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Immagine del redattorePatrizia Boi

Sudan - Il nuovo Presidente USA mediatore per la Pace?

Talal Khrais e S.E. Ahmed Sayed Altayeb (Ph Carlos Garzón)


Patrizia Boi (Assadakah News) – Lunedì 11 novembre, alle ore 20,00, l’architetto Maria Grazia Perna organizzatrice del Tavolo di Politica Estera in collaborazione con l'Associazione Assadakah ha organizzato al Circolo delle Belle Arti (Via Flaminia, 158 a Roma), una cena per auterevoli personaggi con l’Ambasciatore della Repubblica del Sudan in Italia, S.E. Ahmed Sayed Altayeb.


L’obiettivo dell’incontro era quello promuovere la cultura della cooperazione e della convivenza pacifica tra nazioni. Lo sguardo era anche rivolto anche ai possibili scenari di pace in Medioriente con la nuova amministrazione americana.


La serata è stata introdotta da Maria Grazia Perna e moderata dal noto giornalista Talal Khrais, corrispondente della National News Agency NN (Libano).


Erano presenti ex-Ambasciatori e giornalisti che hanno ascoltato il discorso dell’Ambasciatore sulla situazione di guerra civile in Sudan, sulle motivazioni di questo prolungarsi di tale guerra e sulla necessità di interventi diplomatici per poter discutere di Pace.


L’Ambasciatore S.E. Ahmed Sayed Altayeb ha spiegato che le ostilità sudanesi sono determinate dallo scontro tra le Forze Armate Nazionali (RAF) capeggiate dal Generale Abdel Fattah al-Burhan e le milizie del gruppo paramilitare Rapid Support Force (RFS) il cui leader è il Generale Mohamed Hamdan Dagalo.

Elaborazione grafica Veronica Paredes


Le azioni della Rapid Support Force, finanziate dagli Emirati Arabi, secondo S.E. Ahmed Sayed Altayeb, sono la causa del prolungarsi del conflitto che ha avuto una sua fase di recrudescenza a partire dall’aprile del 2023. Naturalmente ci sono interessi economici legati alla produzione d’oro che spingono la RFS alla ribellione, sostenuta dal continuo rifornimento di armi da parte della Federazione degli Emirati Arabi Uniti che è il maggior importatore di oro del Paese e aspira ad accaparrarsi l’intero sfruttamento delle riserve auree del Sudan. Ovviamente anche altri Paesi come la Russia e la Cina hanno un rapporto di collaborazione e cooperazione con il Sudan, ma senza attuare forme di ingerenza sulle ragioni dello Stato che è disposto a collaborare con qualsiasi Paese con il quale si possa effettuare uno scambio congruo e conveniente per entrambe le parti in causa.


Le azioni criminali compiute dai ribelli hanno causato uno sfollamento che sta raggiungendo livelli sempre più preoccupanti e una crisi umanitaria senza precedenti.


La maggior parte di questi sfollati, che raggiungono gli oltre 11 milioni di individui sono interni al Sudan stesso, hanno trovato una fragile collocazione nelle zone meno coinvolte dalla guerra del paese, ma versano in stato di povertà e di necessità anche del più semplice sostentamento, mentre più di 3 milioni di persone sono fuggite in direzione dei paesi limitrofi, Ciad, Sud Sudan, Egitto, Etiopia, Repubblica Centrafricana e Libia


Vale la pena di far notare che l’approvvigionamento delle armi avviene attraverso il Ciad che in questo momento storico è ostile al Governo sudanese.


L’Ambasciatore ha posto l’accento sulla importanza della collaborazione con il Governo Italiano, che dura da tanti anni, ma si dichiara dispiaciuto per non essere stato coinvolto a partecipare al Piano Mattei a causa delle sanzioni da parte dell’Union africana che ha posto il veto rispetto al suo coinvolgimento.


Le organizzazioni regionali africane, a partire dai primi anni 2000, ovvero con la transizione dall’Organizzazione dell’unità africana (Oua) all’Union africana (UA), sono diventate sempre più attive sul fronte delle sanzioni, adottandone un numero crescente soprattutto con obiettivi democratici contro i regimi nati da cambi di governo incostituzionali, prevalentemente sotto forma di colpi di stato militari, in quanto conflitti armati e instabilità sono gestiti tramite altri meccanismi. E il regime sanzionatorio in Sudan è dovuto ai due Colpi di Stato dell’aprile 2019 e dell’ottobre 2021.

Talal Khrais e S.E. Ahmed Sayed Altayeb e foto di gruppo (Ph Carlos Garzón, elaborazioni grafiche Veronica Paredes)


Il traffico d’armi e di mercenari effettuato dagli Emirati Arabi Uniti sarebbe, secondo il giornalismo investigativo internazionale, la causa della continuazione della guerra in Sudan, ritenendo gli Emirati Arabi Uniti responsabili di «violazione del diritto internazionale, della Carta delle Nazioni Unite, della Carta della Lega Araba e di tutte le norme internazionali…».


