Assadakah News Agency - Dopo i colloqui per definire una tregua, sono ripresi accaniti scontri specialmente nella capitale, Khartoum. I ribelli della Rapid Support Force, che usano anche artiglieria pesante, hanno ancora una volta dimostrato la propria opposizione a che il Sudan possa essere riunificato e riappacificato per poter sperare in un futuro degno di essere vissuto, in particolare per la popolazione allo stremo, mentre le forze armare nazionali stanno tentando di porre un freno alle violenze. Altri scontri si sono verificati ad Al Fashir, capitale del Nord Darfur, e a Nyala, nel Sud Darfur, dove un numero imprecisato di civili sono morti.
Nell’escalation di scontri in Sudan le tensioni e le violenze etniche in Darfur complicano il quadro e aggravano la guerra civile. L’agenzia missionaria vaticana Fides rilancia la denuncia delle persecuzioni in atto e chiede protezione internazionale per la popolazione. Tra le zone maggiormente interessate dai combattimenti c’è il Nord Kordofan. La cui capitale El Obeid è stretta in una morsa. L’aviazione sudanese ha colpito alcune postazioni delle RSF alla periferia ovest della città.
In attesa della pace
Il vescovo di El Obeid, monsignor Yunan Tombe Trille Kuku Andali, ha fatto sapere alle autorità e alla popolazione che intende restare con i fedeli locali, e ha dichiarato che fino a quando sarà possibile, continuerà ad officiare le funzioni del proprio ufficio. La testimonianza del vescovo descrive una situazione drammatica: “La città è circondata, la gente è senza acqua, elettricità e connessione internet. In questi giorni piove e riusciamo a raccogliere un po’ d’acqua. Continuiamo a pregare, e ad aspettare un segno di pace. Con la speranza che i nostri leader possano avviare un dialogo serio”.
Escalation fuori controllo
La situazione è drammatica nell’ovest del Darfur. La regione occidentale del Sudan è insieme alla capitale Khartoum, l’epicentro dei combattimenti. fra i soldati dell’esercito regolare e i ribelli delle Forze di Supporto Rapido (RSF). Gli scontri più pesanti si concentrano ad El Geneina, la capitale del Darfur occidentale. La città è assediata dalle RSF che la sottopongono a continui bombardamenti, mentre sullo sfondo degli scontri, in questa area del Paese, emerge una dimensione etnica. Con scontri tra Masalit e paramilitari che affiancano le RSF. I combattimenti intertribali hanno provocato numerose morti tra i civili. Negli ultimi giorni si sono allargate a macchia d’olio le distruzioni di infrastrutture ed edifici. Secondo alcune testimonianze provenienti dalla città, i miliziani delle RSF stanno mettendo in opera una vera e propria pulizia etnica, prendendo di mira le popolazioni non arabe.
Denuncia ONU
La situazione è stata denunciata dall’inviato delle Nazioni Unite per il Sudan, Volker Perthes: “Mentre la situazione in Darfur continua a deteriorarsi, sono particolarmente preoccupato per la situazione a El-Geneina dove la violenza ha assunto dimensioni etniche”, racconta l’inviato Onu. “Massicci attacchi contro civili, basati sulla loro origine etnica, presumibilmente commessi da milizie arabe e uomini armati in divisa delle RSF sono profondamente inquietanti e, se veri, potrebbero costituire crimini contro l’umanità”, puntualizza. Unhcr rafforza le operazioni di risposta per oltre un milione e mezzo di persone sfollate all’interno del Sudan o fuggite verso i paesi limitrofi. Il Sudan ospita una delle più grandi popolazioni di rifugiati dell’Africa. Provenienti principalmente da Sud Sudan, Eritrea, Siria ed Etiopia, Repubblica Centrafricana, Ciad e Yemen. Persone che dipendono dall’intervento umanitario per sopravvivere.
Supporto Unhcr
L’improvviso scoppio di violenza a metà aprile ha aggravato la situazione in uno dei paesi più poveri dell’Africa. Ostacolando le attività di supporto umanitario per rifugiati e sfollati che hanno bisogno di aiuto in tutto il paese. I team Unhcr sono in Sudan e nelle nazioni limitrofe per garantire supporto 24 ore su 24. Nonostante la situazione estremamente pericolosa. Solo nel primo mese di combattimenti 250mila persone hanno lasciato il paese. Tra loro gli 100mila profughi arrivati in Chad nelle prime settimane del conflitto civile. Da allora la condizione generale si è ulteriormente aggravata. Ed è emergenza soprattutto nei campi dei rifugiati.
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