Assadakah News Agency - Nonostante le luci della ribalta si siano spente dal palcoscenico sudanese, la guerra civile di Khartoum non si è mai fermata. Solo durante l’ultimo fine settimana sono state ben 25 le vittime civili dei sanguinosi scontri fra l’esercito sudanese e le milizie fedeli al generale Hemeti. La capitale Khartoum ha visto un’altra settimana di bombardamenti con la popolazione intrappolata nella città dove si combatte quartiere per quartiere. Dal 15 aprile, quando è iniziato lo scontro fra i due generali, circa 5000 persone sono state uccise e centinaia di migliaia sono state costrette a rifugiarsi nei campi profughi sia interni che esterni al paese. La guerra è lontano dal vedere la sua fine e tutte le trattative portate avanti da Stati Uniti ed Arabia Saudita sono naufragate.
L’Egitto, importante attore regionale, si è ritirato dal suo ruolo di mediatore, ma continua ad appoggiare i governativi guidati dal generale golpista al-Burhan. Più sfumata la presenza russa che aveva ottimi rapporti sia con i militari al governo che con le milizie delle Forze di Supporto Rapido, addestrate e preparate dagli uomini del Wagner Group. I cieli sono dominati dall’aviazione sudanese saldamente nelle mani del generale al-Burhan, ma le milizie hanno strappato diverse aree della capitale Khartoum ai governativi e controllano anche alcune vie di accesso vitali alla città. Oltre che nella capitale gli scontri più duri si sono verificati in Darfur, dove le Forze di Supporto Rapido sono nate ed hanno il controllo delle maggiori basi miliari. Qui è iniziata una vera e propria pulizia etnica contro le popolazioni locali non arabe, accusate dai miliziani di essere al servizio del governo di Khartoum. La Corte Penale Internazionale de l’Aja ha aperto una nuova indagine sui fatti del Darfur, ma in realtà le accuse di violazione dei diritti umani sono mosse contro entrambi i contendenti. La situazione è sempre più preoccupante e stando ai dati delle Nazioni Unite la metà della popolazione sudanese ha urgente bisogno di aiuti umanitari e circa 6 milioni di persone sono già a rischio fame.
Nel Kordofan meridionale è impossibile rifornire di cibo la popolazione perchè le strade sono terreno di scontro e gli operatori non riescono a muoversi. In questo stato e nel vicino stato di Blue Nile sono in corso combattimenti fra l’esercito regolare ed alcuni movimenti indipendentisti, sospettati di essere in accordo con le milizie guidate dal generale Hemeti per aprire un nuovo fronte di scontro.
Al-Burhan si è recato in Egitto per rinnovare il sostegno da parte del presidente al-Sisi ed ha poi visitato diverse città chiave come Cassala e Port Sudan che sono saldamente nelle mani all’esercito regolare sudanese. Il comandante in capo dei ribelli avrebbe presentato sul suo account Twitter un piano di pace in 10 punti, ma le sue proposte non sono apparse credibili e comunque il generale al-Burhan rifiuta qualsiasi tipo di accordi e chiede che Hemeti venga processato da un tribunale internazionale per crimini di guerra.
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