-...Un ulteriore allarme riguarda gli attacchi della RSF a strutture come centrali elettriche, posti di soccorso e ospedali, come è successo lo scorso 13 gennaio alla diga di Merowe con un drone, e successivamente alle centrali elettriche di Umm Dabaker e Al-Markheyat, o a Shouk e Dongola. Attacchi pianificati, attentamente organizzati e con precisi obiettivi.
Alle condanne internazionali si unisce la Lega Araba, il cui segretario generale Ahmed Aboul Gheit si è espresso con estrema determinazione contro i crimini della RSF, come a Merowe, in violazione di ogni norma internazionale, perché l’impianto sosteneva l’alimentazione di abitazioni, ospedali e scuole (2° Protocollo Addizionale della Convenzione di Ginevra).
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Nel Nord Darfur, la RSF compie atrocità indescrivibili con obiettivi di pulizia etnica. Sono poche le notizie, e comunque drammatiche, come il massacro di 17 civili (fra cui sei bambini e due donne incinte, nel villaggio di Al-Kurnuk, periferia di El-Fasher, o di un’altra ventina a Tourandi e altrettanti a Shaqrat, sempre nel Nord Darfur.
Alcuni dottori e operatori sanitari hanno segnalato uccisioni mirate di chiara natura etnica a Al-Jineina, nel Darfur occidentale e verso il confine con il Chad.
Il 4 febbraio il Fronte Popolare del Nord, la milizia Abdul Aziz Al-Halou, ha bombardato la cittadina di Kadugli, causando un altro numero di vittime civili (oltre 45 morti e 30 feriti), fra le vittime anche Nizar Muhammad Tom, Imam della storica moschea locale. Nel frattempo, il governatore del Sud Kordofan, Mohammed Ibrahim Abdul Karim, ha segnalato le atrocità del Fronte Popolare e delle perdite causate dalle violenze seguite al bombardamento.
Dal segretario generale ONU, Antonio Guterres, arriva la condanna dell’attacco RSF al Saudi Hospital di El-Fasher, dove sono state segnalate oltre 70 vittime, violazione delle convenzioni che proibiscono offensive contro centri di soccorso per i civili, e crimine di guerra... (continua)
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