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Sudan - Ex premier si appella all’Italia


(Agenzia Nova) - L’ex primo ministro sudanese Abdalla Hamdok ha invitato l’Italia, durante la sua presidenza del G7, a raddoppiare gli sforzi per contribuire a fermare l’attuale guerra nel suo Paese. “Il protrarsi della guerra civile nel nostro Paese avrà ampie ripercussioni, inclusi grandi flussi di immigrazione clandestina”, ha detto Hamdok ad “Agenzia Nova” a margine di una conferenza delle forze politiche e civili sudanesi al Cairo. “L’Italia e il Sudan hanno relazioni di lunga data e Roma non ha smesso di aiutare Khartoum”, ha detto Hamdok, espresso la speranza che la presidenza italiana del G7 possa mobilitare risorse urgenti per fornire sostegno umanitario essenziale.

“Lodiamo gli sforzi di tutti i partner in Italia e chiediamo alla presidenza del G7 di promuovere un dialogo intra-sudanese per risolvere le cause profonde della crisi”, ha aggiunto Hamdok. Il leader sudanese ha evidenziato l’importanza del coordinamento internazionale per sostenere gli sforzi di pace nelle organizzazioni internazionali, invitando l’Italia a mantenere il Sudan al centro delle sue iniziative, soprattutto considerando i piani di sviluppo dell’Africa. Hamdok ha concluso sottolineando che l’incontro delle forze e dei partiti sudanesi in corso in Egitto mira a unire le visioni per sviluppare una soluzione politica alla crisi nazionale.

Dall’inizio dei combattimenti a Khartum, il 15 aprile del 2023, la guerra che vede opporsi il capo delle Forze armate sudanesi (Saf) Abdel Fattah al Burhan e il suo ex alleato Mohamed Hamdan “Hemeti” Dagalo – a capo delle milizie delle Forze di supporto rapido (Rsf) – si è progressivamente allargata, inglobando altri Stati e spingendo all’intervento anche i gruppi armati del Darfur. Secondo le stime Onu, 14 mesi di combattimenti hanno ucciso più di 14 mila persone e ne hanno ferite altre 33 mila, sebbene gli attivisti per i diritti umani sostengano che il bilancio potrebbe essere molto più alto. Ci sono state diffuse segnalazioni di violenza sessuale dilagante e altre atrocità che, secondo i gruppi per i diritti, equivalgono a crimini di guerra e crimini contro l’umanità.

Il conflitto ha creato la più grande crisi di sfollati del mondo, con oltre 11 milioni di persone costrette ad abbandonare le proprie case. Un rapporto del Clingendael Institute, pubblicato a maggio, afferma che circa 2,5 milioni di persone in Sudan potrebbero morire di fame entro la fine di settembre, con circa il 15 per cento della popolazione nelle regioni del Darfur e del Kordofan che probabilmente sarà colpita.

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