(Agenzia Nova) - La Conferenza delle forze politiche e civili sudanesi, organizzata in Egitto, ha concluso oggi i lavori sotto il tema "Insieme per fermare la guerra in Sudan". Nella dichiarazione finale, i partecipanti hanno invitato la comunità internazionale a adempiere ai propri doveri verso il popolo sudanese e hanno enfatizzato l'importanza di mantenere l'unità del Sudan, descrivendo la crisi nel Paese come una delle più gravi al mondo e richiedendo assistenza urgente.
Durante la conferenza, si è discusso di superare gli orrori della guerra per favorire una riconciliazione globale e un immediato cessate il fuoco, condannando tutte le violazioni commesse. Oltre alle principali forze politiche e civili del Sudan, hanno preso parte ai lavori anche diversi attori regionali e internazionali, con l'obiettivo di raggiungere un consenso tra le varie forze politiche civili del Sudan su come stabilire una pace durevole attraverso un dialogo nazionale basato su una visione interna sudanese. Il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi ha accolto la delegazione sudanese alla conferenza, sottolineando l'impegno dell'Egitto nel gestire le conseguenze della crisi sudanese a tutti i livelli. Al Sisi ha ribadito l'importanza che ogni fase di transizione politica in Sudan coinvolga tutte le parti, nel rispetto degli interessi nazionali del Sudan e con il motto "Sudan First" come motore di tutti gli sforzi nazionali. Infine, Al Sisi ha sottolineato l'importanza che qualsiasi processo politico credibile rispetti i principi di sovranità, unità e integrità territoriale del Sudan, preservando lo Stato e le sue istituzioni.
Dall'inizio dei combattimenti a Khartum, il 15 aprile del 2023, la guerra che vede opporsi il capo delle Forze armate sudanesi (Saf) Abdel Fattah al Burhan e il suo ex alleato Mohamed Hamdan "Hemeti" Dagalo - a capo delle milizie delle Forze di supporto rapido (Rsf) - si è progressivamente allargata, inglobando altri Stati e spingendo all'intervento anche i gruppi armati del Darfur. Secondo le stime Onu, 14 mesi di combattimenti hanno ucciso più di 14 mila persone e ne hanno ferite altre 33 mila, sebbene gli attivisti per i diritti umani sostengano che il bilancio potrebbe essere molto più alto. Ci sono state diffuse segnalazioni di violenza sessuale dilagante e altre atrocità che, secondo i gruppi per i diritti, equivalgono a crimini di guerra e crimini contro l'umanità. Il conflitto ha creato la più grande crisi di sfollati del mondo, con oltre 11 milioni di persone costrette ad abbandonare le proprie case. Un rapporto del Clingendael Institute, pubblicato a maggio, afferma che circa 2,5 milioni di persone in Sudan potrebbero morire di fame entro la fine di settembre, con circa il 15 per cento della popolazione nelle regioni del Darfur e del Kordofan che probabilmente sarà colpita.
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