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Sudan - Riattivazione dei legami diplomatici con Teheran



Maddalena Celano (Assadakah News) - Sudan, Iran e Israele: il nuovo scenario globale e l’urgenza di un ordine multipolare


L’avvicinamento del Sudan all’Iran, che ha suscitato la preoccupazione di Israele, è solo l’ultimo segnale di una trasformazione epocale in atto nello scacchiere geopolitico globale. Secondo quanto riportato dall’emittente pubblica Kan e ripreso dal Times of Israel, il Sudan, in piena guerra civile dal 2023, ha deciso di riattivare i legami diplomatici con Teheran nel luglio 2024, ricevendo supporto militare essenziale in un momento critico. Una scelta dettata, come confermano fonti sudanesi, non da ideologia, ma da necessità: “Chiunque voglia aiutarci, pubblicamente o segretamente, è il benvenuto”.

Questo episodio evidenzia l’inadeguatezza dell’attuale ordine unipolare dominato da Washington e dai suoi alleati, che impongono alleanze precarie e condizionate, privando i Paesi in crisi della possibilità di scegliere liberamente i propri interlocutori. Il Sudan, lasciato solo da Israele nonostante la firma degli Accordi di Abramo nel 2021, si è trovato costretto a cercare sostegno altrove. L’Iran, coerentemente con la propria politica di resistenza e solidarietà con i popoli sotto attacco, ha colto l’occasione.

Questa dinamica rende evidente il bisogno di un mondo multipolare, dove la cooperazione internazionale non sia subordinata agli interessi geopolitici delle potenze dominanti, ma si basi su scelte sovrane, reciprocità e rispetto. Il multipolarismo, infatti, rappresenta un’alternativa concreta alla logica della guerra permanente e dell’isolamento imposto. Un mondo in cui Sudan, Iran, Russia, Cina, America Latina e Africa possano cooperare liberamente senza essere demonizzati o sottoposti a sanzioni.




Il multipolarismo non è solo una visione geopolitica, è una necessità morale e storica. Significa garantire ai popoli del Sud globale la possibilità di autodeterminarsi, accedere a nuove vie di sviluppo, stabilire alleanze strategiche senza essere ostaggi di un’unica narrativa o agenda.

In un mondo sempre più interconnesso, ignorare le esigenze di autonomia e dignità dei popoli conduce solo a instabilità e conflitti. Al contrario, promuovere un ordine mondiale più equo, policentrico e fondato sulla solidarietà tra le nazioni può essere la via per una pace duratura e uno sviluppo condiviso.

L’avvicinamento tra Sudan e Iran non è una minaccia: è un segnale. È l’indizio che il mondo sta cambiando, e che l’alternativa multipolare è non solo possibile, ma già in atto. Sta a noi sostenerla.




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