Assadakah News Agency - Secondo le ultime notizie, confermate dal ministero degli Esteri dell’Arabia Saudita, nella città di Jeddah sono ripresi i negoziati e colloqui di pace fra l’esercito nazionale sudanese e i paramilitari ribelli della Rapid Support Force, per mettere fine a un conflitto che dura da sei mesi.
Il conflitto fra l’esercito guidato da Abdel Fattah al Burhan, capo della giunta militare internazionalmente riconosciuta, e le forze paramilitari guidate da Mohamed Hamdan Dagalo, ha causato finora più di novemila vittime e oltre 5,6 milioni di sfollati.
Le parti avevano annunciato il 25 ottobre di aver accettato l’invito a riprendere i negoziati a Jeddah, con la mediazione dell’Arabia Saudita e degli Stati Uniti.
Le Forze armate sudanesi (Saf) hanno accettato l’invito dell’Arabia Saudita e degli Stati Uniti a riprendere i colloqui con le Forze di supporto rapido (Rsf) a Gedda, in Arabia Saudita. “Abbiamo accettato l’invito di tornare a Gedda per completare quanto concordato in precedenza, ovvero la piena attuazione della Dichiarazione di Jeddah per facilitare le operazioni umanitarie e il ritorno della nostra gente alla vita normale”, ha dichiarato l’esercito in una nota. Le Saf hanno detto di aver accolto con favore l’invito di Riad e Washington, che promuovono il dialogo fra le due fazioni dell’esercito sudanese in guerra dallo scorso 15 aprile, “nella convinzione che i negoziati siano uno dei mezzi per porre fine al conflitto”.
Hanno tuttavia precisato che la ripresa dei negoziati “non significa la fine della guerra la fine della battaglia nazionale per la dignità, poiché sconfiggere le milizie ribelli e schiacciarle è l’obiettivo del popolo sudanese e delle Forze armate sudanesi”. Alle Rsf è del resto rivolta l’accusa di non aver rispettato le condizioni precedentemente negoziate (“ci auguriamo che i ribelli questa volta rispettino quanto concordato in precedenza”), sebbene il cessate il fuoco non sia stato rispettato da entrambe le parti in conflitto.
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