, perché alla base di tale concetto sta il riconoscimento dei diritti della popolazione palestinese e la condanna dell’occupazione israeliana con la politica dell’Apartheid. A queste condizioni, i punti di vista non sono assolutamente sovrapponibili come dichiarato dalla premier Meloni.

Se l'interesse comune è “fare in modo che quello che sta succedendo a Gaza non si trasformi in un conflitto più ampio, in uno scontro di civiltà, rendendo vani gli sforzi fatti coraggiosamente in questi anni”, il presupposto di base è che per escludere ogni ulteriore peggioramento della situazione, sia riconosciuto il fatto che Israele è una potenza occupante, che per decenni ha continuato ad agire impunemente, facendosi beffe delle diverse Risoluzioni ONU, compiendo irruzioni e arresti arbitrari, insistendo nella detenzione preventiva, con pratica della tortura anche su minori detenuti illegalmente.

Nella propria dichiarazione, la premier Meloni ha poi aggiunto: "L'impressione che ho, per le modalità con cui si è svolto l'attacco, è che l'obiettivo di Hamas fosse costringere Israele a una reazione contro Gaza che creasse un solco incolmabile fra Paesi arabi, Israele e occidente, compromettendo la pace per tutti i cittadini coinvolti, compresi quelli che si dice di voler difendere". Giorgia Meloni forse non ha presente che Hamas non significa Palestina, poiché l’organismo ufficialmente riconosciuto che rappresenta il popolo palestinese è la presidenza di Mahmoud Abbas, esponente di Fatah, che di certo non sembra approvare l’iniziativa di attaccare Israele e causare quella reazione alla quale stiamo assistendo.

E’ altresì da porre sullo stesso livello la definizione di “atto terroristico” da parte di Hamas, come quelle che da anni e anni le forze di occupazione israeliane mettono in atto sui civili palestinesi, con evacuazioni forzate e uccisioni, prendendo poi di mira gli operatori dell’informazione che documentano gli innumerevoli soprusi.

E’ inoltre giusto esprimere preoccupazione per la sorte degli ostaggi in mano a Hamas, ma sarebbe opportuno esprimere lo stesso sentimento per i numerosi palestinesi lasciati a marcire nelle carceri israeliane, minori compresi, o esprimere sgomento per l’aver messo Gaza sotto un vero e proprio assedio, proibendo l’afflusso di aiuti umanitari e bombardando l’unico valico di frontiera, quello di Rafah, dal quale è possibile soccorrere la popolazione, che sta facendo le spese di questa situazione, e senza possibilità di fare sentire la propria voce.

Se, come ha dichiarato la premier, “nessuna causa giustifica il terrorismo, azioni studiate per colpire civili inermi, nessuna causa giustifica donne massacrate e neonati decapitati e brutalmente ripresi con una telecamera" è anche e soprattutto vero che tutto questo è ciò che Israele pratica da decenni, senza che la comunità internazionale si imponga per dire “basta”.

Anzitutto, la premier dovrebbe fare distinzione fra informazioni vere e false, poiché è stato appurato che nessun bambino o neonato è stato ucciso, tanto meno decapitato, considerando che Hamas avrebbe tutto da perdere in immagine internazionale, se ciò fosse realmente accaduto, inoltre, concludendo, da notare che non tutti gli italiani la pensano come la presidente del Consiglio, e ne siano prova le numerose manifestazioni di protesta in atto in diverse città d'Italia, a sostegno e solidarietà con la causa palestinese.

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