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Sudan - Situazione in stallo, continuano gli scontri

Immagine del redattore: Roberto RoggeroRoberto Roggero

Assadakah News Agency - Da cinque mesi si combatte una drammatica guerra intestina in Sudan, con avvenimenti destabilizzanti in tutta la regione del Sahel. Il generale Fattah Al-Buhran, presidente del Consiglio di Transizione riconosciuto a livello internazionale, ha annunciato di essere disposto ad avviare negoziati con la Rapid Support Force, per la pacificazione, ma solo se i capi delle forze paramilitari ribelli ordineranno il ritiro immediato dalle aree urbane e il raggruppamento nelle caserme. Il problema è che mentre le autorità della RSF ragiona sulla proposta, per le strade non cessano i violenti scontri fra le parti., che secondo alcune fonti avrebbero causato ormai 20mila morti.

Il generale Mohammed Dagalo Hemeti, capo della RSF e già vice dello stesso Al Buhran, ha espresso a sua volta la disponibilità a stabilire un cessate-il-fuoco duraturo e con regole rigide, ma fino ad oggi la situazione non ha subito variazioni significative, mentre i morti sono migliaia e sfollati e rifugiati sono milioni. Dagalo ha anche dichiarato che il coprifuoco consentirebbe l'arrivo di aiuti umanitari e permetterebbe ai civili di fuggire in sicurezza, oltre a servire per avviare un dialogo significativo ed esaustivo che porti a una soluzione politica e all'istituzione di un governo civile che guidi il Paese verso la trasformazione democratica e pace duratura.

Da parte sua, Al Buhran ha incontrato nei giorni scorsi, il presidente ucraino Volodomyr Zelensky, all’aeroporto di Shannon, in Irlanda, il quale stava rientrando dalla Assemblea Generale ONU, e che ha ringraziato il Sudan per il sostegno. L’argomento principale è però stata la cooperazione economica e presenza dei gruppi paramilitari russi nel Paese africano.

La CNN e Forbes hanno rivelato che i servizi speciali dell’Ucraina sarebbero responsabili di una serie di attacchi e sabotaggi recentemente condotti nell’area di Khartoum, contro la Forza di Supporto Rapido ritenuta vicina al gruppo paramilitare russo Wagner.

I recenti attacchi contro la RSF, che hanno visto l’impiego di droni e ordigni esplosivi non sudanesi, indicando come responsabili i servizi speciali ucraini. A sostenere il tutto, i video di una serie di attacchi sferrati contro veicoli e uomini delle RSF che, secondo le stesse fonti, presentano tutti gli elementi degli attacchi con droni nello stile delle forze ucraine. Almeno otto degli attacchi analizzati sono avvenuti con l’impiego di modelli di droni commerciali diffusamente utilizzati dalle forze armate di Kiev, così come le modalità e le tattiche di utilizzo dei droni sarebbero a loro volta analoghe a quelle utilizzate dall’Ucraina contro le forze russe, e del tutto inusuali nel contesto dei conflitti armati in atto nel continente africano. La motivazione di questi attacchi sembrerebbe essere il presunto sostegno a lungo termine delle PMC Wagner alla RSF.

Le attività della PMC Wagner in Sudan si sono impegnate nella creazione di un centro logistico navale russo, nell’addestramento dell’esercito sudanese e nella protezione dei civili. Anche il famoso Yevgeny Prigozhin ha persino cercato di mediare un cessate-il-fuoco tra le fazioni coinvolte nel conflitto sudanese. Tuttavia, la connessione con gli ucraini sembra ancora sfuggire alla comprensione.

La rivalità fra gli ucraini e le fazioni africane non è una novità. Da anni, mercenari ucraini operano in Libia, sostenendo il governo di Tripoli, ma collaborano anche con il governo avverso a Bengasi, dove agiscono come rappresentanti della Turchia, che sostiene vari gruppi contrari al generale Haftar. In sostanza, questi mercenari ucraini finora hanno agito come delegati turchi, evitando uno scontro diretto con le forze russe. Da ricordare poi l’incontro di Abdel Fattah al-Burhan con il presidente turco Erdogan il 14 settembre scorso ad Ankara.

Il portavoce dell’intelligence di Kiev, Andrei Yusov, ha dichiarato: “Non possiamo né confermare né smentire”. Tuttavia, ha ricordato che l’Ucraina ha l’obiettivo di colpire i russi ovunque essi siano, né è da escludere l’intromissione dei servizi segreti americani.

Non è un mistero che il lavoro della Wagner in Africa rappresenta gli interessi della Russia, che è in conflittualità con la presenza statunitense e occidentale. Da qui non è difficile immaginare che, come accade in Ucraina, anche in Africa in realtà gli attori degli attacchi siano occidentali. Gli attentati contro le forze Wagner in Africa segnano un pericoloso precedente nel modo di condurre la contrapposizione tra Occidente e Russia.

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