Assadakah News - I media occidentali glissano, mentre in Sudan, oltre all’uccisione di due operatori della Croce Rossa Internazionale, la situazione è fuori controllo specialmente nel Darfur, dove Al Fashir è sotto assedio dei paramilitari ribelli del generale Dagalo, e dove oltre un milione e ottocentomila persone si sono organizzate con posti improvvisati di primo soccorso, dove alcune infermiere insegnano ai vicini di casa come curare le ferite provocate da schegge di bomba e pallottole.
Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si è riunito in sessione di emergenza per chiedere la fine dell’assedio di Al Fashir, e l’ambasciatrice americana all’ONU, Linda Thomas-Greenfield, ha parlato della situazione affermando che è sull’orlo del baratro e di un massacro di proporzioni senza precedenti, e ha poi implorato la comunità internazionale di non spedire armi al Sudan, con riferimento particolare alla polemica che proprio in sede ONU è nata nei confronti degli Emirati Arabi Uniti.
Nel frattempo, in Darfur si sta aprendo una crisi di proporzioni difficilmente calcolabili. Ad Al Hasahisa, i miliziani hanno preso il controllo di un ospedale, compiendo violenze contro il personale e i pazienti, e anche a El Geneine si contano numerosi atti di violenza e crimini contro i civili. Pare che fra le dieci e le quindicimila persone siano state fucilate dai combattenti estremisti perché etnicamente africane. La guerra in Sudan prosegue tra l’esercito regolare di Abdel Fattah al Burhan e quello paramilitare di Hemedti: all’interno si inserisce un exploit di violenza etnica.
Dal 15 aprile del 2023, quando è cominciata la guerra, il 70% degli ospedali sudanesi ha chiuso. A sud-est di Al Fashir, nel campo di Zamzam, i bambini fra i sei mesi e due anni sono gravemente malnutriti, e secondo Medici Senza Frontiere, un bambino muore ogni due ore, e potrebbero morire in almeno 700mila entro la fine del 2024. Le agenzie ONU hanno diffuso l’allarme, perché non riescono più a far entrare aiuti umanitari nel 90% delle aeree del Sudan, dove ci sono 18 milioni di persone in condizioni di assoluta emergenza.
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