Assadakah News Agency - Mentre gli aerei delle forze armate nazionali sorvolano la capitale e altre città, per monitorare la situazione, e a terra continuano ad avvenire scontri fra l’esercito nazionale e i ribelli della RSF, che si difendono a forza di continue violazioni degli accordi, anche nella regione del Darfur le violenze si stanno intensificando, specie a El Geneina, nella parte occidentale. I gruppi paramilitari attaccano scuole, ospedali edifici pubblici, e saccheggiano qualsiasi cosa, poi si dirigono verso il vicino confine con il Chad.
Secondo il ministero della Sanità sudanese, i combattimenti avrebbero già causato la morte oltre 600 persone e il ferimento di diverse migliaia, dall’inizio della crisi, lo scorso 15 aprile.
Com’è noto, le ambasciate di diversi Paesi sono state chiuse e il personale diplomatico e i cittadini residenti sono stati evacuati, tuttavia alcuni hanno scelto di restare per assistere la popolazione, e ad essi ha fatto riferimento il ministro degli Esteri, Vittorio Tajani, al question time alla Camera, ricordando che l'ambasciata a Khartoum è ora chiusa ma operativa con il ricollocamento dell'ambasciatore e del suo staff presso la missione diplomatica ad Addis Abeba per monitorare la situazione e mantenere il dialogo con le parti in conflitto.
Tra coloro che hanno deciso di rimanere in Sudan, ci sono gli operatori del centro Emergency di terapia intensiva, con un’altra quindicina di volontari e i centri pediatrici di Mayo, Nyala nel Sud Darfur, e Port Sudan.
Con Emergency, rimangono anche i missionari Salesiani e gli operatori di Music for Peace, ong genovese presieduta d Stefano Rebora.
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