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Sudan - RSF liberano pericolosi detenuti

Talal Khrais - In seguito agli attacchi organizzati dai ribelli della RSF ad alcune strutture di detenzione a Khartoum, sono stati illegalmente liberati alcuni prigionieri considerati estremamente pericolosi per la stabilità e la sicurezza, fra i quali si segnala Ahmad Muhammad Harun, in prigione dal 2019 anche su incriminazione della Corte Penale Internazionale per crimini contro l’umanità commessi nel Darfur quando era a capo delle milizie Janjaweed. Pare infatti che lo scopo della RSF sia di guadagnare l’alleanza di determinati personaggi.

Dopo avere usato gli inermi cittadini con scudi umani, saccheggiando ospedali e proprietà pubbliche e private, e occupando le sedi della polizia, i ribelli hanno liberato prigionieri pericolosi per arruolarli nelle loro file.

Nei giorni scorsi, dopo l'inizio dei combattimenti nella capitale fra l'esercito e i ribelli RSF, era stata diffusa la notizia di un'evasione dal carcere di Kober.

Harun ha riferito di aver lasciato la prigione in una dichiarazione trasmessa dall'emittente Tayba Tv. L'ex capo milizia era stato incriminato in qualità di fondatore e comandante dei Janjaweed, i cosiddetti "diavoli a cavallo", responsabili di violenze e uccisioni nei villaggi delle comunità del Darfur durante il conflitto cominciato nella regione nel 2003.

Secondo diversi analisti, la milizia Janjaweed è sostanzialmente la stessa che opera oggi con il nome di Rapid Supporto Force, oggi comandata dal generale Mohamed Hamdan Dagalo, detto Hemedti, in lotta contro la legalità rappresentata dal generale Abdel Fattah Al-Burhan.

La Stampa Occidentale parla di un conflitto per il potere, ma senza capire cosa sia successo veramente nel martoriato Paese. In Sudan esiste un fenomeno diffuso in diversi Paesi, come Libia, Iraq, Afghanistan, di costituire milizie paramilitari, che cercano di sostituirsi alla legalità. Una situazione inaccettabile che può solo avere conseguenze devastanti per intere nazioni.

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