Per quanto riguarda la Pace, ad oggi tutti gli attori internazionali coinvolti non si erano schierati né per l’uno né per l‘altro contendente auspicando una soluzione pacifica del conflitto (un primo round di colloqui di pace si è svolto il 7-11 maggio 2023 a Jeddah, in Arabia Saudita) che permetta di preservare la stabilità e l’integrità territoriale del Sudan, ricoprendo a livello geografico una posizione cruciale per l’Africa Orientale.  Per Cina, India, Italia, Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita gli effetti economici derivanti dal conflitto saranno limitati in quanto seppure tra i maggiori destinatari dell’export di prodotti agricoli e alimentari, di oro e petrolio, la quota di commercio con il Sudan risulta residuale rispetto a quella con il resto del mondo.


Il 12 agosto 2024 il governo sudanese ha dichiarato di aver concluso senza raggiungere un accordo le consultazioni promosse nel fine-settimana a Gedda in Arabia Saudita dagli Stati Uniti riguardo ai successivi colloqui di pace a Ginevra.


Gli Stati Uniti avevano precedentemente esteso un invito sia alle Forze armate sudanesi (Saf) sia alle Forze paramilitari di supporto rapido (Rsf) per partecipare ai colloqui di pace previsti per il 14 agosto a Ginevra, in Svizzera. L’obiettivo di questi colloqui era stabilire un cessate il fuoco a livello nazionale, garantire l’accesso agli aiuti umanitari e sviluppare un meccanismo per monitorare e verificare l’attuazione di eventuali accordi.


Anche a Ginevra, come ha affermato il giorno dopo il ministro delle Risorse minerarie del Sudan e capo della delegazione governativa Mohamed Bashir Abdullah Abu Nammu si sono concluse senza un accordo e ha precisato che la decisione finale sarebbe stata lasciata alla leadership del Paese.

Il giornalista egiziano Yossef Muahmed Ismail Alì riprende l’incontro (Ph Carlos Garzón)


Ricordiamo che gli scontri che coinvolgono le Saf e le Rsf dal 15 aprile 2023, hanno provocato la morte di almeno 16.650 persone, secondo i dati più recenti delle Nazioni Unite.


L’ambasciatore Sudanese ha affermato che, comunque, l’Amministrazione Biden non ha interagito in maniera efficace nel veicolare accordi di Pace e ritiene che l’insediamento del nuovo Presidente USA Donald Trump potrebbe apportare benefici nei dialoghi tra i due Stati e per eventuali accordi di Pace.


S.E. Ahmed Sayed Altayeb ha ricordato come in varie occasioni il neo-eletto Presidente USA, al suo secondo mandato, sia in diverse occasioni intervenuto in favore del Sudan, anche grazie alla sua personalità di imprenditore che cerca di utilizzare le relazioni anche per un proficuo scambio commerciale.


Nel 2020 ha portato avanti, infatti, degli accordi per normalizzare le relazioni e rendere più pregnante l'impegno del Sudan con l'Occidente, annunciando la volontà di rimuovere il Paese nordafricano dalla lista degli sponsor del terrorismo, in cambio di un risarcimento alle vittime americane di attacchi terroristici.


Paradossalmente, proprio Trump è stato il politico statunitense più apprezzato da numerosi stati. Per le autorità di Kenya, Nigeria ed altri Paesi questo è dipeso dal suo lato imprenditoriale, dalla possibilità di aumentare il commercio con Washington e ricavarne importanti benefici, ad esempio attraverso il programma “Prosper Africa”. Per altri, la risolutezza di Trump ha offerto l’opportunità di mettersi alle spalle questioni annose: il caso più lampante è quello degli Accordi di Abramo con Marocco e Sudan.


Successivamente l’Ambasciatore Sudanese ha risposto a varie domande, in particolare ritiene sia leggittimi gli interessi economici e commerciali di molti Paesi nei confronti delle ricchezze del Sudan, pertanto, il Paese è disposto a qualunque proposta di scambio possa essere conveniente per entrambi i Paesi.


L’incontro ha stimolato alcuni interventi da parte dei presenti che hanno favorito un interessante dialogo e posto in luce la posizione del Sudan a favore di un dialogo di Pace secondo gli accordi di Jeddah ancora in corso di trattativa.


Hanno partecipato alla serata l’ex Ambasciatore a riposo S.E. Roberto Falaschi, l’ex Ambasciatore italiano in Tanzania S.E. Luigi Scotto, il Consigliere alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Prof. Giuseppe Rao, il giornalista dell’Osservatorio Romano Giordano Contu, il Responsabile Esteri di Assadakah Muhammad Youssef Ismail Alì, il Presidente del Dipartimento di sport e cultura Libertas, Michele Cioffi, la scrittrice Maddalena Celano, corrispondente di Kulturjam, la poetessa Elisabetta Pamela Petrolati della redazione di Assadakah, la fotografa Marwa al Khayal sempre della Redazione Assadakah per la lingua araba, la poetessa ecuadoriana Veronica Paredes, il fotografo Carlos Garzón, l’Economista Claudio Abazi e la sottoscritta.


Galleria fotografica realizzata dal giornalista egiziano Yossef Muahmed Ismail Alì che ha effettuato anche le riprese video della serata


Non hanno potuto partecipare all’incontro ma hanno mandato i loro saluti l’Ambasciatrice S.E. Anna Blefari Merazzi, il Ministro plenipotenziario Marco Matacotta Cordella, il Presidente dell’Associazione italo-egiziana Chiara Cavalieri, la Professoressa Maria Grazia Melchionni della Rivista Studi Politici Internazionali, il Prof. Anton Giulio de’ Robertis, Vice Presidente del Comitato Atlantico Italiano.

 

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