Assadakah News - Il capo del gruppo umanitario Medici Senza Frontiere (MSF) ha affermato oggi che "quasi una persona su tre ricoverata per ferite legate alla guerra" in Sudan "sono donne o bambini sotto i 10 anni".
Gli ospedali sostenuti da MSF - le uniche strutture sanitarie operative in gran parte del Paese devastato dalla guerra - sono stati oggetto di ripetuti attacchi, ha detto il presidente internazionale di MSF Christos Christou a Port Sudan.
A quindici mesi dall’inizio delle ostilità, il Sudan sta affrontando una crisi alimentare senza precedenti nella storia del paese. L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao), il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef) e il Programma alimentare mondiale del Palazzo di vetro (Wfp) denunciano il rapido deterioramento delle condizioni di vita della popolazione, soprattutto dei bambini, per l’insicurezza alimentare, creata dalla guerra civile, la terza ormai, che devasta il paese dal 15 aprile dello scorso anno.Le agenzie internazionali si sono mobilitate per fornire una risposta umanitaria al Paese e agli Stati confinanti, dove oltre 2,5 milioni di sfollati hanno cercato rifugio.
Oggi 25,6 milioni di persone hanno raggiunto i livelli più alti di fame, rileva l’Integrated Food Security Phase Classification (Ipc). Per quasi la metà della popolazione sudanese martoriata dalla guerra, ogni singolo giorno è una lotta per la sopravvivenza. A differenza del conflitto del Darfur e del genocidio di vent’anni fa, la crisi attuale ha fagocitato l’intero paese, con la popolazione allo stremo e senza viveri nella capitale Khartoum e nello Stato centrale di Gezira, un tempo granaio del Sudan.
La stampa nazionale e internazionale ha riportato solo marginalmente i brutali fatti che hanno travolto nell’ultimo anno anche altre città, come Wad Madani, White Nile, il Kordofan e negli ultimi giorni la situazione è precipitata nella città di El Fasher», riferisce Giulia Dal Cin, la Desk officer di OVCI, la ong italiana che dal 1982 si occupa di progetti di sviluppo e riabilitazione in Africa, Asia e America Latina.
La guerra ha causato la morte di 30mila persone, secondo l’Unione medica sudanese, e il conseguente sfollamento di altri 2,5 milioni, fuggite nei Paesi confinanti come Ciad, Sud Sudan, Etiopia, Egitto, Libia e Repubblica Centrafricana. Oltre ai rastrellamenti e ai bombardamenti a preoccupare, come dicevamo, è la mancanza di cibo.
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