Assadakah News Agency – La guerra che sta devastando il Sudan, specialmente il Darfur e il Kordofan, non accenna a diminuire di intensità, a causa della ferocia con cui agiscono i paramilitari della Rapid Support Force, cioè gli ex Janjaweed responsabili di genocidio e crimini contro l’umanità. Il generale Mohamed Hamdan Dagalo ha annunciato di avere costituito un nuovo governo, pronto a entrare in funzione nei territori controllati dalla RSF, mentre il presidente riconosciuto del Consiglio Sovrano di Transizione, mentre Abdel Fattah Abdelrahman Al-Buhran (di fatto presidente della Repubblica) è atteso alla Assemblea Generale dell’ONU.

In discussione anche la questione di Port Sudan, sul Mar Rosso, obiettivo della politica di Mosca (che con il Gruppo Wagner controlla diverse miniere d’oro diamanti e coltan nel Paese), dove da anni esiste i progetto per una grande base militare, e dove Al-Buhran ha paventato di volere insediare a sua volta un nuovo esecutivo, visto che la situazione nella capitale Khartoum è decisamente critica, per usare un eufemismo, specialmente a Hilet Kuku, nella parte nord della città, e Shambat che collega Khartoum con Bahri, il terzo agglomerato urbano della capitale.
I civili sono coinvolti in scontri armati, il numero delle vittime è notevole, dallo scorso 15 aprile, giorno in cui ha avuto inizio la crisi conclamata. Molti sono scappati, oggi manca all’appello almeno la metà dei suoi abitanti. La mancanza di cibo, acqua, corrente elettrica e dei servizi di base, causati dai continui combattimenti e bombardamenti indiscriminati.
Lo scorso luglio, la Corte Penale Internazionale ha aperto un’indagine sui crimini commessi in Darfur, dove continua la pulizia etnica su grande scala da parte dei paramilitari della Rapid Support Force,
Il Darfur è completamente isolato dal mondo, e stando ai dati ufficiali, dall’inizio della guerra sarebbero morte circa ottomila persone, ma è un dato impossibile da verificare, e per altro purtroppo in continuo aumento. Tanti ospedali sono ormai chiusi, altri lavorano sotto regime, per mancanza di personale sanitario, medicinali e altro.
Oltre un milione di sudanesi avrebbero cercato protezione nei Paesi limitrofi, tra cui i poverissimi e afflitti anch’essi da enormi problemi interni, come Chad, Repubblica Centrafricana e Sud Sudan. Quasi la metà della popolazione sudanese necessita di aiuti umanitari, mentre sono oltre 3 milioni i bambini sotto i cinque anni affetti da malnutrizione acuta. Oltre 650mila in forma grave.
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