Roberto Roggero - La guerra in Sudan non si attenua, anzi, dalle più recenti informazioni, pare che i paramilitari ribelli della Rapid Support Force abbiano preso il controllo di Singa, principale città dello Stato del Sennar, e che quindi comincino a puntare verso il Mar Rosso.
A preoccupare maggiormente però non è tanto lo stato dei combattimenti, quanto la situazione di profughi e sfollati, per la quale l’Alto Commissariato ONU per i Rifugiati (UNHCR) ha fatto appello alla comunità internazionale per raccogliere 1,5 miliardi di dollari per l’assistenza e il soccorso alla popolazione stremata, dopo gli 1,4 miliardi di dollari di gennaio già impiegati, anche per affrontare l’emergenza dei Paesi confinanti. È quanto si legge nel nuovo appello, secondo cui due nuovi Paesi (Libia e Uganda) sono stati inclusi nella risposta ai rifugiati, oltre a Repubblica Centrafricana, Chad, Egitto, Etiopia e Sud Sudan.
In Libia, l’UNHCR ha registrato oltre 20mila rifugiati arrivati dal Sudan dall’aprile 2023, e si stima che molti altri siano arrivati nella parte orientale del Paese. Con l’arrivo continuo di rifugiati dopo l’intensificarsi dei combattimenti nella regione del Darfur, i servizi disponibili sono sovraccarichi.
L’Uganda, che ospita più rifugiati di ogni altro Paese confinante, ha accolto più di 39mila rifugiati dall’inizio della guerra, dei quali circa 27mila solo quest’anno, quasi il triplo di quanto previsto. La maggior parte di loro è ospitata nell’insediamento per rifugiati di Kiryandongo, nella parte occidentale del Paese, dove ricevono assistenza umanitaria, tra cui cibo, alloggio e cure mediche. Con l’arrivo di un numero sempre maggiore di persone, questi servizi continuano a essere limitati, mentre mancano le risorse per ampliare l’assistenza. A quattordici mesi dall’inizio della guerra, migliaia di persone continuano a lasciare il Sudan ogni giorno, in fuga da violenze e abusi brutali, morte, interruzione dei servizi, accesso limitato agli aiuti umanitari e carestia incombente. In Egitto sono stati registrati finora più di 402 mila rifugiati sudanesi, con oltre 38 mila nuovi arrivi nel solo mese di maggio e altri previsti nei prossimi mesi. Gli arrivi in Ciad sono aumentati nelle ultime settimane in seguito alla recente escalation di combattimenti a El Fasher, nel Nord Darfur, e alle atrocità riportate nello Stato di Al Gezira. Dall’inizio del conflitto, nell’aprile 2023, sono arrivati in Ciad oltre 600 mila rifugiati sudanesi. Si prevede che i numeri continueranno ad aumentare, poiché molti civili rimangono intrappolati o passano settimane a nascondersi durante la fuga. Almeno 1.000 persone al giorno attraversano ancora il confine con il Sud Sudan.
I Paesi limitrofi hanno dimostrato grande solidarietà nell’accogliere coloro che fuggono dalla guerra, ma i servizi nelle comunità ospitanti rimangono sovraccarichi, rendendo estremamente difficile per i rifugiati trovare stabilità, guadagnarsi da vivere e ricostruire le proprie vite. Finora, afferma l’Unhcr, è stato ricevuto solo il 19 per cento dei fondi richiesti per la risposta ai rifugiati, una cifra enormemente insufficiente per coprire le necessità più elementari delle persone costrette a fuggire. Il costo dell’inazione sta avendo gravi conseguenze per i rifugiati. Le razioni alimentari sono state drasticamente ridotte, portando a una grave insicurezza alimentare e aggravando le strategie di adattamento dannoso a queste carenze. Nella Repubblica Centrafricana 24mila rifugiati rimangono senza alcuna forma di aiuto umanitario, mentre 180mila nuovi arrivati in Chad sono ancora in attesa di essere trasferiti lontano dalle zone di confine. In Egitto quasi 75mila bambini rifugiati, non sono iscritti a scuola. Il Sud Sudan ha urgente bisogno di espandere i campi profughi e gli insediamenti per evitare il grave sovraffollamento delle strutture esistenti.
Le forti piogge previste in alcuni Paesi rischiano inoltre di complicare la consegna degli aiuti umanitari, in particolare nelle zone di confine. Poiché gli aiuti, i servizi essenziali e le opportunità rimangono insufficienti, c’è il rischio che molti rifugiati scelgano di spostarsi altrove. Attraverso l’appello di richiesta fondi, afferma l’UNCHR, i governi ospitanti saranno sostenuti per garantire l’accesso al territorio e all’asilo alle persone che cercano protezione internazionale. I fondi rafforzeranno anche gli sforzi dei governi per fornire assistenza critica, come la registrazione e l’identificazione dei più vulnerabili, i servizi per i sopravvissuti alla violenza di genere, la salute mentale, il cibo, i trasporti, la logistica, la salute e i servizi educativi, tra gli altri. Gli sforzi per migliorare la resilienza attraverso maggiori opportunità di sostentamento per le persone costrette a fuggire e le comunità ospitanti negli insediamenti integrati e nelle aree di ritorno saranno prioritari. L’UNCHR continua a sollecitare un maggiore sostegno dei donatori alla risposta. Dall’inizio del conflitto 10 milioni di persone sono fuggite dalle loro case in Sudan, molte delle quali si sono spostate più volte in cerca di sicurezza. Di queste, quasi 2 milioni di persone sono arrivate nei Paesi vicini, con 7,7 milioni di nuovi sfollati interni e 220mila rifugiati, ricollocati all’interno del Paese.
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