Roberto Roggero - Sono i primi a subire le conseguenze di una situazione di instabilità, le prime vittime direttamente coinvolte. In Sudan purtroppo è stato calcolata la triste media di sette bambini che ogni ora muoiono o rimangono feriti nei combattimenti fra esercito nazionale e paramilitari ribelli della Rapid Support Force che hanno rifiutato la smobilitazione e si sono rivoltati contro il governo ufficialmente riconosciuto. I rapporti dell’Unicef sono preoccupanti: dal 15 aprile, inizio degli scontri, al 25 aprile, almeno 200 bambini hanno perso la vita e più di 1.700 sono rimasti feriti.
È importante notare che queste segnalazioni riguardano solo quelli che sono entrati in contatto con una struttura medica. Quindi, com’è immaginabile, queste cifre sono da considerare una stima al ribasso perché la realtà è molto peggiore. Non si hanno al momento informazioni dettagliate, ma si tratta di dati provenienti dai punti caldi del conflitto di Khartoum e del Darfur.
Sebbene questi rapporti riguardino solo i primi 11 giorni del conflitto, i bambini vivono da tre settimane in Sudan in mezzo a violenze terrificanti. I luoghi in cui dovrebbero semplicemente essere al sicuro (case, scuole e ospedali) sono stati ripetutamente attaccati e continuano ad esserlo. Più volte l’UNICEF e i suoi partner hanno chiesto alle parti in conflitto di fermare tutti gli attacchi ai centri sanitari, alle scuole e ai sistemi idrici e igienici su cui i bambini fanno affidamento. Gli attacchi continuano a ripetersi.
Il portavoce dell’Unicef, James Elder, a margine di una riunione di emergenza a Givevra, ha dichiarto: “Anche gli operatori umanitari sono stati attaccati, mentre le strutture, i veicoli e le forniture umanitarie (comprese quelle dell’UNICEF) sono state saccheggiate o distrutte. Tutti questi attacchi minano la nostra capacità di raggiungere i bambini in tutto il Paese con servizi sanitari, nutrizionali, idrici e igienici salvavita. Ancora una volta, ci uniamo a tanti altri nel sottolineare quanto sia cruciale che tutte le parti in conflitto aderiscano al diritto internazionale: per adempiere ai loro obblighi di protezione dei bambini e per garantire che gli attori umanitari possano operare in sicurezza sul terreno per sostenere i civili in difficoltà”.
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