top of page
rroggero5

Sudan - Raddoppiato il numero degli sfollati verso il Sud

Lorenzo Utile - Il conflitto scoppiato in Sudan il 15 aprile, ha scatenato il panico, e una catena di emergenze. Una reazione più che prevedibile, soprattutto per la popolazione che ha ancora ben presente drammatici ricordi di un lungo periodo di dittatura e di recenti guerre intestine. La International Organization for Migration (IOM) evidenzia che il numero degli sfollati in Sudan è raddoppiato in una sola settimana, e sta raggiungendo il milione, mentre Sudanese Armed Forces e Rapid Supporto Force si combattono accanitamente.

Il 2 maggio, vi era una massa di circa 350mila persone in movimento, con quasi quattro milioni di sfollati interni, il carburante è difficile da trovare e costoso. La IOM ha disponibilità di scorte di articoli non alimentari in sei magazzini in tutto il Paese, ma fino ad oggi, non è stata in grado di operare, a causa dei combattimenti a macchia di leopardo

Il segretario generale dell’ONU, Antonio Guterres, ha condannato il saccheggio delle scorte alimentari, avvenuto lo scorso fine settimana nel complesso principale del World Food Programme (WFP) a Khartoum. Tutto questo infierisce direttamente la popolazione. Anche il portavoce dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), Tarik Jashareviç, ha riferito che dal 15 aprile, l’OMS ha subito 28 attacchi a strutture sanitarie che hanno provocato otto morti e 18 feriti. Altri rapporti sono in fase di verifica. Saccheggi e occupazione forzata di strutture sanitarie avvengono ogni giorno, e complessivamente sono già morte oltre seimila persone.

Altro problema, il fatto che fra i gruppi diretti verso i confini, diversi si stanno portando verso il Sud Sudan, in una regione che è accanitamente contesa a causa dei giacimenti di petrolio, e dove operano i paramilitari del Gruppo Wagner.

Intervenendo al Consigli di sicurezza dell’ONU, Martha Ama Akyaa Pobee, vicesegretario generale per l’Africa al Department of Political and Peacebuilding Affairs and Peace Operations, ha avvertito che la violenza in Sudan può avere un profondo impatto sulle possibilità di progresso politico sull’Abyei e sulle questioni di confine, e ha ricordato che la sicurezza nell’Abyei, una regione di confine contesa ricca di petrolio a cavallo di entrambe le nazioni africane, era stata oggetto di contesa, ma gli accordi erano stati raggiunti prima dello scoppio della violenza in Sudan il 15 aprile.

La guerra tra esercito e paramilitari ribelli sta impedendo il dispiegamento dell’United Nations Interim Security Force for Abyei (UNISFA), istituita nel 2011 per attuare accordi bilaterali sui confini tra Sudan e Sud Sudan diventato indipendente.

Anche Hanna Serwaa Tetteh, inviata Speciale del segretario generale dell’ONU per il Corno d’Africa, ha detto che la guerra sta mettendo a repentaglio le relazioni prebelliche tra Juba, la capitale del Sud Sudan, e Khartoum. Le conseguenze umanitarie, di sicurezza, economiche e politiche degli sviluppi in Sudan hanno sollevato preoccupazioni tra la leadership politica sud-sudanese. Migliaia di sud sudanesi ospitati in Sudan stanno tornando, con un potenziale di altri 200mila rimpatriati dalle violenze. Una sfida per il Sud Sudan, dove già 2/3 della popolazione necessitano di assistenza umanitaria. Il contesto politico in cui operano le Nazioni Unite e i partner rende la collaborazione estremamente impegnativa, e in questo territorio tribale, senza leggi e Stato, stanno arrivando migliaia di profughi del Sudan, saccheggiato dalla lotta per il potere di chi non ha la dignità di riconoscere la volontà di una popolazione fin troppo provata, che desidera soprattutto pace e rinascita.

Comments


bottom of page