Assadakah News Agency - È pronto a partire su disposizione della Difesa un piano per l'evacuazione di circa duecento civili italiani dal Sudan. L'evacuazione, così come accade per altri Paesi occidentali, avverrà attraverso il punto di raccolta a Gibuti, tramite la rotta di Khartoum, con l'ausilio di velivoli militari. L'operazione avverrà con le stesse modalità di quando disposto in Afghanistan ma, in questo caso, riguarderà solo cittadini italiani.
Il comandante in capo delle Forze armate sudanesi, generale Abdel Fattah Al-Burhan, ha ricevuto telefonate dai leader di diversi Paesi che chiedevano di facilitare e garantire l'evacuazione dei loro cittadini e delle loro missioni diplomatiche dal Paese, ed ha acconsentito a fornire l'assistenza necessaria per garantirla.
Nel frattempo, sono stati messi in sicurezza i 19 italiani che si trovavano in crociera nelle acque di Port Sudan. Li abbiamo assistiti fin dall'inizio degli scontri, ora sono sbarcati ad Hurghada. Grazie al lavoro delle nostre Ambasciate a Khartoum e al Cairo e dell'Unità di Crisi della Farnesina". Lo ha dichiarato il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, il quale sottolinea comunque la complicata situazione per gli altri concittadini attualmente a Khartoum, e dichiara che l’Unità di Crisi della Farnesina sta seguendo costantemente la situazione a tutte le iniziative che possano portare a un cessate il fuoco e a una tregua duratura.
L'ambasciata d'Italia è aperta e pienamente operativa. Tutti i nostri connazionali a Khartoum sono in contatto con l'ambasciata, molti sono già nella sede dell'ambasciata che è in grado anche di fornire alimenti e acqua, e pure carburante, per poter stare in condizioni dignitose: "Mi auguro che vengano rispettate le grandi infrastrutture che sono utili al popolo del Sudan - ha proseguito -, quindi che le due parti che si stanno combattendo non facciano danni al popolo sudanese.
Anche le ambasciate degli altri Paesi stanno mettendo in atto le procedure per evacuare le ambasciate: Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Cina evacueranno i loro diplomatici e cittadini con aerei da trasporto militare appartenenti alle loro forze armate da Khartoum.
La missione saudita è stata evacuata via terra a Port Sudan e, da lì, per via aerea verso il Regno dell'Arabia Saudita, come ha riferito il portavoce delle forze armate sudanesi. Il riferimento, implicito, è a un percorso stradale di 835 km che richiede oltre 12 ore di viaggio fino allo scalo portuale sul Mar Rosso, che bagna anche l'Arabia Saudita.
La Giordania ha iniziato a evacuare i suoi cittadini dal Sudan. Lo ha reso noto il portavoce del ministero degli Affari esteri giordano, Sinan Majali, spiegando che l'evacuazione interesserà almeno 300 giordani. "Siamo in continuo contatto con gli Emirati Arabi Uniti e l'Arabia Saudita per coordinare l'evacuazione", ha spiegato il portavoce, sottolineando che "potrebbe essere una delle più grandi di operazioni di evacuazione dal Sudan fino ad oggi". Ieri, le Nazioni Unite e diversi Paesi hanno iniziato i preparativi per evacuare il proprio personale dal Sudan, dove dallo scorso 15 aprile sono in corso intensi combattimenti tra l'esercito sudanese e le Forze di supporto rapido (Rsf). Secondo l'Organizzazione mondiale della Sanità (OMS), dall'avvio dei combattimenti lo scorso 15 aprile si contano ad oggi oltre 400 morti e 3.500 feriti nel Paese. A partire da ieri, le parti hanno concordato una tregua umanitaria per un periodo di 72 ore durante le celebrazioni dell'Eid al Fitr, la festa che sancisce la fine del mese sacro del Ramadan.
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