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Sudan - Situazione sempre più tragica 1/4

Assadakah News - Il Pontefice, anche nel testo preparato per l'Angelus di domenica scorsa, ha più volte pregato affinché si continui a "invocare il dono della pace" per il Sudan. L'entità della crisi, d'altra parte, è tale che la metà dei 50 milioni di abitanti risulta essere a rischio di grave insicurezza alimentare. "La gente soffre la fame: c'è assoluto bisogno di portare cibo e medicine e si riscontra un gravissimo stato di malnutrizione tra i bambini", ha spiegato Paolo Impagliazzo, segretario generale della Comunità di Sant'Egidio. "E' necessario favorire l'accesso degli aiuti umanitari e far sì che i donatori si impegnino a finanziarli: con la sospensione degli aiuti da parte dell'Usaid (l'Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale) la situazione e' peggiorata, con una riduzione dei fondi del 77 per cento", ha riflettuto Impagliazzo in una conversazione con i media vaticani a margine dell'appuntamento promosso su iniziativa del parlamentare Paolo Ciani. "E' essenziale rilanciare" le trattative, "mettere l'esercito e le milizie a un tavolo per cessare le ostilità", ha proseguito, auspicando l'individuazione di soluzioni efficaci per la popolazione più a rischio: l'idea, ha aggiunto, è anche quella di un corridoio umanitario, per esempio con il Chad, che dall'inizio del conflitto, secondo dati Onu di qualche giorno fa, ha ospitato 930 mila sudanesi.

Il valico di Andrè, fra Chad e Sudan, ha ricordato il segretario generale della Comunità di Sant'Egidio, e' stato riaperto a novembre scorso, "ma gli aiuti umanitari non riescono ad arrivare in tutte le località del Darfur, quindi c'è bisogno di implementare, rendere più efficace e più effettivo il loro trasporto anche nelle zone difficilmente raggiungibili". Di qui la richiesta al governo italiano di "uno sforzo per la ripresa dei negoziati per porre fine al conflitto, garantire l'accesso della popolazione agli aiuti umanitari e continuare l'accoglienza di famiglie vulnerabili in fuga dalla guerra attraverso i corridoi umanitari", ha dichiarato Impagliazzo. "L'80% delle strutture sanitarie è in una condizione di non funzionamento, ha testimoniato Marco Bertotto, direttore dei programmi di MSF, denunciando specificamente "una strategia deliberata delle parti coinvolte nel conflitto per avere vantaggi militari": è, ha spiegato, l'utilizzo strumentale degli aiuti o della limitazione di essi. Tutto ciò "diventa così un'arma di guerra, con conseguenze dirette sulla popolazione civile: un sudanese su due oggi vive una situazione di insicurezza alimentare e un sudanese su cinque è costretto ad abbandonare la propria casa".

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