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Sudan - Quaranta morti al mercato di Sennar

Agenzia Nova/Assadakah News - È aumentato ad almeno 40 morti il bilancio delle vittime di un attacco di artiglieria avvenuto domenica scorsa in un affollato mercato nella città di Sennar, nel Sudan sudorientale. Lo riporta il quotidiano “Sudan Tribune”, citando una nota dell’organizzazione non governativa nota come Raduno dei giovani di Sennar, secondo cui i bombardamenti – condotti dalle Forze di supporto rapido (Rsf) – hanno preso di mira un’area affollata di civili, in particolare il mercato ortofrutticolo e quello del pesce, una stazione dei trasporti pubblici e i quartieri residenziali circostanti, e gli ospedali hanno difficoltà a far fronte all’elevato numero di vittime. L’attacco è avvenuto poco dopo che l’esercito sudanese aveva effettuato raid aerei contro le posizioni delle Rsf nella parte meridionale e occidentale di Sennar e nella vicina città di Al Suki. L’attacco ha suscitato una condanna diffusa. Il Partito dell’alleanza unionista ha definito il bombardamento un “atto codardo” che equivale a un crimine di guerra e ha sottolineato che le città non dovrebbero essere “un teatro di guerre”, mentre il Partito del Congresso sudanese ha condannato i “continui attacchi contro obiettivi civili e civili” da parte delle Rsf, definendoli un crimine di guerra. L’organizzazione Emergency Lawyers, un gruppo per i diritti umani, ha affermato che il bombardamento costituisce una “flagrante violazione” del diritto internazionale e ha chiesto un’indagine indipendente, esortando sia la Rsf che l’esercito sudanese a cessare immediatamente gli attacchi contro i civili e a rispettare il diritto umanitario internazionale.

Il gruppo ha inoltre invitato la comunità internazionale, compreso il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, ad adottare misure urgenti per proteggere i civili in Sudan e assicurare alla giustizia i responsabili degli attacchi. Almeno 20 mila persone sono state uccise e più di 10 milioni sono fuggite dalle loro case da quando, nell’aprile 2023, è scoppiata la guerra civile tra l’esercito e le Rsf, rendendola una delle peggiori crisi umanitarie al mondo. Diversi cicli di colloqui di pace mediati dall’Arabia Saudita e dagli Stati Uniti non sono riusciti a porre fine al conflitto. Le Rsf controllano gran parte della capitale, Khartum, gran parte dello Stato del Kordofan e gran parte del Darfur, dove sono accusate di usare lo stupro come arma di guerra e di aver preso di mira la popolazione masalit e altre comunità non arabe in una campagna di pulizia etnica. Tuttavia, pur avendo conquistato a giugno gran parte dello Stato di Sennar, non sono riuscite a strappare la città di Sennar all’esercito.

L’inviato speciale degli Stati Uniti per il Sudan, Tom Perriello, è partito domenica per un tour che lo porterà in Arabia Saudita, Egitto e Turchia, nel quadro degli sforzi in corso per mettere fine al conflitto in corso dall’aprile 2023. La missione, fa sapere Washington, mira a coordinare i molteplici tentativi in atto ed in particolare quelli dell’iniziativa “Allineati per promuovere il salvataggio di vite umane e la pace in Sudan” (Alps), recentemente promossa da Washington con la partecipazione di Svizzera, Egitto, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Unione africana e Nazioni Unite. Le priorità diplomatiche dell’azione multilaterale, precisa una nota del dipartimento di Stato, continuano a includere il coordinamento degli sforzi per sollecitare le Forze armate sudanesi (Saf) e le Forze di supporto rapido (Rsf) ad ampliare l’accesso umanitario in Sudan e garantire la protezione dei civili, in conformità con il diritto internazionale umanitario e dei diritti umani, il rispetto degli impegni presi nel ciclo negoziale di Gedda, in Arabia Saudita. Obiettivo principale, viene ribadito, è quello di arrivare ad una cessazione delle ostilità. Nel corso della sua visita a Riad, Il Cairo ed Ankara, Perriello incontrerà i rifugiati sudanesi e i leader civili regionali, nonché i principali funzionari governativi e i partner multilaterali della Lega araba e dell’Autorità intergovernativa per lo sviluppo (Igad).

Il viaggio di Perriello avviene nel quadro dei rinnovati sforzi di mediazione che l’amministrazione Biden ha avviato sul finire dell’estate per risolvere il conflitto sudanese, che secondo le stime dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani (Unhchr) ha provocato ormai oltre 20 mila morti. Dopo il fallimento dei colloqui convocati a Ginevra ad agosto, boicottati dalle parti in conflitto, e dalla loro violazione palese degli impegni assunti nella precedente Dichiarazione di Gedda, gli Stati Uniti tentano nuovamente di smuovere le acque, anche senza le parti in conflitto. Ad appoggiare la mediazione statunitense è, questa volta, in particolare il mondo arabo. In un comunicato, la Lega musulmana mondiale ha elogiato “gli sforzi instancabili” messi in atto dai membri del gruppo Allineati per promuovere il salvataggio di vite umane e la pace in Sudan (Alps) – che opera sulla base della Dichiarazione di Gedda e con il patrocinio dell’Arabia Saudita – per raggiungere un cessate il fuoco permanente. Il segretario generale Mohammad bin Abdulkarim al Issa, che è anche presidente dell’Organizzazione degli studiosi musulmani, ha sottolineato l’urgente necessità che le parti sudanesi rispondano all’appello del gruppo per l’apertura di ulteriori valichi di frontiera, ricordando che oltre 25 milioni di persone stanno affrontando l’impatto di una grave carestia.

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