La guerra in Sudan dura ormai da circa cinque mesi ininterrotti, e di pari passo continua il flusso di profughi in fuga. Sono oltre 400mila, attualmente giunti nella zona di confine con il Chad, nei pressi di Adrè. Alcuni campi provvisori sono già stati realizzati, ma chiaramente una sistemazione dignitosa e i servizi di base sono assolutamente inadeguati anche ai minimi bisogni. Medici Senza Frontiere, una delle pochissime organizzazioni operanti in Sudan, si appella alla comunità internazionale per far fronte alla gestione dei tre campi profughi del territorio, dove arrivano in media circa 2.000 persone al giorno, e la situazione è al limite dell’implosione. I tre campi base sono al limite della capienza, e alcuni altri piccoli campi temporanei di transito non riescono a sostenere il flusso di persone, che vengono mandate in altre zone lontano dalla città dove si stanno costruendo nuove sistemazioni, non ancora pronte per ospitare tutte le persone ricollocate. Qui i rifugiati sono esposti al sole e alla pioggia, con cibo e acqua insufficienti. I bisogni sono enormi e le risorse molto scarse.
Nel campo di Ecole, ad Adré, vivono 150mila rifugiati, l’ospedale locale è pieno, mentre nel campo vi è una piccola clinica, per altro piena a sua volta, ma il servizio ambulanze è estremamente precario. Vi è un preoccupante tasso di malnutrizione, sono stati costruiti tre pozzi, ma l’acqua è molto limitata.
La grave carenza di acqua nei campi di Ambelia e Ourang costringe le persone a mettersi in fila dalle 2 del mattino con le taniche.
Inoltre, in Chad è arrivata la stagione delle piogge, che porta con sé un enorme aumento dei casi di malaria e la difficoltà di raggiungere le aree colpite. Nella scorsa settimana, sono stati segnalati circa 950 casi di malaria, le persone arrivano in condizioni preoccupanti perché non hanno accesso al cibo e vivono in condizione di povertà totale, senza contare il rischio di epidemie di colera.
In un Paese come il Chad, in cui già un milione di persone vivevano come rifugiati o erano sfollati interni, quest'ultima ondata dal Sudan occidentale ha ulteriormente messo a dura prova le risorse disponibili, e la situazione si ripercuote anche sulla popolazione locale, il cui costo della vita è aumentato mentre i redditi rimangono invariati.
Hussein Ghamlouche - Ambasciatore internazionale di Pace e Buona Volontà
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