top of page
rroggero5

Sudan - Dalla Russia armi pesanti per Dagalo

Assadakah News Agency - E’ un fatto provato che il gruppo paramilitare russo Wagner sostenga le Forze di Supporto Rapido del generale Mohammed Hamdan Dagalo, in Sudan. In questo contesto, il Gruppo Wagner avrebbe offerto alle RSF sistemi missilistici anti-aerei portatili Manpads di cui già dispone nella Repubblica Centrafricana, dove è attivo da diversi anni. Dagalo avrebbe respinto temendo di rendersi nemici gli Stati Uniti, che sono particolarmente preoccupati dalla possibilità che la Russia sia sempre più coinvolta nel conflitto. Stando alla fonte del Pentagono, invece, le informazioni raccolte dall’intelligence USA indicano che Dagalo starebbe considerando l’offerta, per essere in grado di contrastare le iniziative delle forze armate sudanesi del generale Abdel Fattah al Burhan, che stanno rastrellando il territorio nazionale.

Al momento le RSF controllano alcuni aeroporti, da dove sono anche stati fatti tentativi di ripristinare un collegamento diretto con la Libia, mentre il Gruppo Wagner presidia alcune basi ma soprattutto alcune importanti miniere d’oro nel Darfur.

Il fratello di Dagalo, Abdul Rahim, numero due delle RSF, dirige la società Al Junaid (o Al Gunade), coinvolta nell’estrazione e nel commercio dell’oro in Sudan. È in questo business che si intrecciano gli interessi di Dagalo e della Wagner, che negli anni si è assicurata il diritto di estrarre oro sudanese ed esportarlo in Russia. L’ingerenza della Russia nell’oro del Sudan è iniziata nel 2014, dopo il varo delle sanzioni occidentali contro Mosca in risposta all’invasione della Crimea. Le spedizioni di oro si sono rivelate un modo efficace per accumulare e trasferire ricchezza, rafforzando le casse statali russe ed eludendo i sistemi di monitoraggio finanziario internazionale.

Il legame ormai consolidato tra Dagalo e la Wagner è finito sotto la lente dell’intelligence degli Stati Uniti, che sperano di far pendere l’equilibrio di potere tra il capo della giunta militare al Burhan e il generale Hemeti in favore del primo. Negli ultimi mesi il capo dell’intelligence militare sudanese Mohamed Ali Ahmed Subir, fedele ad al Burhan, si è recato a Washington, dove ha incontrato alti esponenti dell’amministrazione di Joe Biden, sia del dipartimento di Stato che della CIA.

All’inizio di dicembre, Hemeti ha annunciato di aver chiuso il confine del Sudan con la Repubblica Centrafricana, ufficialmente per evitare che gli scontri tra le forze lealiste di Bangui e i gruppi ribelli si estendessero al Sudan. In realtà, riferiscono le fonti, la decisione risponderebbe ad un accordo informale con Bangui, il cui presidente Faustin-Archange Touadera è un alleato di ferro di Vladimir Putin, per consentire alle RSF di intervenire nelle tre prefetture settentrionali del Paese.

Comments


bottom of page