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Immagine del redattoreRoberto Roggero

Sudan - La speranza rinasce sui Monti Nuba

Assadakah News - Il conflitto ancora aperto in Sudan sta avendo una influenza decisiva sull’altopiano del Sud Kordofan, i Monti Nuba, sebbene lontano dal rombo delle esplosioni, perché qui si stanno raccogliendo migliaia di sfollati in fuga dai combattimenti.

Mentre i paramilitari ribelli della Rapid Support Force e l’esercito regolare sudanese continuano a combattere, la popolazione che subisce la guerra si coalizza proprio in questo isolato territorio, fra la comunità Nuba.

Si soffre la fame, ma si sopravvive alla violenza, come racconta il rapporto di Refugees International, organizzazione non governativa per l’assistenza agli sfollati, e come testimonia padre Kizito Sesana, sacerdote comboniano in missione dal Kenya: “Mentre la guerra imperversa al nord, qui possiamo dire che si vive in un’oasi di pace, che è già un paradosso. Un pugno di sorgo, un mazzetto di verdure, un bicchiere di latte, e si passa al giorno successivo. L’alimento salva-vita per chi è appena arrivato a destinazione è una sorta di ricarica. Poi si costruiscono le capanne con i legni recuperati dalla savana. Fino a pochissimi anni fa i Monti Nuba erano uno dei posti più pericolosi al mondo, al centro del conflitto per la liberazione del popolo che prende il nome dal territorio stesso, la gente dell’altopiano sudanese”. Qui si contano centinaia di migliaia si profughi, che in tutto il Sudan ammontano a circa un milione.

A Khartoum, anche solo uscire di casa per cercare dell’acqua voleva dire rischiare la vita o lo stupro. Moltissimi sfollati sono morti lungo il cammino, alcuni si sono nutriti di foglie per giorni, e altri troppo deboli per proseguire si sono arresi per la disperazione. Arrivano in stato di shock dopo essere scampati alle uccisioni indiscriminate, e dopo aver combattuto la fame.

Solo la generosità degli abitanti ha reso possibile questo miracolo: nel campo vicino Heiban, oltre quattromila persone si stanno ricostruendo una vita, hanno cominciato a coltivare la terra, racconta padre Kizito, ma in attesa dei primi raccolti, la solidarietà della comunità locale è fondamentale, nonostante la loro evidente povertà di risorse. “Qui almeno posso dormire e sentirai al sicuro” conferma padre Kizito, dopo avere assistito a indicibili atrocità…

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